[der Zweifel] Indiana Jones 5: ma si farà davvero?

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Steven Spielberg durante la premiazione ai David di Donatello 2018

Stando alle ultime fonti recenti, rilasciate dallo sceneggiatore David Koepp -già collaboratore assieme a Spielberg del quarto episodio “Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo“- la lavorazione del film è già in atto e molto probabilmente uscirà nelle sale cinematografiche Americane nel 2020. Lo stesso Steven Spielberg, da pochissimi giorni premiato con il David di Donatello alla carriera, conferma le parole di Koepp aggiungendo anche che il quinto capitolo della saga sull’archeologo più famoso del cinema sarà diretto prima del rifacimento di “A West Side Story“, al quale Spielberg sta lavorando.

 

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Ma riuscirà ad essere meglio del quarto? Molti se lo domandano con grande attesa e frenetica voglia di saperne di più. Harrison Ford, che puntualmente non smentisce ed è contento di vestire ancora una volta i panni del grande Indy, fa parte ormai di un patto quasi indissolubile con i due giganti di Hollywood; rispettivamente Spielberg e George Lucas, grande amico del regista nonché produttore esecutivo di tutti e quattro gli episodi precedenti. Un patto eterno che, stando a queste ultime informazioni, non cessa di esistere. Se non si fermeranno nemmeno dopo questo, bisognerà abbatterli.

jonesEppure la contentezza e l’allegria sono già nell’aria. Personalmente, come grande fan del personaggio, mi aggrego alla gioia che questa notizia ha subito creato. Si potrebbe perfino parlar bene di quello precedente. Mentre per alcuni, “Il Regno del Teschio di Cristallo” era stata sin da subito una delusione abissale, nella mia mente, e nella mia personalissima idea di avventura, la storia di Indiana contro i russi non dispiacque affatto. C’è chi disse che il film non rispecchiava la grande immaginazione e la stupenda regia di Spielberg. A distanza di dieci anni posso dire che rispecchiava invece quel palpitante ritmo avventuriero che ritroviamo nei primi; quando Ford non faceva ancora uso degli stuntman. Se, per il problema della regia, il quarto capitolo poteva scadere -e nemmeno di troppo-, per quanto riguarda l’immaginazione spielberg-iana quella non era cambiata neanche allora. Non esiste un’immaginazione migliore di un’altra. Non esiste un’immaginazione scadente. L’immaginazione è personale, se non piace a tutti, non ci si può fare niente.

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A dire la verità, un po’ di timore può nascere dopo una notizia così. Come accadde prima dell’uscita di Blade Runner 2049 diretto da Denis Villeneuve, anche ora, ripensandoci meglio, dico che un ennesimo remake è sempre evitabile. Ma se questo proprio non si può avere, ci aggrapperemo ancora una volta alla maestria del regista e al suo modo fanciullesco di vedere il mondo. Se non sarà un successo, almeno ci saremo divertiti per due orette senza tanti rancori e pensieri.

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Harrison Ford in “Blade Runner 2049”

Sempre secondo Koepp, non sarà una storia incentrata su padre e figlio. Pare che Indy Junior (Shia Labeouf) dovrà farsi da parte. Scenderanno in campo, probabilmente, personaggi del vecchio mondo di Indiana Jones; o meglio quelli che ancora sono vivi -gli unici attori ancora rimasti- a parte Sean Connery. Anche se non credo possibile un ritorno dello scozzese Bond nei panni del padre, data l’ormai venerabile età. Anche John Williams, sulla soglia degli ottantasei anni, ha accettato di partecipare. Più che un film sembra un nuovo reparto di geriatria.

Lo dico scherzando, augurandomi di vederlo presto nelle sale più ruggente che mai.