[der Zweifel] Olaf, quel dannato pupazzo di neve

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Da grande appassionato dei film Disney non potevo non andare a vedere l’ultimo film della grande casa di produzione americana: Coco.

Che dire?! Un fantastico tuffo in una realtà, come quella messicana, che mescola antichi miti neocolombiani con un cattolicesimo magico. Le suggestioni sono molte e le canzoni di questo altro grande film non possono lasciare indifferenti.

Come sempre però, c’è un ma.

Infatti prima del film sul piccolo musicista che oltrepassa l’Acheronte e affronta il suo personale viaggio di formazione è stato piazzato un corto. Corto per modo di dire. Ben 22 minuti per promuovere il sequel di Frozen. Scordatevi il lirico Paperman o l’ironia di Pennuti spennati, c’è la musicalità un po’ melensa di Frozen – Le avventure di Olaf.

Non avevo mai visto Frozen prima e non ero cosciente della lunghezza del corto quindi ero anche curioso. Errore madornale.

Elsa Anna, in occasione del Natale, organizzano un grande banchetto al quale invitano tutta la popolazione del regno. Ma una volta dato il via alle celebrazioni tutte le famiglie ritornano nelle proprie case per festeggiare le festività secondo le proprie tradizioni. Ma a palazzo non ci sono tradizioni natalizie! (e io non capivo perché, ma giustamente non avevo visto il prequel) Tragedia! Lacrime e lacrime in quantità. Così il piccolo pupazzo di neve del palazzo, tale Olaf del titolo, per riportare l’atmosfera natalizia decide di imbarcarsi in un viaggio lungo tutta la Norvegia (siamo in Norvegia da quanto ho capito) per apprendere qualche bella tradizione natalizia da riproporre a casa. Ovviamente tutto è bene quel che finisce bene. Olaf recuperare le tradizioni, però dato che non capisce molto si perde nei boschi e viene recuperato solamente grazie all’unico personaggio con un’intelligenza media nella storia: il suo compagno di viaggio, la renna Sven.

Anche Elsa e Anna sembrano sveglie ma si lasciano andare troppo ai sentimentalismi. In fondo basta avere vicino le persone alle quali vogliamo bene per essere felici (quanto sono Disney eh?!).

Il problema è che questo corto è troppo lungo. E scusatemi l’ossimoro ma non sono il solo a pensarla così. Negli Stati Uniti per le proteste del pubblico è stato depennato dei programmi. E si poteva andare a vedere Coco senza diventare locos e farsi prendere dall’odio verso i freddi popoli scandinavi.

E se nemmeno alle proiezioni del film in lingua originale se ne esce (mettete anche il corto i v.o. no?!) l’unica cosa che rimane da fare è mettersi l’anima in pace.

Alla fine è solo un corto!