[der Zweifel] Terry Gilliam, il degno erede di Miguel de Cervantes

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 El Ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, romanzo conosciuto dai più come Don Chisciotte, viene pubblicato nel 1605 da Miguel de Cervantes.
Il romanzo su questo hidalgo divenuto folle per aver letto troppi romanzi di cavalleria e che decide quindi di iniziare a viaggiare per la Spagna in cerca di avventure per dimostrarsi un valido pretendente alla sua Dulcinea ha un successo straordinario. Così straordinario che nel 1614 un tale Alonso Fernandes ne scrive una continuazione. Cervantes, inorridito dallo scempio fatto alla sua opera, poiché non si poteva al tempo procedere per vie legali -il copyright è un’invenzione più tarda- decide di scrivere lui stesso una nuova continuazione. Dieci anni dopo la prima parte viene quindi pubblicata la seconda parte delle avventure del cavaliere della Mancha.
Il più celebre scrittore spagnolo di tutti i tempi marchia nella seconda parte la sua proprietà intellettuale in maniera definitiva: fa dire allo stesso cavaliere che quanto scritto da Alonso Fernandes è tutta una grande falsità e fa morire il suo personaggio così da mettere per sempre la parola fine ad ulteriori speculazioni.
L’unico modo per accostarsi all’opera cervantina diventa così l’adattamento, rendendo i sequel esercizi di stile di bassa lega.
A fare un adattamento di questo capolavoro della letteratura mondiale è Terry Gilliam, regista di film come Brazil, L’esercito delle 12 scimmie e Paura e delirio a Las Vegas, che ci ha provato per tantissimi anni.
The Man Who Killed Don Quixote viene presentato al Festival di Cannes 2018 dopo una produzione lunga più di vent’anni e disseminata di ostacoli. Il risultato è una stupenda rivisitazione del romanzo di Miguel de Cervantes capace di restituirne le tematiche e le follie.

Il film di Gilliam è ambientato nella Spagna dei nostri giorni, una Spagna sicuramente diversa da quella attraversata dal celebre cavaliere errante, ma disseminata comunque di ottimi spunti per nobili gesta di cavalleria e soprattutto di mulini a vento. Non ci sono biblioteche piene di romanzi di cavalleria, ma sceneggiature e dvd di vecchi film. Non c’è più Sancho Panza ma un regista di spot pubblicitari interpretato da Adam Driver. È la stessa storia, ma declinata in maniera completamente differente. È la magia di Terry.
Ma il lavoro più interessante Gilliam lo fa nel recupero delle tematiche tipiche del donchisciottesco. La follia è l’ambito più indagato da entrambi gli autori, e il regista americano non disdegna di lasciarsi fortemente ispirare dallo scrittore spagnolo nella rappresentazione della realtà del personaggio interpretato da Jonathan Price. Sono molte le scene tratte in ogni dettaglio dal romanzo. Non sono solo citazioni, ma veri e propri calchi che riflettono la cura e il rispetto che Gilliam ha verso la storia originale. È meraviglioso poter vedere sullo schermo scene di tale potenza visiva che per secoli milioni di lettori si sono solo potuti immaginare.
The Man Who Killed Don Quixote attinge a pieni mani dall’immaginario cervantino, riuscendo a trasporre la storia del picaro Don Chisciotte senza limitarsi ad un semplice lavoro di adattamento. Gilliam si lascia ispirare dell’originale senza lasciarsi guidare, creando un nuovo universo, folle e magico allo stesso tempo.
Se Miguel de Cervantes disprezzò Alonso Fernandes per aver ripreso la sua storia e averne fatto un sequel, non avrebbe di certo provato lo stesso per Terry Gilliam. Anzi, ne se sarebbe stato un fervido ammiratore.