[Esclusiva] Intervista a Sergio Gerasi, Autore di "Un Romantico a Milano"

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sergio gerasi

Durante la scorsa edizione dell’ARF, grazie a BAO Publishing, abbiamo avuto il piacere di intervistare Sergio Gerasi, autore della graphic novel “Un Romantico a Milano” pubblicata negli scorsi mesi.


Ciao Sergio, di recente è stato pubblicato per BAO Publishing “Un romantico a milano”, di cosa parla questa tua opera? Cosa ti ha ispirato nella sua realizzazione?

“Un romantico a Milano parla di ambizioni artistiche perse per strada, di come cerchiamo sempre quello che non abbiamo e di come poi il successo, una volta raggiunto, abbia dei risvolti poco immaginabili. Parla di Milano e del suo rapporto con l’arte, il tutto per bocca dei alcuni tra gli artisti più rappresentativi del ‘900 meneghino.”

Il titolo “Un Romantico a Milano” è anche quello di una canzone del 2005 dei Baustelle in cui, tra l’altro, vengono citati due personaggi storici milanesi che appaiono anche nel fumetto, quanto questa canzone ha influito sulla tua opera?

“La canzone di per se stessa non ha influito nella stesura della storia, però ti posso dire che un certo approccio alla musica baustelliano spero si possa ritrovare anche nel mio approccio al fumetto: il mio intento è infatti quello di fare un POP non scontato, a tratti difficile, comunque accessibile. Il mio editore tenta giornalmente di smussarmi, spero ci riesca, in effetti!”

In questo graphic novel sei sceneggiatore e disegnatore, quali sono le difficoltà che hai dovuto affrontare nel adempiere a entrambi i ruoli? Preferisci curare personalmente entrambi gli aspetti della produzione oppure ti trovi più a tuo agio a lavorare con degli sceneggiatori?

“Sono due lavori differenti. Il secondo che descrivi è il mio lavoro quotidiano da ormai 18 anni, il primo invece è il fuoco che brucia e che ti fa scrivere, suonare, correre. È un respiro vitale che penso farei comunque anche se nessuno volesse pubblicare i miei lavori autonomi. È una necessità.”

Qual è la differenza tra il lavorare ad un fumetto seriale come Mercurio Loi o Dylan Dog e lavorare su un graphic novel personale come “Un romantico a Milano” e il precedente “In inverno le mie mani sapevano di mandarino” pubblicati per BAO?

“La risposta a questa domanda è già in parte contenuta nella precedente. Per dirti qualcosa di più specifico dovrei parlare del tempo: la grande differenza, in ultimissima analisi, la fa il tempo. Sia quello materiale che utilizzo per fare un libro, che è decisamente più dilatato rispetto al tempo che impiego per disegnare un albo per Bonelli, sia il tempo del racconto: quando lo posso gestirlo personalmente cerco un andamento differente dei tempi di narrazione.”

Dal tuo primo volume su Lazarus Ledd a oggi il tuo stile è mutato molto, quali sono stati i fattori che ti hanno spinto a sperimentare e a cambiare la tua nota grafica?

“Francamente mi sembra di aver intrapreso cambi di stile ogni 3 o 4 albi/libri. Ultimamente lo stile ha avuto un cambiamento decisamente più esplicito, questo è dipeso da un avvicinamento maggiore a quanto succede nell’arte sequenziale francese. Penso comunque che per me il cambiamento è la natura stessa di questo lavoro, non riesco a concepire il disegno come un qualcosa di statico.”

Se puoi anticiparci qualcosa, quali sono i tuoi progetti futuri?

“Principalmente vorrei comprarmi una villa come quella di Gipi ma dato che mai riuscirò, temo, continuerò a fare fumetti. Sto lavorando molto e quasi esclusivamente per Bonelli, anche su nuovi progetti che riguardano Audace (la nuova etichetta Bonelli) – sto anche cercando di organizzare un gruppo segreto e clandestino di arte d’assalto, vedremo.”

Grazie mille del tuo tempo e in bocca al lupo per il futuro!

“Grazie a voi.”


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