Game of Thrones 8×06 – The Iron Throne | Recensione

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Game of Thrones

Si è conclusa finalmente la saga fantasy di Game of Thrones, ormai appuntamento fisso da 8 anni presso HBO, e purtroppo lo fa con un episodio per nulla appagante.

A causa della natura del finale di stagione, faremo spoiler su di esso, perciò non proseguite se non avete visto la puntata.

Approdo del Re è ora una landa quasi desolata dopo che Daenerys (Emilia Clarke) in preda alla pazzia ha dato fuoco alla Fortezza Rossa e a chiunque fosse nelle vicinanze di essa. Jon Snow (Kit Harington), Tyrion (Peter Dinklage) e Ser Davos Seaworth (Liam Cunningham) si muovono delusi ed amareggiati tra le rovine della città mentre tutti rispondono a loro modo al dipanarsi degli eventi. Dany ormai è convinta di essere la liberatrice degli oppressi e annuncerà a tutto il suo esercito, Dothraki compresi, che non è intenzionata a fermarsi e che ci sono molti popoli ancora da liberare. La situazione non può che ovviamente degenerare con Tyrion imprigionato per tradimento e Jon costretto nuovamente a rinunciare al suo amore per Dany, uccidendola dopo che la vena da tiranna di Daenerys, venuta definitivamente a galla con la battaglia di Approdo del Re, qui dimostra di essere pronta ad esplodere.

E’ sempre difficile riuscire a consegnare un finale appagante per tutti nel caso di prodotti iconici come GoT, basti pensare a serie come Lost: Game of Thrones non fa differenza, era impossibile accontentare tutti, ma sembrava anche impossibile deludere quasi tutti, eppure David Benioff e D. B. Weiss ce l’hanno fatta. L’episodio si dimostra ancora una volta ottimo dal punto di vista tecnico: la regia di GoT ed il comparto tecnico come fotografia e musiche sono uno dei motivi che fin dalla prima stagione hanno reso questa serie diversa da tutti gli altri prodotti fantasy che erano stati mandati in televisione, come Merlin, che già poteva vantare un budget leggermente più alto delle solite produzioni televisive. Eppure, proprio nella scrittura pecca completamente di pathos ed emozione: l’ultima puntata di una serie, quella che dovrebbe portare a conclusione le trame e farci salutare i personaggi che per anni abbiamo seguito, dovrebbe riuscire almeno a smuovere qualcosa nello spettatore, ma nemmeno in questo riesce, è un episodio che volge il proprio compito, dando più o meno a tutti il lieto fine con un retro gusto amaro e lascia invece certi spunti aperti, come se non fosse stato possibile dare un finale o come se per certi personaggi (solo uno in definitiva, Sansa) vi sia un finale completo e soddisfacente.

C’è qualcosa che si salva in questo finale? Si, sempre lui, Tyrion Lannister, interpretato da un perfetto Peter Dinklage, che non solo ha fatto suo il personaggio, ma dimostra di essere sempre uno dei migliori attori rimasti nella serie: ogni volta che apre bocca lo spettatore è rapito dall’unico personaggio, in tutta la serie, che seppur fallace, seppur caduto come altri, ha saputo mettere il suo fato nelle mani di altri pur di fare ammenda e raggiunge il punto di diventare l’effettivo unico personaggio completamente coerente della serie e che narrativamente ha raggiunto il proprio finale.

Otto anni di Game of Thrones in definitiva si concludono in un’ora e venti che tira le fila e da il contentino a tutti ma non riesce veramente a dare un senso di definitiva chiusura, che è quello che in definitiva dovrebbe fare un series finale.