House of X #1 – The House that Xavier Built di Jonathan Hickman e Pepe Larraz | Analisi

0
House of X

Dopo un battage pubblicitario non indifferente da parte della Marvel, e con un panel completamente dedicato alla sua visione degli X-Men, debutta House of X di Jonathan Hickman e Pepe Larraz, un vero e proprio kolossal Mutante.

Ci deve essere sempre una sorta di congiunzione cosmica con gli X-Men e il pubblico, quasi ciclica, arriva un tale momento in cui su carta smettono di funzionare sia per scelte poco accorte da parte degli editor o esigenze narrative, che portano il pubblico a perdere interesse e che costringe ad un massiccio ed imponente rilancio o cambio di rotta.

La situazione più estrema fu negli anni ’70 quando, dopo la cancellazione degli X-Men e numerose apparizioni in tutto il decennio, nessuna di successo, sembrava che i pupilli di Xavier fossero destinati all’oblio; poi arrivò lui, Chris Claremont, Giant Size X-Men #1 fu un successo, lanciò un super gruppo di carattere internazionale e che sarà la base da cui tutti gli adattamenti animati, filmici e non solo, prenderanno spunto. E ancora, agli inizi 2000 serviva un cambio di rotta e ci penserà Grant Morrison con New X-Men a portare gli ex pupilli di Charles Xavier nel mondo politico, definendo X-Corps e tanto altro come il progetto Arma XIII (Fantomex). Ora, a 19 anni da quel momento, gli X-Men avevano di nuovo bisogno di una voce imponente e con un’idea per poter tornare alla grande e così, dopo quasi un anno di preparazione che ha visto vari volti tornare dal mondo dei morti e non solo, come il Professor X, ora giovane e capace di camminare, Ciclope, Wolverine, Psylocke, e tanti altri. Dunque bando alle ciance ed iniziamo con House of X #1.


Umani del pianeta Terra mentre dormivate, il mondo è cambiato. (Professor X)

Così inizia il numero 1 di House of X, una dichiarazione potente che può avere tantissimi significati, primo fra tutti è una dichiarazione molto audace, che un Professor X mai avrebbe fatto prima di tutto quello che ha passato, ma che allo stesso tempo è indice di come i tempi cambino così velocemente che sembra che qualsiasi cambiamento, per quanto inaspettato, è sempre stato lì, ma noi eravamo troppi presi da qualsiasi altra cosa per accorgercene. Proprio da queste semplici parole, Hickman cambia già tutto, perché rivoluziona il sogno di Xavier facendolo rimanere immutato nel suo cuore.

A me, miei X-Men!

Questa era la frase che apriva X-Men #1 di Stan Lee e Jack Kirby, qui è sempre il Prof X a pronunciarla ma stavolta non da una sedia a rotelle, ma in piedi, più potente che mai, con un sogno che finalmente si sta avverando grazie non solo ad un piano, ma ad un oggettivo passo in avanti nell’evoluzione psicologica del personaggio, non più deciso a cambiare il mondo per far accettare i Mutanti, ma cambiandolo con loro e facendo così in modo che esso si possa adeguare al benessere che loro stessi possono generare. L’intera scena avviene in maniera straordinaria su Krakoa, un’altro simbolo degli X-Men, dove il gruppo è rinato ed ha abbracciato un nuovo status di eroi più popolari della Casa delle Idee.

Gli X-Men, per come li vediamo su questo primo numero della miniserie, non sono intenti a combattere, ma a far prosperare la vita e difenderla e, così come dal motivo che tanto tempo fa unì il nuovo gruppo, da Krakoa, nel mondo e poi nell’universo, i Mutanti stanno ridando la speranza un seme di vita alla volta.

Nei successivi momenti siamo portati a fare la conoscenza degli straordinari doni che Xavier ha portato all’umanità, tutto per permettere ai Mutanti di potersi conquistare giustamente il proprio posto nella mappa, non solamente più sociale, ma anche politica ed economica, uno step successivo ad X-Corps, la Nazione Mutante di Krakoa. Alla riunione con Magneto, che presenzierà in funzione di Xavier, troviamo vari politici, dal vario credo, tutti tentati dai doni, alcuni già decisi ad accettarli e altri ancora che, forse, entro la fine di quel fortuito incontro con l’ambasciatore Lensherr, saranno decisi non solo ad accettare, ma anche ad usare, legittimando così i Mutanti, non tanto diversamente da quanto avvenne dopo la Seconda Guerra Mondiale per Israele. Viene così subito creato il parallelismo politico con la storia reale e tangibile sia dal luogo dell’incontro che dall’ambasciatore scelto, Magneto.

Jean Grey inoltre torna al suo classico e più solare costume mentre la vediamo attraverso il cancello per Krakoa e, quando finalmente arrivano in paradiso sono accolti da Charles e Logan, due delle più vecchie conoscenze della ragazza, finalmente a casa, in un posto sicuro.

Ma l’influenza di Xavier non ha pensato solo alla terra, ha pensato anche allo spazio, da cui sono arrivate tante minacce che gli X-Men hanno dovuto affrontare come gli Shi’Ar, la Covata, La Fenice, il virus tecnorganico trasmesso da Warlock e non solo; Così facciamo la conoscenza della Orchis, una stazione orbitante, che ha non solo lo scopo di creare nuove forme di vita vegetale e cure, ma ha anche l’aspetto del più temibile nemico che la mente umana potesse concepire per sterminare i Mutanti, la testa di una Sentinella. La Orchis è infatti deputata a controllare l’effetto mutante e prevedere possibili futuri catastrofici. Scopriamo anche che le ricerche effettuate dai capi dell’organizzazione hanno definitivamente confutato la diffusione dell’Homo Sapiens Superior tanto che, secondo i calcoli, pare proprio che l’effetto Genosha, chiamato così impersonalmente (d’altronde pur sempre di genocidio stiamo parlando) non sia stato altro che un prolungare la vita degli esseri umani come Homo Sapiens di un altro decennio.

Quando finalmente vediamo effettivamente un po’ di azione tipica del fumetto supereroistico non arriva all’improvviso, ma è piuttosto un piccolo incidente, una cosa gestita in famiglia si può dire, e già da qui possiamo vedere come il ruolo degli X-Men nell’intera comunità supereroistica stia cambiando e abbia con sé quella che effettivamente per tutti sarà una vera Rivoluzione Mutante. Magneto la descrive meglio di qualsiasi altro personaggio, “Non c’è mai stata una guerra mutante, non abbiamo mai privato qualcuno della loro terra o reso una popolazione schiava.” In pratica sta affermando “Non prendeteci male, noi siamo il prossimo passo, invece di prenderci con la forza il vostro mondo, vi stiamo dando la possibilità di vivere nel nostro e di prosperare a costo di una piccola porzione solo per noi.”

Parole forti che ben si sposano con il personaggio di Magneto, ma che forse non tutti i fan degli X-Men manderanno giù se associate ad un progetto guidato da Charles Xavier, ma d’altronde tempi disperati richiedono misure disperate e gli X-Men ne hanno visti così tanti di tempi disperati che forse era anche il caso si prendessero il loro posto nel mondo, ora più che mai.

Si può dire che finalmente ci sia una visione per i Mutanti, qualcosa di forte che è destinato a plasmare la concezione e la rilevanza dei mutanti nel mondo Marvel per decenni, chissà, forse plasmerà anche l’arrivo nell’MCU, ma una cosa è certa, con questo primo numero di House of X gli X-Men non stanno più giocando, sono qui per restare!

Ho una nuova parola per voi: Krakoa. In futuro vedete di pronunciarla in maniera gentile e con propria deferenza. Perché noi ascolteremo. (Cit Magneto)