Il Ritorno di Mary Poppins – Un remake mascherato da sequel | Recensione

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Il ritorno di mary poppins

Il Ritorno di Mary Poppins è il sequel del famoso film Disney che, nell’ormai lontano 1964, conquistò grandi e piccini con incredibili effetti visivi, numeri musicali coinvolgenti e tanta, tanta fantasia. Facile incasellare questo nuovo film nel filone nostalgico che sta imperversando in ogni settore dell’intrattenimento, e che la “Casa di Topolino” ha dimostrato di saper sfruttare con sagacia, riproponendo rivisitazioni dei suoi grandi classici. Stavolta, però, l’operazione è in parte giustificata, dato che “Mary Poppins” attinge da una saga letteraria che conta un discreto numero di romanzi. E’ strano, anzi, notare come la Disney abbia atteso così tanto per proseguire le avventure della “tata volante” sul grande schermo.

Ne è valsa la pena? Se quello che si cerca è un film natalizio pieno di buoni sentimenti, da guardare con lo stomaco pieno di panettone e la palpebra calante, decisamente sì. Molti spettatori torneranno bambini, ma dovranno lavarsi i denti dopo la visione per evitare le carie dovute all’eccessiva zuccherosità. Senza dubbio, lo sforzo produttivo è notevole. Il cast è decisamente all’altezza, e alcune interpretazioni sopra le righe non stonano nel contesto volutamente bizzarro della narrazione. Emily Blunt riesce nell’ardua impresa di non far rimpiangere Julie Andrews, proponendo una “nuova” Mary Poppins che, a tratti, sembra più genuinamente divertita da ciò che le succede rispetto alla sua antesignana. Va peggio a Lin-Manuel Miranda, che, pur impegnandosi molto, non riesce a tenere il passo dello spazzacamino di Dick Van Dyke. Così come non riescono a tenere il passo le coreografie e le canzoni. Se è difficile giudicare quest’ultime al primo ascolto, specie confrontandole con brani ormai entrati nell’immaginario collettivo, è evidente che l’energia profusa dai ballerini ne “Il Ritorno di Mary Poppins”, seppur encomiabile, non sia all’altezza di ciò che abbiamo visto in passato.

Deludono, poi, gli effetti visivi. Il primo film vinse un meritatissimo Premio Oscar per i “migliori effetti speciali”, stupendo il pubblico con vere e proprie innovazioni tecniche quasi impensabili per quegli anni. Forse è ingiusto pretendere che questo sequel possa sbalordirci, abituati come siamo all’utilizzo della CGI in qualsiasi tipo di blockbuster, ma al contempo è inevitabile restare parzialmente delusi dinanzi a una qualità visiva davvero discontinua. Dall’assoluto splendore dell’animazione 2D integrata con gli attori in carne ed ossa, artificio che comunque non colpisce come in passato, si passa a scene che fanno sospettare che l’utilizzo di una computer grafica grossolana sia stato intenzionale. Il dubbio però rimane, e lascia con l’amaro in bocca. I confronti con il primo film sono, del resto, inevitabili, perché “Il Ritorno di Mary Poppins” non ha un’identità propria. Più che un sequel, è un remake camuffato. Tutte le situazioni che hanno reso celebre la pellicola con Julie Andrews vengono riproposte pedissequamente, con qualche leggerissima variazione sul tema. Anche il ritmo narrativo sembra essere rimasto fermo agli anni ’60, con una lentezza anacronistica che fa nascere più di uno sbadiglio. La durata di 130 minuti è poi completamente ingiustificata, e decisamente eccessiva per la portata della storia raccontata. La sensazione di stare mangiando una minestra riscaldata vecchia di decenni, senza neppure un nuovo ingrediente che ne ravvivi il sapore, è fortissima.

In realtà, nell’intreccio è presente qualche nuovo elemento, che però svilisce involontariamente il messaggio di fondo e l’intento pedagogico del personaggio di Mary Poppins. Basti pensare che la famiglia protagonista appare già affiatata ad inizio pellicola: il padre è amorevole e premuroso, i bambini sono decisamente maturi per la loro età e ricambiano l’affetto del genitore. Le tensioni che si creano nel loro rapporto non sono dovuti a una routine quotidiana asfissiante, ma ad eventi straordinari pilotati da quello che, a tutti gli effetti, è il cattivo del film. Gli insegnamenti morali della magica tata ricadono così in secondo piano dinanzi ai problemi di stampo burocratico che attanagliano la famiglia, mentre la presenza di Mary diventa sempre più evanescente, fino a raggiungere i confini dell’inutilità. Stessa sorte tocca ad una sottotrama romantica piazzata a casaccio, e che non incide minimamente sullo sviluppo psicologico dei due personaggi coinvolti. Anche il periodo storico scelto per collocare la vicenda, quello della Grande Depressione, è a dir poco impalpabile, ed è paradossale notare come il primo film fosse molto più concreto e cinico nel mostrare le condizioni di vita della povera gente. Purtroppo l’impegno profuso dal cast non basta a valorizzare una sceneggiatura pigra, e che non rischia mai.

In definitiva, Il Ritorno di Mary Poppins è un film che punta forte sul “fattore nostalgia”, sperando che sia sufficiente a far passare in secondo piano tutti i difetti di un’operazione confezionata a tavolino e che sfigura rispetto all’illustre precedessore, con cui cerca un confronto continuo e ingiustificato.


Di seguito potete visionare la video recensione de “Il Ritorno di Mary Poppins”:

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