Quando è arrivato nelle sale dei cinema di tutto il mondo nel 2015, Inside Out fu una sorta di fulmine a ciel sereno: il nuovo modo di rappresentare le emozioni ideato e studiato da Disney/Pixar colpì tutto il pubblico, e i personaggi di Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto diventarono immediatamente iconici e forti nell’immaginario collettivo. Probabilmente proprio per questo motivo Meg LeFauve, sceneggiatrice del primo e del secondo capitolo, con Inside Out 2 ha deciso espandere il cast di personaggi dentro la testa di Riley, dando vita a un nuovo viaggio all’insegna della crescita e della maturità.
Riley ha 13 anni, sta per iniziare il liceo e sogna di entrare nella squadra di hockey della scuola. Con lei ci sono sempre Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura, le sue emozioni che la accompagnano di giorno in giorno, crescendo assieme a lei. Una notte, all’improvviso, nel quartier generale delle suona un allarme: la pubertà arriva per Riley e alla console si presentano nuove emozioni: Noia, Invidia, Imbarazzo e Ansia, che cerca di spodestare Gioia e accompagnare a modo suo Riley nell’adoloscenza.
Inside Out 2 è un film bellissimo. Disney e Pixar, dopo un primo capitolo che aveva convinto la stragrande maggioranza del pubblico ma non la sua totalità, con questo sequel fanno totalmente centro, confezionando un film che sostanzialmente funziona in ogni sua parte. A partire da Riley, protagonista vera della pellicola che questa volta è alle prese con l’adolescenza e la pubertà. Il film è molto intelligente nel trattare con la giusta delicatezza – che può essere profondità o leggerezza, a seconda del momento – i cliché e le situazioni più simboliche di questo periodo della crescita, dal rapporto con i genitori a quello con gli amici, passando per la scoperta di sé e i dubbi sul proprio futuro.
In nessun momento, infatti, Inside Out 2 cala di intensità e ritmo e nemmeno capita mai che la pellicola vada a raccontare qualcosa di superfluo o che non interessi al pubblico. Pubblico che viene trattato esattamente nella stessa maniera del primo capitolo grazie ai molteplici livelli di lettura, che rendono il film interessante per qualsiasi età: i più piccoli affronteranno con Riley e le emozioni un vero e proprio viaggio di scoperta, mentre per quella fetta più adulta sarà possibile ritrovarsi in maniera quasi nostalgica (termine decisamente non scelto a caso) e riflettere su ciò che è stato, avendo quasi la possibilità di rivivere quelle situazioni del passato ma con occhi più maturi.
Tutto questo è possibile grazie allo splendido lavoro fatto in fase di sceneggiatura da Meg LeFauve, che riparte esattamente da dove il primo film finiva: Gioia, Tristezza e tutte le altre emozioni lavorano in sinergia nel quartier generale per fare il bene di Riley, che con la crescita ha anche sviluppato convinzioni e consapevolezza di sé. L’arrivo di Ansia e del resto del nuovo gruppo, porta non poco scompiglio e questo, nei fatti, si traduce nel classico disordine tipico della pubertà. Il film è abilissimo nel raccontare questa fase della vita della sua giovanissima protagonista e quando (la) Ansia prende il sopravvento Disney e Pixar dimostrano di saper ancora trattare nel migliore dei modi tematiche importanti, toccando le corde giuste degli spettatori, come in realtà non succedeva da tempo.
Per certi versi, Inside Out 2 ricorda per tematiche e per comportamenti dei suoi protagonisti, quello che Pixar ha cercato di fare con Toy Story 3, a oggi uno dei capolavori dello studio d’animazione. Per i più appassionati, infatti, non sarà difficile trovare un filo rosso che lega le azioni di Gioia a quelle di Woody nel terzo capitolo del franchise dedicato ai giocattoli. E chissà che Inside Out non possa diventare, con tutte le differenze del caso ovviamente, il Toy Story della nuova generazione di pubblico. Sta solo a Disney, eventualmente, trovare un modo per continuare a sviluppare in maniera interessante la storia.
Anche perché, dal punto di vista visivo, la pellicola è il solito spettacolo per gli occhi. Ma se non stupisce più l’abilità tecnica di Pixar nel portare su schermo elementi stupendi da vedere, ciò che impressiona ancora oggi, a 45 anni dall’apertura degli Studios, è la capacità creativa degli addetti ai lavori di dipingere mondi e di trovare idee con un impatto visivo semplicemente pauroso e tremendamente stupendo. Ogni ambiente di Inside Out 2 è una meraviglia, dall’estetica alle forme, passando per le palette colori. Stesso discorso si può fare per i personaggi: Ansia, Imbarazzo, Noia (chiamata nel film Ennui) e Invidia sono modellati in modo tale da restituire subito le sensazioni proprie del loro nome. E anche Riley è rappresentata come una vera ma semplice adolescente. Cosa seriamente non scontata.
Infine, un piccolo applauso alla scelta di inserire un paio di personaggi animati con tecniche diverse: in 2D e in 3D low-poly. Non si dirà niente di più per non fare spoiler, perché saranno delle vere chicche per gli occhi, senza contare il grandissimo tasso di auto-ironia (finalmente) di Disney in queste determinate scene.
Inside Out 2 è un grandissimo sì. Il film di Kelsey Mann abbraccia a piene mani ciò che è stato il primo capitolo e lo porta su un livello tutto nuovo, assolutamente coinvolgente, emozionante e a tratti – specialmente nel finale – decisamente commovente. I nuovi personaggi, scelti per introdurre i concetti di adolescenza e pubertà, funzionano a meraviglia, da soli e in combinazione con le emozioni che il pubblico aveva già avuto modo di conoscere nel primo film. La storia, per quanto semplice e quasi banale, è la scelta migliore per dipingere uno slice of life adolescenziale che fa assolutamente il suo dovere: raccontare una scoperta per i più piccoli e far rivivere il proprio passato, con un sorriso di nostalgia, ai più grandi. Visto poi l’incredibile impatto visivo, Inside Out 2 è film da vedere al cinema, di corsa.
Inside Out 2 è al cinema dal 19 giugno. Di seguito, il trailer ufficiale italiano del film: