Tra gli ospiti Bao Publishing della scorsa edizione di Lucca Comics and Games, c’era anche il francese Bertand Gatignol, autore di una delle uscite più interessanti dello scorso anno: Gli Orchi Dei – Piccolo, primo capitolo di una saga gotica molto grottesca. Ospitati allo stand dell’editore, abbiamo incontrato Bertrand e chiacchierato con lui del futuro della sua splendida saga.
Ciao Bertrand! Benvenuto a Lucca, come va?
Molto bene!
Non è la prima volta che vieni a Lucca o sbaglio?
Sì, è la prima volta che vengo qui.
Dopo Napoli Comicon, sei tornato grazie a Bao Publishing per promuovere il primo capitolo de Gli Orchi-Dei, che considero una delle migliori letture di quest’anno. Ti andrebbe di parlarcene, soprattutto con chi non lo ha ancora letto?
Grazie mille! Parlarne è molto difficile in realtà. Si tratta di un libro fantasy, ma che parla di problemi di relazioni sociali fra un padre e un figlio, ma anche di una famiglia intera. È quindi una storia molto simbolica ed estremizzata per parlare di questo tipo di problemi, le difficoltà che ci sono fra i figli e i genitori.

Quindi il contesto gotico medievale altro non è che un pretesto.
Esattamente, è tutto simbolico per rappresentare questo punto di vista culturale e familiare di un’altra realtà.
La storia è stata scritta da Hubert, dunque come vi siete conosciuti e come avete deciso di raccontare questa storia?
L’idea è stata di Hubert, me l’ha proposta una sera nel nostro atelier. Stava riflettendo su dei problemi familiari, e da questi è nata al nostra storia.
Quindi eravate già amici?
Ci conoscevamo da un po’, era arrivato in studio da poco, ma abbiamo subito legato.
La storia ha una struttura particolare, procedendo passo dopo passo nel presentare i diversi aspetti di questa società, ciascuno dei quali viene raccontato in ogni volume, giusto?
Esattamente, è un nuovo universo, e ne vogliamo raccontare ogni sfaccettatura. Nel primo capitolo, abbiamo presentato la nobiltà, l’aristocrazia dominante. In quello seguente, vedremo altri dominatori, ma che sono allo stesso tempo dominati, mentre nel terzo ci troveremo fra il popolo.
La storia di Piccolo si divide fra la violenza della sua famiglia e la delicatezza dell’adolescenza. Come avete equilibrato questa dualità?
Piccolo si trova diviso fra due mondi, tra cui però non può scegliere perché non puoi fisicamente stare nel mondo dei giganti e in quello degli uomini. La storia parla proprio di come trovare un proprio posto nel mondo, delle aspettative che gli altri hanno nei nostri confronti, di come trovare se stessi insomma.

Questo aspetto si riflette anche nella parte artistica, quello di cui ti sei occupato tu nel fumetto. Perché secondo te è importante ed efficace mostrare violenza anche graficamente?
Mostrare la brutalità in questo caso è stato un modo per raccontare la “violenza” interiore che si ha nell’età dell’adolescenza, perché è un sentimento puro, organico, viscerale. In quel periodo della vita siamo posseduti da delle pulsioni che non riusciamo a comprendere e a controllare. Ed ecco che la violenza diventa un mezzo per rappresentare queste sensazioni, per spiegarle o riportarle alla memoria del lettore.
Quindi si tratta ancora una volta di un pretesto.
Esatto. Mostrare la violenza giusto per mostrarla non è nel mio interesse.
Come mi dicevi, in questo libro ci sono anche delle esperienze personali che tu e Hubert avete vissuto.
Sì, è praticamente tutto nato dall’esperienza che Hubert ha vissuto. Non parlerò per lui ovviamente. Ha voluto riscrivere questa sua esperienza in maniera universale, in cui ho ritrovato in qualche modo la mia adolescenza, e ne ho utilizzato l’energia per lavorare. È una domanda che dovresti fare anche a Hubert.

Un altro elemento che ho adorato del libro è che non seguiamo solo la storia di Piccolo, ma ci vengono anche raccontate le vite degli antenati e dei parenti della sua famiglia, cosa che contribuisce ad espandere ancora di più il mondo de Gli Orchi-Dei. È un progetto che avete già definito o è qualcosa in divenire?
Senza leggere i vari racconti delle loro vite, non riesci a capire quanto pesi la responsabilità della sua famiglia sulle spalle di Piccolo. Abbiamo utilizzato questo metodo narrativo per i prossimi due volumi, così da completare tutta la storia, ma è un universo che si crea di capitolo in capitolo.
Ci sono pagine dove hai ritratto dei vestiti e dei saloni a dir poco mozzafiato: hai fatto un qualche tipo di ricerca per realizzarli?
Nasce tutto sempre da Hubert, che mi presenta dei riferimenti che poi io utilizzo per lavorare. Fondamentalmente, mi occupo della messa in scena, di dare un ritmo alla storia. Quindi, la scelta artistica è mia che sviluppo un’idea che nasce da Hubert.
Ho trovato moltissime somiglianze fra il tuo stile e quello dei manga e dell’animazione. Non ti nascondo che mi piacerebbe molto vedere un film animato su questo fumetto. Sono influenze di cui risenti effettivamente?
Beh, lavoro da 18 anni nel mondo dell’animazione! Con lo stile con cui ho realizzato Gli Orchi-Dei, faccio cartoni animati dal 2001, e sono finalmente arrivato quest’anno al mondo del fumetto.
Ci sono delle pagine che sembrano davvero muoversi quando si legge! Parlando in generale, che studi hai seguito per diventare un disegnatore?
Ho seguito una scuola dove si insegnano varie cose, dalla fotografia alla tipografia, la messa in pagina, ecc… Danno anche delle basi per il disegno, è così che ci sono arrivato.
E quali sono le storie che ami leggere?
Leggo un sacco di manga, ad esempio apprezzo molto Tezuka. Ma i miei due “pilastri” sono la prima parte di Dragon Ball e Akira.
Effettivamente, ci sono delle somiglianze con Otomo.
Esatto, per esempio nel design dei personaggi e il loro aspetto grottesco.
E dopo Gli Orchi-Dei sai già a cosa lavorerai?
Guarda, a breve consegnerò le ultime pagine del terzo volume, che uscirà fra due o tre settimane. A seconda di come andrà questo, valuteremo se continuarla o meno, anche se ci piacerebbe molto proseguire, stiamo già pensando al quarto capitolo.
Quanti saranno?
Non lo sappiamo perché ogni volta ci concentriamo su una storia in particolare, facendo progredire contemporaneamente anche la vicenda principale. Nel terzo libro, ad esempio, tornerà Piccolo, ma non sarà lui il protagonista, mentre nel secondo farà un piccolo cameo. La storia si crea però in maniera molto organica, rimanendo fedele all’idea che io e Hubert avevamo fin dall’inizio, scrivendo vari racconti e non una serie. Se avessimo utilizzato l’approccio alla serializzazione, saremmo stati costretti a proseguire, anche se non avessimo avuto delle buone idee. Non ci sono gli elementi, i tempi di una serie, non c’è la stessa tensione narrativa. Vogliamo lavorare posando un tassello dopo l’altro, costruendo il nostro quadro. Non è come Dragon Ball, Akira o The Walking Dead. Quello che sapevamo fin dall’inizio è che sarebbe stata una storia costituita da pochi volumi, e se volessimo continuare una volta conclusa, daremo un nuovo punto di vista su questo universo, senza però procedere forzatamente. Sperando che funzioni, ovviamente.
Funzionerà di sicuro!
Grazie, grazie!
È stato un piacere conoscerti e parlare con te, Bertrand, grazie mille. Ti auguriamo di passare dei bei giorni qui a Lucca!
Grazie mille a te!