Durante il Lucca Comics & Games 2023, abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro con Daniele Fabbri in occasione dell’uscita di Back Friday – Spedizioni da un futuro remoto, nuovo fumetto scritto insieme a Stefano Antonucci e disegnato da Maurizio Boscarol edito da Feltrinelli Comics.
Durante l’intervista, Daniele ci hanno parlato della storia dietro a Back Friday, di com’è nata la sua collaborazione con Stefano Antonucci e del suo nuovo spettacolo di stand-up comedy, Verità Comode, attualmente in tour in tutta Italia. Di seguito la nostra intervista completa a Daniele Fabbri:
Ciao Daniele bentornato su Redcapes, anche se non ti ricorderai di esserci già stato…
Daniele Fabbri: “Sicuro ci son già stato, ma io non mi ricordo neanche cosa ho mangiato stamattina a colazione, pretendete troppo da me.” (risate NdR)
Allora, Daniele Fabbri, fumettista, stand-up comedian, scrittore, autore, podcaster, cos’altro possiamo aggiungere su di te, per chi ancora non ti conosce?
Daniele Fabbri: “Che non durerà ancora molto perché mi sono rotto le scatole di lavorare, spero di aggiungere “pensionato” a quella lista il prima possibile.”
In effetti ti eri preso un anno sabbatico, se non ricordiamo male…
Daniele Fabbri: “Sì, nel 2022, che poi è stato un anno sabbatico dagli spettacoli, non è che non ho lavorato. Anche perché il fumetto che è uscito ora l’ho scritto nel 2022. Comunque sì, sto facendo le prove generali di quando non lavorerò.”
Che ci sta sempre, perché la pensione è la cosa a cui aneliamo un po’ tutti.
Daniele Fabbri: “Ma non arriverà mai…”
Curiosità che non tutti sanno, ovvero che Daniele Fabbri non è il tuo vero nome…
Daniele Fabbri: “Ah dobbiamo parlare di questo aneddoto? Ahahah”
Tu in realtà sei Daniele Luttazzi, ma sei quello che non ruba le battute.
Daniele Fabbri: “No, mi impegno tanto a scriverle da solo. La mia rovina ma anche il modo perché nessuno mi dica niente!”
Sei qui a Lucca Comics and Games per presentare il tuo fumetto Back Friday, edito da Feltrinelli Comics, che è la tua ultima opera, nata sempre con il sodalizio con Stefano Antonucci. Ci puoi raccontare di cosa parla?
Daniele Fabbri: “Allora, è un fumetto di fantascienza umoristica, con una sfumatura di satira sul capitalismo, la storia parla di questo fattorino che lavora per una generica multinazionale che si occupa del business delle consegne, e non faremo altri riferimenti…”
Quella che ti ha buttato giù l’altro libro.
Daniele Fabbri: “Esatto! E proseguendo, c’è questa particolarità, che quest’azienda ha una tecnologia segreta per viaggiare nel tempo, e la sfrutta per fare i soldi. Quindi per vendere cose nel passato, il protagonista è un corriere del tempo fondamentalmente, e la storia comincia quando per casini vari il fattorino rimane bloccato nel passato e succedono cose…”
Come è nato il tuo sodalizio con Stefano Antonucci? Con il quale se non sbaglio è già il terzo fumetto che fate insieme.
Daniele Fabbri: “No, molti di più in realtà, credo che, tra fumetti e libri illustrati, siamo almeno a dieci undici. È dal 2012 che facciamo fumetti insieme. Il sodalizio è nato perché noi collaboravamo in tempi non sospetti dell’internet, quando ancora non c’era facebook in Italia, quindi parliamo dei primi anni duemila. Collaboravamo tutti e due con una rivista di satira online che si chiamava “ScaricaBile”, lui faceva le vignette e io scrivevo i testi. Quando quella esperienza si concluse lui mi disse “perché non facciamo un fumetto insieme? Facciamo un’autoproduzione”. Io non avevo mai fatto nulla in questo settore quindi gli ho risposto “CERTO!”. Ho chiesto: “ci sono i soldi?” lui mi ha risposto “No.” e allora mi ci butto a capofitto! E quindi abbiamo fatto il nostro primo fumetto autoprodotto che era Gesù Cruci Fiction Tour, in realtà era il primo numero ma per noi era un volume unico perché non sapevamo se ci sarebbe mai stato un secondo. Solo che ha avuto un successo incredibile quell’anno, quindi poi ne abbiamo fatto un’altro e poi un’altro e insomma sono undici anni che sto qua. È la mia relazione più lunga.”
Beh, dai ci sono cose che resistono nel tempo, delle certezze che rimangono.
Daniele: “Sì, come la gastrite, che quando arriva non ti abbandona mai più.”
Tu sei noto per una satira molto pungente nei tuoi spettacoli e nei tuoi pezzi Stand-up. Che differenza c’è tra scrivere un fumetto e uno spettacolo di stand-up? Visto che comunque anche nei tuoi fumetto c’è molta satira, in questo ultimo parli di capitalismo, in Quando c’era lui e Il piccolo Führer c’era la deriva nostalgica che tanto ai comici come a noi fan della stan up piace riderci sopra però in realtà ci fa un po’ paura.
Daniele: “La differenza fondamentale in realtà è che, almeno per come a me piace immaginare le cose, raccontare per immagine ti permette una immediatezza su certe cose che a volte a parole devi faticare molto di più per renderle efficaci. Ed è un linguaggio chiaramente completamente diverso, e a me piace il fatto che con il disegno tu riesci a rendere in una immagine un qualche cosa di estremamente contraddittorio che è quello che deve fare normalmente la satira. Ora io, è vero, ho sempre fatto un sacco di cose sulla satira ma non è che penso che la satira sia questa cosa meravigliosa che ha i superpoteri e fa chissà che. Però, diciamo che va a toccare delle corde, quando funziona, che sono molto divertenti. E quando le cose le fai disegnate invece che parlate arrivano a chi legge in una parte del cervello completamente diversa. Perché mentre a parole noi siamo abituati a dirci delle cose, a fare delle battute, quindi quando le senti da un pezzo di Stand-up in qualche modo quello che vedi è qualcosa che assomiglia un po’ a quello che tu fai durante la quotidianità, alle battutine sui pedofili, queste cose qua. Quando invece fai le cose disegnate, quando prendi delle illustrazioni, quando hai il mezzo del disegno parli di meno e fai vedere di più, cioè la regola principale della buona narrazione show don’t tell, e quindi quello mi da modo di mettere in pratica un sacco di idee in più che magari a parole sarebbe o impossibile o comunque non renderebbe bene l’dea.”
Una cosa che ho imparato negli anni, seguendo te, Daniele Tinti, Stefano Rapone e la stand-up comedy in generale, è che è sempre il modo in cui dici le cose e fai le cose che fa la differenza e che ti permette di dire quello che ti pare. Se una battuta è scritta bene e con un senso si possono dire delle cose estremamente feroci, senza doversi censurare.
Daniele: “È un lavoro che va fatto, un lavoro di ricerca del giusto modo per dire le cose. Il fatto è che noi in Italia siamo abituati a pensare che i comici quando fanno una battuta pensano realmente quello che dicono, mentre invece il gioco dell’umorismo è esattamente quello, dire una cosa che in realtà non vuol dire quella cosa ma la dici soltanto perché fa ridere. Quindi riuscire a trovare il modo di scherzare e convincere la gente a divertirsi su delle cose che normalmente non sarebbero divertenti è un esercizio del tuo senso dell’umorismo, quello è lo scopo principale per cui si fa questa cosa. La satira più o meno rientra anche in questo, abituarti psicologicamente a trovare il lato ridicole delle cose che uno teme. È un esercizio continuo. Anche perché è difficile far capire alla gente, spiegargliele…”
Sì anche perché ormai sta diventando una prassi estrapolare spezzoni o battute degli show senza contesto e farne reel che travisano tutto il discorso. Alla fine la costruzione della battuta si perde e si lascia solo la punch line che molto spesso è qualcosa che con l’introduzione ha senso di esistere mentre da sola è passa solo come un insulto gratuito.
Daniele: “Ti dico di più, secondo me la cosa più sbagliata del mondo è cercare di identificare una battuta dicendo “ah è una battuta sulla religione”. Perché non sai niente su quella battuta, ci sono battute sulla religione che vanno in prima serata in televisione e battute sulla religione che non ti faranno mai dire da nessuna parte e sono comunque battute sulla religione, solo che quando uno dice “ah, quello fa le battute sulla religione”, chi sente questa frase già decide da solo qual è il contenuto di quella battuta e quindi già decide come deve reagire.”
Ultima domanda, però non parliamo del tuo fumetto. Tu hai da poco iniziato il tour del tuo nuovo spettacolo, vuoi parlarcene un po’ e dirci di cosa parlerai? In modo da fare un po’ di promozione e invogliare il pubblico a venirti a vedere dal vivo.
Daniele: “Che figata quesa cosa di sfruttare l’ambiente del fumetto per farmi pubblicità per il tour (Ride, Ndr) Allora lo spettacolo che sto facendo in questo momento è uno spettacolo un po’ diverso da tutti quelli che ho fatto gli scorsi anni, si chiama Verità comode ed è, rispetto a tutti gli altri spettacoli in cui fondamentalmente il contenuto era un punto di osservazione sulla società, su uno dei suoi aspetti, quindi sai c’è stato lo spettacolo sui fascisti, quello sul femminismo eccetera, questo è uno spettacolo prettamente comico in cui in realtà racconto del fatto di essere invecchiato, quindi racconto di questa tappa dei 40 anni e di come io, per tutta una serie di motivi, nell’arco della mia vita come succede a tante persone mi sia concentrato sul lavoro e sulla carriera e ho fatto quella cazzata che non dovremmo mai fare di perdermi la vita normale. Siccome noi viviamo in una società in cui si celebra tantissimo l’iperproduttività, la dedizione al lavoro, uno poi si scorda che la cosa figa della vita in realtà è il tempo libero. Quando non hai un cazzo da fare quando ti godi le cose che ti piacciono che non trovi mai il modo di farle. E quindi il motivo per cui mi sono preso l’anno sabbatico nel 2022 è perché a un certo punto mi sono detto questo problema me lo devo un attimo risolvere. E poi mi sono reso conto parlando con amici e coetanei che molti hanno questo problema e tutti si accorgono che diventa necessario ad un certo punto recuperare la dimensione normale e facciamo fatica. E quindi mi sono proprio reso conto che non è un problema solo mio ma è una cosa che coinvolge un sacco di gente e forse vale la pena provare a raccontarci qualcosa. Quindi è uno spettacolo in cui io parlo del mal di schiena, del fatto che adesso preferisco starmene a casa sul divano piuttosto che andare a fare, non so, la presentazione dei miei libri, parlo del fatto che ho un gatto ed è diventato l’amore della mia vita, parlo di queste cose semplici perà raccontate da un punto di vista, non critico perché non c’è niente di critico, però che comunque ti dà da riflettere, insomma invece di riflettere sulla società rifletti un attimo su te stesso e fai un po’ di pace su delle cose.”
Perfetto, grazie Daniele, è stata una bellissima chiacchierata.
Daniele: “Grazie a voi!”