Intervista a Francesco Savino e Stefano Simeone: “Siamo i Nostradamus delle piante” | Speciale Lucca 2018

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Conosciamo già Francesco Savino e Stefano Simeone, i simpatici autori di Vivi e Vegeta, il loro noir vegetariano, arrivato ora alla sua seconda “puntata”, Odio di Palma. Per l’occasione, coincidente con l’edizione 2018 di Lucca Comics and Games, abbiamo incontrato i due allo stand Bao Publishing. Durante la chiacchierata, Stefano e Francesco ci hanno raccontato i retroscena della sua lavorazione, soffermandosi in particolare su quanto il fumetto rispecchi la situazione attuale del nostro paese e delle differenze che ci sono nel lavorare ad un fumetto destinato al web e ad uno cartaceo.


Ciao ragazzi! Come state?

Stefano: Io alla grandissima, va sempre meglio.
Francesco: Io sto sempre peggio. Io e Stefano siamo inversamente proporzionali.

Non hai ancora imparato a sdoppiarti?

S: In realtà, sono io che prendo energia da Francesco.
F: Ora si spiegano molte cose…

È da poco uscito il secondo capitolo di Vivi e Vegeta, Odio di Palma. Come sta andando, avete già avuto qualche riscontro?

F: Io sono molto contento, è uscito da neanche un mese e la risposta è stata da subito entusiasta. È stata apprezzata molto l’evoluzione della storia fra i due capitoli e anche chi non aveva letto il primo si è incuriosito. Anche qui a Lucca ha ricevuto una buona accoglienza.

S: Io penso sempre che non lo comprerà nessuno, e invece riesco sempre a stupirmi in positivo.

L’idea di fare un sequel era già stata esternata nel momento in cui avete chiuso il primo capitolo di Vivi e Vegeta, ma quando il progetto partì all’epoca eravate già consapevoli che sarebbe stata una storia in più capitoli?

F: Eravamo certi che sarebbero state più stagioni, ma non avevo idea delle tematiche che avremmo sviluppato nel secondo volume. Se nel primo libro ci siamo lanciati sul lato parodistico della vicenda, giocando con i vegani, in “Odio di Palma” ci siamo accorti che il nostro regno vegetale poteva dire molto di più. Ecco perché ci siamo spinti su tematiche attuali. Non è stata una scelta a tavolino, però, è nato tutto semplicemente da un sentimento comune, mio e di Stefano, quando abbiamo avvertito un certo cambiamento nel clima politico.

Stefano, sottoscrivi?

S: Io sono solo un disegnatore, è risaputo che noi non sappiamo parlare [ride, ndr]. Francesco spiega molto meglio di me, io avrei detto subito: “governo fascista”.

Cosa c’è nel futuro di Vivi e Vegeta?

S: Io vorrei fare la terza stagione (non subito ovviamente), Francesco invece no. Quindi credo che faremo la stagione due e mezzo.

F: Quando si dice che non esistono più le mezze stagioni… Scherzi a parte, con questa seconda stagione sento che abbiamo chiuso le storie dei protagonisti, in particolare quella di Carl. Per quanto mi riguarda, la considero una serie chiusa. Devo anche dire però che, mentre io e Stefano ci stavamo lavorando, ci siamo resi conto che è un universo dal potenziale enorme, che potrebbe avere tantissimi altri sviluppi. Mai dire mai, dunque, vedremo cosa ci riserverà il futuro.

S: Io vorrei fare la terza stagione solo per far ballare la salsa ai pomodori.

Ci sono diversi aspetti nella vostra serie, e in particolare in questo secondo capitolo (la donna in pericolo, il culto esoterico, ecc) che sembrano rifarsi a scrittori come Ed McBay o James Ellroy,ma parlando più in generale quali sono state le influenze maggiori sulla serie e sulla seconda stagione?

F: Questa seconda stagione effettivamente non ha grossi punti di riferimento in questo senso,mentre la prima sì. Odio di Palma è uno sguardo sulla società. Parlando della serie in generale, credo che altri fumetti come Chew e Saga o la serie tv di True Detective siano stati determinanti per me, ad esempio nel definire il rapporto fra Carl e Clusius. Forti di ciò, in questa seconda stagione siamo andati molto più spediti.

Poco fa avete accennato a come i recenti accadimenti abbiamo giocato un ruolo nel vostro lavoro. Mi sapreste dire quanto ciò è stato determinante? Perché ad un certo punto avete sentito il bisogno di satirizzarla nostra attualità?

F: Inizialmente  le piante di palma dovevano essere una specie di estensione dell’aspetto parodistico del primo capitolo: nella prima stagione al centro delle vicende c’erano i vegani, mentre qui ci siamo interessati alla gogna mediatica contro l’olio di palma, che secondo noi è diventata eccessiva. È proprio per questo che le piante di palma scappano dal mondo degli umani, per evitare di essere sterminate. A quel punto, la metafora fra le palme e i clandestini è diventata quanto mai attuale, non perché lo avessimo programmato, semplicemente perché era quello che stavamo vivendo. Passo ora la parola a Stefano, perché secondo me lui definisce in un modo molto bello quanto l’arte possa riflettere il momento storico che si sta vivendo.

S: Come per la scrittura, se uno sfrutta la sintesi grafica con cognizione di causa e onestà intellettuale, anche un fumetto ambientato nella preistoria può tranquillamente riflettere l’attualità. Noi ci siamo trovati casualmente a usare un Salvius, trovandoci poi un governo populista, intollerante, discriminante… usa pure tutti gli aggettivi peggiori che ti vengono in mente. In parte è stato un caso… siamo i Nostradamus delle piante, insomma.

E parlando in generale, da dove arriva l’idea di una storia ambientata in questo mondo?

F: È nato tutto da un brainstorming molto proficuo. Tutto è partito da un mio cactus molto stupido, Stefano mi ha proposto di raccontare una storia nel mondo delle piante, io ho rilanciato con delle strisce umoristiche, e siamo finiti a lavorare a una storia noir e cupa. A quel punto, non avendo né l’attitudine alla cucina né il pollice verde, sono rimasto basito di fronte a questa mitizzazione dei cuochi negli ultimi anni, pensando alle povere piante che venivano cucinate. Questa mia visione, unita all’ attitudine noir di Stefano, ha dato vita a Vivi e Vegeta.

S: Anche la caratterizzazione dei personaggi è nata in questo modo: soprattutto all’ inizio, capitava che io gli mandassi dei design di fiori e lui, attraverso alcuni dettagli, riusciva a capire che personaggio potesse essere. Abbiamo lavorato come fossimo una persona sola, ma con due cervelli.

F: Su questa seconda affermazione non garantiamo, però…

Come ha influito la pubblicazione online?

F: È stato un processo a posteriori, sapendo che BAO avrebbe pubblicato il secondo volume. Perciò l’abbiamo pensato fin da subito come prodotto cartaceo, che ha ovviamente altri ritmi rispetto al fumetto web. Abbiamo dunque invertito il processo rispetto alla prima stagione, ma è un discorso che tocca sicuramente di più l’ambito di Stefano.

S: Ovviamente, è bello trovarsi a lavorare con fumetti di diverso formato, è una nuova sfida. Nella prima stagione, l’unità non è la singola pagina ma un intero capitolo, mentre qui ho dovuto ragionare in maniera diversa. Al momento della pubblicazione, ho dovuto rivedere alcune prospettive e lavorare perché si capisse appieno l’importanza della splash page. Nel primo capitolo, le vignette erano più strette, lunghe, serrate. Cambia anche il montaggio, non dovendo banalmente girare le pagine. Quando sono passato dal web al cartaceo nella prima stagione, sono letteralmente morto. Ho dovuto proprio ridisegnare una quarantina di pagine, ho ricolorato tutto, ho cambiato alcune vignette. Nel secondo capitolo, tenendo a mente quello che era il progetto fin da subito, ho giocato di esperienza e ho tenuto conto sia del fatto che sarebbe finito online sia che sarebbe stato pubblicato come prodotto cartaceo.

Ultima domanda per Stefano: ma quanto parla Francesco?

S: Guarda, io vorrei troppo che fosse muto e che disegnasse lui, ma non sembra possibile.

Questa proposta di matrimonio gliela vogliamo fare allora?

S: Io pensavo più a un’unione civile, ma credo che i tempi non siano maturi. Ne riparliamo.

Ragazzi, grazie mille per il vostro tempo, siete stati molto simpatici. Vi auguriamo una buona continuazione e una buona Lucca,ci ritroveremo per una terza stagione di Vivi e Vegeta.

F: Che non ci sarà… Grazie mille!
S: Grande! Grazie a te!

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