Lucca Comics and Games 2019 è stata occasione per BAO Publishing per presentare l’ultimo e conclusivo volume di Black Science, serie Image Comics creata dal geniale Rick Remender e illustrata da una delle nostre eccellenze, il disegnatore Matteo Scalera. Ritrovarsi con l’artista parmense è stata occasione per tirare le somme su questo suo lungo progetto, che lo ha impegnato per diversi anni, ma anche per complimentarci per la sua vittoria del Premio Giacomo Pueroni come miglior illustratore di fantascienza e della sua collaborazione con Netflix e Mark Millar.


Bentrovato Matteo, e benvenuto su RedCapes! Ammetto che mi fa davvero molto piacere poterti incontrare perché Black Science è stata la prima serie creator owned che mi è capitato di leggere. Come stai, innanzitutto?

Grazie mille! Black Science è un progetto che mi ha occupato per tanti anni, mi fa molto piacere sentire che ne sei rimasto colpito. Al momento, sono un po’ frastornato: sono reduce dal Comicon di New York e da 18 giorni in Vietnam. Il tempo di tornare a casa, disfare le valigie, farne di nuove e arrivare qui a Lucca. Devo ancora riprendermi!

Black Science si è chiuso proprio un paio di settimane fa in America e BAO Publishing ha portato qui in anteprima proprio l’ultimo volume della serie. Cosa hai provato nel momento in cui hai disegnato l’ultima vignetta?

Vedere finalmente tutto il lavoro completo è stato, in parte, un sollievo. Ho voluto impiegare un po’ più di tempo sulle ultime pagine, per poterci lavorare tranquillamente. Ti confesso che non sono riuscito a godermi fino in fondo questa sensazione perché avevo già cominciato a lavorare a Space Bandits. Sarebbe stato bello festeggiare qui con Rick Remender, ma i suoi impegni non gli hanno permesso di essere in Italia. Ci piacerebbe organizzare qualcosa prossimamente.

Ci spero! Rick Remender è uno dei miei sceneggiatori preferiti in assoluto. Come vi siete conosciuti voi due? E quando avete deciso di dare vita a Black Science?

Ci siamo conosciuti lavorando in Marvel. Lui stava sceneggiando Secret Avengers e chiese di me come disegnatore per alcuni numeri. È stato lui a propormi l’idea per Black Science. Era il periodo in cui le serie Image godevano del successo di The Walking Dead, e voleva cogliere la palla al balzo. Inizialmente, doveva esserci un altro disegnatore, ma era troppo impegnato. Così Rick mia ha chiesto se volessi prendere parte al progetto, e siamo partiti. L’inizio della storia era già definito, mentre lo sviluppo lo abbiamo elaborato nel tempo.

Guardando le tue prime pagine della serie, rispetto a quelle più recenti, cosa pensi che ti abbia insegnato questa esperienza, sotto ogni punto di vista?

Come artista, mi sono reso conto che lavorare su un progetto proprio è molto più facile. Questo è un mestiere che può essere monotono a lungo andare, bisogna mantenersi il più motivati possibile. Lavorando su progetti che non sono del tutto tuoi, c’è il rischio di perdere il ritmo dopo qualche numero. Black Science mi ha aiutato perché cambia di continuo, i suoi personaggi evolvono, si spostano da un mondo all’altro, variano nel modo di vestire… Quindi è stato come disegnare ogni volta un fumetto diverso. E poi, pubblicando per Image, è come essere il proprio datore di lavoro. Si imparano nuove dinamiche. Se lavori bene, guadagni bene, in sostanza. Ho imparato anche a gestirmi da solo, dovendo pensare in anticipo alle copertine, per esempio, che non potevano essere “improvvisate”.

Il cambio di colorista, passando da Dean White a Moreno Di Nisio, quanto ha influito sul tuo lavoro?

Dean è uno dei migliori coloristi in circolazione. Il suo lavoro è molto presente sulla tavola e, visto che il mio stile è molto “carico”, all’inizio abbiamo dovuto capire come lavorare al meglio insieme. Purtroppo, avendo molto lavoro da fare, Dean ha dovuto abbandonare il progetto. Allora ho chiamato Moreno, che è anche mio amico. Stava muovendo i suoi primi passi, ma devo dire che coordinarci è stato molto facile, ha un istinto innato per i volumi. Essendo un artista bravissimo, spero si metta presto all’opera anche come disegnatore!

Parlando proprio della storia di Black Science, è un racconto che parte come una storia di fantascienza molto classica, una cosa che si evince fin dalle copertine, per poi concentrarsi sempre di più sui drammi familiari dei suoi protagonisti. Era un’evoluzione che avevate già programmato? Che tipo di cambiamento ha significato questo per il tuo lavoro?

Era tutto già pianificato. Sia io che Rick amiamo la fantascienza “vecchia scuola”, molto pratica: non richiede niente di particolare, come accessori, marchingegni, cose che la fantascienza di oggi esige. Le copertine dovevano avere un sapore da sci-fi anni ’70, con cui Rick è cresciuto. Una volta che abbiamo dato questo taglio alla storia, abbiamo messo sempre più in luce gli aspetti intimi della trama e dei personaggi, per mantenere viva l’attenzione dei lettori. Non ultimo, quello di Black Science è un contesto che Rick conosce molto bene: anche lui è sposato, con due figli, e con una dedizione al suo lavoro spropositata. In parte, gli interessava raccontare le difficoltà che possono capitare e il senso di colpa che può derivarne, quando si è divisi fra le due cose più importanti della propria vita.

Tra l’altro, quest’anno hai vinto il premio Giacomo Pueroni come miglior illustratore di fantascienza. Complimenti!

Grazie mille! È stato un grande onore. Ho avuto modo di conoscere alcuni amici che gli sono stati accanto e i genitori di Pueroni, che mi hanno mostrato i suoi disegni. Ho ritirato il premio al centro PAFF! Di Pordenone, un posto splendido dove ci sono in mostra un sacco di opere stupende, come le copertine originali di Topolino. Gareggiavo con artisti internazionali di tutto rispetto, quindi è stata una grande soddisfazione.

Cosa ha significato per te questo riconoscimento? Credi che possa in qualche modo cambiare il tuo lavoro, non solo come fumettista, ma proprio come illustratore?

Ho notato una grande risonanza al momento del riconoscimento. Persino a Parma – dove vivo – ci sono state un sacco di persone che conosco, e che non leggono fumetti, che mi hanno fatto i complimenti. È stata una cosa inaspettata, considerato che è un concorso tutto sommato nuovo, slegato da eventi di settore. Detto questo, al momento il lavoro va molto bene!

Hai citato prima la serie che hai disegnato, Space Bandits, scritta Mark Millar e che, grazie al sodalizio fra image e Netflix, diventerà una serie tv. In primis, come ti sei trovato a lavorare con un nome come Millar?

Mi sono trovato davvero molto bene con lui, è un professionista nel suo lavoro e nell’ambiente. L’organizzazione, poi, era praticamente perfetta: tutte le sceneggiature erano già pronte. In questo modo sono riuscito a regolarmi, ad esempio, rispetto alla profondità da dare a certi personaggi, a seconda dei loro sviluppi. Dal punto di vista umano, sia lui che il suo staff cercano di mettere a proprio agio al massimo i disegnatori. Addirittura, mi hanno riempito di regali: mi è arrivato recentemente un pacco pieno di biscotti, birra e wiskey! Mentre per quanto riguarda Netflix, solitamente invio ogni progresso, pagina per pagina, dal layout iniziale alle matite, e poi il loro riscontro arriva effettivamente a lavoro ultimato.

Come ti fa sentire l’idea che un tuo fumetto diventerà presto una serie tv? Tra l’altro, si parla anche di una serie su Black Science!

Ovviamente, è molto esaltante. Space Bandits potrebbe diventare un film, avrò modo di andare a fare un giro sul set, sarà molto interessante. Riguardo a Black Science, c’è stata occasione di parlarne con un’emittente importante. Erano in ballottaggio la nostra e un’altra serie di fantascienza, ma purtroppo ha vinto l’altra.

Che peccato! Sembra che le serie tv di Rick Remender non abbiano molta fortuna.

Deadly Class ha avuto un’ottima accoglienza alla sua presentazione, è stato davvero un peccato che l’abbiano cancellata. È comunque un periodo in cui le serie vanno per la maggiore, ce ne sono davvero tante, e rimanere sulla cresta dell’onda può essere difficile.

Grazie mille per il tuo tempo Matteo! Speriamo di rivederci presto!

Grazie mille a te.

Lascia un commento