Joker – L’omaggio di Todd Phillips al cinema di Martin Scorsese | Speciale

0

Joker, uno dei film più attesi dell’anno, è ormai a ridosso dall’uscita nelle sale e, dopo tante interviste e dichiarazioni, vogliamo raccontarvi i principali rapporti che la pellicola ha con alcuni film di Martin Scorsese.

Dopo alcune dichiarazioni dello stesso regista e di Robert De Niro, e dopo la visione in anteprima avvenuta a Venezia 76, è ormai risaputo e confermato che il film diretto da Todd Phillips si sia ispirato a due grandissime pellicole di Martin Scorsese, una che non ha bisogno di presentazione e una invece meno conosciuta e molto sottovalutata, rispettivamente “Taxi Driver” e “Re per una Notte”. Joker

Già da alcune immagini promozionali era chiaro che ci fossero riferimenti a Re per una Notte, infatti la camicia indossata da Joker rimandava esattamente al design della giacca di Pupkin nel finale del film di Scorsese. Dopo la visone della pellicola è chiaro che Arthur Fleck sembra organicamente collegato a Travis Bickle e Rupert Pupkin, una connessione che si mette in mostra con un’elegante messa in scena che va a richiamare non solo la magia del cinema di Scorsese ma anche alcune delle tematiche principale mostrate ed incanalate dai due personaggi dei suoi film. Così, dopo la visione, quella che è la connessione organica della pellicola di Phillips con i due film del regista di The Departed si trasforma in una summa del linguaggio cinematografico di entrambi. Proprio Rupert Pupkin, il ruolo di De Niro in Re per una notte, sembrerebbe naturalmente collegato con Arthur Fleck, anche se al netto dei fatti non esiste apparentemente un legame diretto. Però, nella pellicola di Phillips, è forse più veicolo della somiglianza tra i personaggi dei due film non tanto l’abbinamento Fleck-Pupkin ma l’abbinamento Franklin-Pupkin, come se lo stesso De Niro interpreti lo stesso personaggio nelle due pellicole. Il collegamento è evidente ma, proprio grazie alle parole di De Niro in un’intervista rilasciata a IndieWire, capiamo che il collegamento non è diretto, ma che si tratta solo di un omaggio al personaggio di Scorsese, nonostante sembri che Franklin sia proprio Rupert Pupkin che riesce a raggiungere il suo sogno, trasformatosi nel suo idolo Jarry Langford (Jerry Lewis).

Joker

Re per una Notte, il cui titolo originale è The King of Comedy, uscì nel 1982, periodo calzante per la tematica che voleva raccontare. La pellicola di Scorsese è di fondo una commedia che, con tinte nere, non vuole mai davvero far ridere lo spettatore ma metterlo di fronte ad una precisa critica della società dell’epoca. Il ritratto di Pupkin è quello di un uomo particolarmente solo che cerca con tutto se stesso di rendere straordinaria la propria vita, un uomo che vive ancora con la madre e che cerca di mostrare in tutti i modi alla donna che gli piace di essere uno importante che ha le conoscenze giuste. Quello che ci racconta Re per una Notte è l’adorazione della celebrità e mette in luce le falsità della cultura televisiva americana, con grande eleganza e con quella intelligenza propria del cinema di un certo tipo che porta lo spettatore ad una riflessione. Vittima o colpevole, il ruolo di Pupkin cammina nel mezzo delle due definizioni, lasciando lo spettatore impossibilitato nel decidere con fermezza il ruolo del protagonista. In Joker, lo stesso Fleck vive questa dicotomia, camminando per tutta la pellicola su un filo che separa le due scelte, muovendosi all’interno di quella zona grigia che permette di giustificare la sua follia e accettare con silente empatia le sue scelte.

Se Joker è Pupkin nel momento in cui indossa il trucco, allora Fleck è Bickle. Questo dualismo è forte e presente, le due entità sono diverse ma chiaramente facce di una stessa medaglia. Arthur è Trevis, come lui ha una vita disadattata e alienante, è un uomo solitario e mentalmente fuori controllo, che fa un lavoro che lo mette in costante relazione con gli altri. Fleck però indossa una maschera che ne nasconde la tristezza, a differenza di Bickle che si può intravedere dallo specchietto retrovisore del Taxi. Così come i personaggi camminano e si muovo su parallele visioni dello stesso tema, anche i luoghi della loro lenta discesa alla follia sembrano essere parte del dualismo e così Gotham e la New York di Taxi Driver sono simili, due città noir e illuminate dai neon delle insegne, due città dall’atmosfera rarefatta, due città vuote di umanità nonostante la miriade di persone che le popolano.Joker

E allora se Joker è Pupkin, se Fleck è Bickle e se Frenklin è Pupkin (quante K in questi cognomi) allora Phillips è Scorsese? No, nonostante il suntuoso omaggio mai nascosto e mai negato da parte di Phillips, il suo lavoro riesce ad assorbire le fonti d’ispirazione che ne sanciscono la grammatica cinematografica, mettendo però la sua visione di cinema nella pellicola e allontanandosi, così, da quella possibile idea di definire un plagio la sua pellicola. Joker è chiaro vivere di anima propria e di propria caratterizzazione, appoggiandosi ad un concetto di cinema contemporaneo e di cinema d’autore, unendo i due generi.