A quattro anni dall’annuncio in pompa magna dell’accordo tra Netflix e il Millarworld, arriva finalmente la prima serie tv frutto di questo accordo: Jupiter’s Legacy. Sin dal primo momento, visto anche il successo e l’ottimo lavoro svolto da 20th Century Fox con Kingsman, le aspettative verso le serie tratte dal Millarworld erano sicuramente alle stelle. Ma dopo quattro anni senza adattamenti, con The Magic Order cancellato ancor prima di approdare sulla piattaforma ora rimesso in produzione, su Jupiter’s Legacy pesava il macigno di lanciare al meglio il Millarworld su Netflix. La serie, tratta dall’omonima serie a fumetti di Mark Millar (Kick-Ass, Civil War) e Frank Quitely (All-Star Superman), ha dalla sua due ottimi punti di partenza: un concept affascinante che decostruisce nuovamente il mito del supereroe, ponendolo come un uomo (potenziato), profondamente umano e fallace, e una vecchia conoscenza degli appassionati dei prodotti di stampo supereroistico nel ruolo di showrunner, ovvero Steven S. DeKnight, già showrunner della prima amatissima stagione di Marvel’s Daredevil. D’altra parte porta con sé tutti i lati negativi di trasporre un’opera nata dalla mente di Mark Millar, ovvero trovarsi a lavorare con un prodotto estremamente esagerato che, se trasposto pedissequamente e con una scarsa visione artistica, rischia di risultare grottesco e trash. Sarà dunque riuscito Jupiter’s Legacy nel suo compito?

Jupiter's Legacy

Utopian, Lady Liberty, Brainwave e gli altri membri dell’Unione della Giustizia sono stati i primi supereroi della Terra ma ora, dopo anni di onorato servizio, il compito di proteggere il mondo dalle minacce deve passare ai loro figli. Il passaggio di consegne non è però semplice come sperato. Risentendo del peso dei genitori e di un padre assente perché troppo impegnato a salvare il mondo, Chloe e Brandon, figli di Utopian e Lady Liberty, non vogliono succedere ai genitori. Chloe rifiuta completamente il suo status, allontanandosi dalla famiglia intraprendendo una carriera da modella e cadendo del vizio della droga, mentre Brandon, pur provando a soddisfare il volere del padre, si sente oppresso dal peso dell’eredità paterna. Le convinzioni del giovane e di tutta l’Unione si incrinano quando Blackstar attacca il gruppo mietendo molte vittime e costringendo Brandon ad andare contro Il Codice per salvare i pochi eroi rimasti ancora in vita. Tra crisi interiori degli eroi e l’acceso dibattito pubblico, a complicare le cose spunta il misterioso supercriminale Hutch, armato di una staffa che gli permette di teletrasportarsi dove vuole. Quale sarà il suo piano? E cosa c’entra con il più grande villain di tutti i tempi, la vecchia conoscenza dell’Unione, Skyfox?

Togliamoci subito il dente, la serie, come ovviamente pareva abbastanza ovvio dal materiale promozionale non è un adattamento puntuale del fumetto omonimo di Mark Millar e Frank Quitely, dunque se siete alla ricerca di quello possiamo dirvi che troverete, per ora poco, se non solo i personaggi di quella proprietà intellettuale. La serie sviluppata da Steven DeKnight per Netflix si è trovata nella situazione spiacevole di dover adattare un fumetto, che seppur pensato come una trilogia per ora consta di soli due volumi e un prequel, oltre che ovviamente i problemi strutturali derivanti da qualsiasi proprietà di Mark Millar. La serie a fumetti, per ovvi motivi, è un racconto che prende un archetipo, quello dei superesseri con una coscienza ed un cuore grande e li mette nel mondo reale, mostrando come alcuni di essi siano stati corrotti da questo mentre altri si siano nascosti in un codice etico che per certi versi non tiene conto del passare dei decenni da quando è stato stilato. Dunque, la storia che si viene a sviluppare di conseguenza è molto semplice e abbozzata nel pieno stile di Millar, lasciando al lettore il compito di riempire alcuni spazi bianchi. È proprio qui che incontriamo il primo problema dell’adattamento, ossia il dover osare parecchio sul passato e sul presente, oltre che sulle relazioni tra i personaggi. DeKnight, che non è nuovo a lavorare su proprietà fumettistiche, riesce però, anche grazie all’aiuto del prequel: Jupiter’s Circle. Ovviamente quest’ultimo, essendo principalmente dedicato alle avventure della squadra di eroi non è ancora il focusa, ma pare proprio lo sarà insieme alla storia di Jupiter’s Legacy (il fumetto) nelle prossime stagioni della serie.

Jupiter's LegacyQuesto primo capitolo, dunque, è costruito intorno ad alcuni momenti chiave del primo numero (non volume, ma numero) ed elementi suggeriti dalla storia del fumetto prequel come il viaggio verso l’isola che ha donato i poteri a Utopian (Josh Duhamel) e ai suoi compagni di viaggio. Tutto questo ci racconta quindi gli eroi prima e dopo l’arrivo dei poteri, mentre il mondo sta attraversando un difficile momento storico e il cambio della guardia si sta avvicinando sempre più velocemente. La scelta di concentrarsi dunque su una storia che si dipana tra i decenni permette, in prima battuta, di non dover sacrificare subito il grande colpo di scena della serie e allo stesso tempo di non sacrificare i personaggi stessi, che nel fumetto risultavano piatti e poco interessanti in quanto erano proprio pedine della storia. La serie a differenza del fumetto non cerca una spettacolarità eccessiva come scusa per la caratterizzazione, ma indugia su questi uomini e superuomini dando un arco narrativo interessante ad ognuno di loro, spiegandone motivazioni e guidando lo spettatore verso il grande colpo di scena finale. Nella serie dunque non avremo personaggi che si schierano a favore o contro il pensiero di Utopian e del suo codice da una vignetta all’altra, bensì un vero e proprio movimento che si sviluppa prima da fuori e poi internamente al gruppo in maniera precisa e per nulla avventata. Allo stesso modo, le differenze tra Utopian e suo figlio Brandon (Andrew Horton), sono molto più approfondite: abbiamo molti più momenti tra di loro che ci fanno capire quanto profonda sia la ferita che il figlio del più grande supereroe della Terra deve portare ogni giorno. Non avremo nemmeno relazioni sconvenienti tirate fuori dal cilindro, in quanto saranno costruite in maniera coerente lungo le otto puntate. Personaggi come Brainwave (Ben Daniels), e il suo rapporto con Utopian, vengono sviscerati in maniera molto più approfondita, quindi il rapporto fraterno entra prepotentemente all’interno della serie molto più che nel fumetto e in un certo senso viene descritto in parallelo a quello tra Brandon e Chloe Sampson (Elena Kampouris), figli di Utopian. Anche i cosiddetti criminali che la squadra affronta, come Hutch (Ian Quinlan), sono molto più interessanti e divertenti da vedere rispetto al fumetto dov’erano solo comparse e poco più.

Nella serie DeKnight e gli sceneggiatori sono riusciti a prendere con fedeltà certi elementi del fumetto e costruirci intorno una trama che avesse al centro i personaggi e non la spettacolarità come faceva invece il fumetto di Millar e proprio per questo ci sentiamo davvero di fare un plauso a come hanno gestito anche il colpo di scena finale, per quanto discutibile nel modus. Sicuramente da un certo punto di vista poteva essere fatto di più per rendere la parte centrale meno sofferta: in certi punti si sente davvero che la stanno tirando per le lunghe per arrivare alla fine. Sotto questo punto di vista, due puntate in meno avrebbero giovato, nonostante le stesse non fossero troppo lunghe. Trattandosi di una serie supereroistica, non mancano le scene d’azione. Queste ultime sono tutte molto ben coreografate, mostrando anche l’abilità della crew di produzione di saper mixare nel migliore dei modi effetti visivi con effetti speciali in CGI. Tuttavia, in alcuni momenti probabilmente determinate scene potrebbero risultare eccessivamente sopra le righe, ma non si tratta di niente di troppo grave.

Jupiter's LegacyJupiter’s Legacy si rivela una serie sicuramente interessante, un buon adattamento di un prodotto fumettistico, quello di Mark Millar, che riesce anche a migliorare in quegli elementi in cui l’opera cartacea era carente. La serie, infatti, riesce a dare più spazio e profondità ai personaggi della storia, a fronte di corrispettivi sulle pagine decisamente piatti. Da lodare anche il world-building del titolo, perché tutto ciò che succede all’interno dell’universo rappresentato sul piccolo schermo è perfettamente coerente con il contesto e per niente fuori luogo. In particolare, questo tratto verrà sicuramente esaltato in futuro, grazie ai colpi di scena che, di ritorno, verranno poi messi in evidenza proprio grazie alla costruzione dell’universo narrativo. Il cast si rivela composto da scelte azzeccate, soprattutto nei ruoli principali, in cui i personaggi richiedono una performance più incisiva. Ovviamente non si sta parlando di un prodotto perfetto, vista una parte centrale un po’ lenta: l’obiettivo era quello di approfondire ulteriormente i personaggi, ma il ritmo è stato abbassato in maniera eccessiva. Sicuramente, però, il fattore più importante della serie è l’abilità di prendere momenti chiave della serie a fumetti, costruendo su questi una storia non del tutto simile a quella del fumetto, ma ottimamente e saggiamente trasposta. Alla fine dell’ultimo episodio sicuramente il pubblico non vedrà l’ora di avere tra le mani la seconda stagione.


La prima stagione di Jupiter’s Legacy è ora disponibile su Netflix. Di seguito il trailer ufficiale della serie tv:

RASSEGNA PANORAMICA
Jupiter's Legacy
7
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jupiters-legacy-stagione-1-i-supereroi-del-millarworld-sbarcano-su-netflix-recensioneJupiter's Legacy si rivela una serie sicuramente interessante. La serie riesce a dare più spazio e profondità ai personaggi della storia, a fronte di corrispettivi sulle pagine decisamente piatti. Da lodare anche il world-building del titolo, perché tutto ciò che succede all'interno dell'universo rappresentato sul piccolo schermo è perfettamente coerente con il contesto e per niente fuori luogo. Il cast si rivela composto da scelte azzeccate, soprattutto nei ruoli principali, in cui i personaggi richiedono una performance più incisiva. Ovviamente non si sta parlando di un prodotto perfetto, vista una parte centrale un po' lenta: l'obiettivo era quello di approfondire ulteriormente i personaggi, ma il ritmo è stato abbassato in maniera eccessiva. Sicuramente, però, il fattore più importante della serie è l'abilità di prendere momenti chiave della serie a fumetti, costruendo su questi una storia non del tutto simile a quella del fumetto, ma ottimamente e saggiamente trasposta.

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