La Città Proibita, il nuovo film di Gabriele Mainetti, sarà distribuito nelle sale italiane a partire dal 13 marzo, con un’anteprima esclusiva nei cinema l’8 marzo. L’atteso ritorno del regista, dopo i successi di Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out, porta sul grande schermo un’inedita fusione tra il cinema d’azione orientale e l’estetica italiana, offrendo agli spettatori un’esperienza visiva come non se ne vedevano da tempo. Nel cast: Yaxi Liu, Enrico Borello, Marco Giallini, Sabrina Ferilli e Luca Zingaretti. Grazie a Piper Film e Wildside abbiamo visto il film in anteprima e di seguito vi riportiamo il nostro parere.
Mei, una giovane donna cinese dal passato misterioso, arriva nella capitale italiana con una sola missione: ritrovare la sorella scomparsa. Il suo cammino si incrocia con quello di Marcello e sua madre Lorena, impegnati a mandare avanti un ristorante di famiglia, nonostante i pesanti debiti lasciati da Alfredo, il padre fuggito anni prima con un’altra donna. Il legame tra Mei e Marcello cresce in un contesto difficile, segnato da pregiudizi culturali, minacce e pericoli. Mentre cercano la verità, i due dovranno affrontare nemici spietati e una battaglia in cui amore e vendetta diventano inseparabili.
Il cinema di genere in Italia ha sempre vissuto un’esistenza altalenante, spesso relegato a un ruolo marginale rispetto alla grande tradizione autoriale. Eppure, Gabriele Mainetti continua a dimostrarsi uno dei pochi cineasti capaci di riscrivere questa narrazione, portando avanti una visione personale e potente. Dopo il successo di Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out, il regista romano torna con La Città Proibita, un’opera che si immerge nel wuxia e nel revenge movie con un’ambientazione a cavallo tra Italia e Cina, pur essendo interamente girata a Roma. Il risultato è un film che affascina per estetica e ritmo, capace di coniugare il dinamismo del cinema d’azione orientale con un’identità profondamente italiana. L’odissea di Mei si trasforma ben presto in una missione di vendetta che affonda le radici nella migliore tradizione del cinema orientale, non solo per la messa in scena delle sequenze d’azione ma anche per la costruzione del personaggio. Mei non è una semplice eroina in cerca di giustizia, ma un archetipo potente che richiama le protagoniste di Lady Snowblood e Kill Bill, figure femminili indissolubilmente legate alla violenza e al riscatto personale. La sua crescita lungo il film è scandita dal confronto con i suoi avversari, ognuno dei quali rappresenta un tassello del suo passato. Mainetti lavora sapientemente sulle dinamiche della vendetta e sul peso delle proprie azioni, evitando di ridurre il percorso della protagonista a una semplice caccia all’uomo. I combattimenti sono più di una coreografia ben studiata: sono la manifestazione del viaggio interiore di Mei, con scontri che alternano brutalità e magnificenza visiva, facendo emergere l’influenza del cinema orientale e delle arti marziali tradizionali cinesi.
Nonostante sia interamente girato a Roma, La Città Proibita riesce a costruire un ponte credibile tra l’estetica urbana italiana e le atmosfere dell’Asia orientale. La città eterna si trasforma in un crocevia di culture, un intreccio di vicoli illuminati da lanterne rosse e insegne al neon, dove tradizione e modernità si fondono in un universo che richiama il noir. L’abilità di Mainetti nel creare un setting ibrido è impressionante: ogni ambientazione è studiata nel dettaglio, dal mercato sotterraneo ai ristoranti nascosti nei vicoli, fino alle strade notturne illuminate da luci al neon che sembrano uscite direttamente da un film di Wong Kar-wai. Il contrasto tra la Roma storica e la sua rilettura orientale non è quindi mai forzato. La regia di Mainetti, che si conferma un maestro nella gestione dell’azione, è sicuramente tra i punti di forza della pellicola. Le coreografie dei combattimenti sono straordinarie, grazie anche alla presenza di Yaxi Liu, stuntwoman di fama internazionale già nota per il suo ruolo nel live-action Disney di Mulan. Le sequenze marziali, girate con fluidità e precisione, non si limitano a essere spettacolo visivo ma diventano parte integrante della narrazione, contribuendo a definire i personaggi e il loro percorso emotivo. Mainetti utilizza sapientemente piani sequenza e camera a mano per immergere lo spettatore nelle battaglie, rendendo ogni colpo un elemento di tensione narrativa. Yaxi Liu conferisce alla protagonista un’intensità magnetica, bilanciando fisicità e profondità emotiva. Enrico Borello, nel ruolo di Marcello, offre una performance convincente, lui, il ragazzo della porta accanto, gettato in un mondo ancora più difficile di quello in cui vive. Marco Giallini incarna ancora una volta il suo classico personaggio ombroso, carismatico e cinico al punto giusto, mentre Sabrina Ferilli dona al film una presenza magnetica, costruendo un personaggio materno ricco di sfumature, senza venir meno alla sua innaturale dote ironica.
Se c’è un punto in cui La Città Proibita mostra qualche debolezza, è nella sceneggiatura. La storia è funzionale all’azione e non sempre riesce a sviluppare fino in fondo le tematiche suggerite. Il passato di Mei, le dinamiche della criminalità romana e il sottobosco multietnico che il film tratteggia restano a volte sullo sfondo, senza trovare un approfondimento adeguato. Stesso vale per il lato “romance”, inserito più per mandare avanti la vicenda piuttosto che per un vero e proprio motivo, in quanto anche quello abbastanza abbozzato e repentino, scadendo vertiginosamente nel trope “enemies to loves” – da nemici ad amanti. Tuttavia, il film non ha mai la pretesa di essere un’opera prettamente drammatica: il suo obiettivo è l’intrattenimento di alto livello, e in questo riesce perfettamente. Visivamente, La Città Proibita è un gioiello. La fotografia di Paolo Carnera gioca con contrasti cromatici perfetti, alternando tonalità calde e fredde che enfatizzano i momenti di tensione e di quiete. I costumi si amalgamano con il contesto scenico con una coerenza estetica sorprendente, accentuando la fusione tra cultura italiana e orientale. L’uso del colore non è mai casuale, ma serve a delineare i personaggi e i loro stati d’animo, richiamando il cinema di Zhang Yimou e ancora una volta quello Wong Kar-wai.
La Città Proibita conferma Gabriele Mainetti come uno dei registi più audaci del panorama italiano. Un’opera che non teme di osare, capace di coniugare il cinema d’azione orientale con una sensibilità italiana unica. Pur con qualche limite nella sceneggiatura, il film offre un’esperienza visiva e spettacolare rara nel nostro cinema, dimostrando che il genere ha ancora molto da dire.
La Città Proibita di Gabriele Mainetti arriva al cinema in anteprima l’8 marzo per poi essere distribuito ufficialmente a partire dal 13 marzo. Ecco il trailer del film:
film godibilissimo e intelligente che alterna scene di kung fu splenditamente girate a noir d’autore. Il risultato sono due ore di rapimento assoluto