"L'uomo che piange", terzo capitolo della serie a fumetti Black Rock

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Dopo “Sangue e Arena” , terzo numero di Australia, anche per questo capitolo di Black Rock troviamo un’ incursione di nuove matite all’interno del fumetto. In “L’uomo che piange” fanno tappa per l’occasione, Pierluigi Minotti e Mattia Di Meo, dove dimostrano le loro grandi abilità rispettivamente di disegno e colorazione. I due si sono cimentati nella realizzazione di una lunga importante sequenza , presente in questo numero disponibile, come sempre, sul portale Wilder.

Variant di Alessio Moroni
Mettiamo in pausa per un secondo le vicende seguite finora. Il Guardiano e gli altri membri del villaggio si prendono una vacanza, per lasciare spazio a Lester Ballard, brigante da quattro soldi.
Dopo una lunga giornata nella Death Valley, il nostro bandito è pronto per andare ad Harrisburg, perché “lì ci sono le troie”, quando gli si palesa davanti una figura alquanto inquietante: una bambina vestita di stracci con in testa una maschera(?) da lupo. Gli dice che è venuta per lui. E’ venuta a prenderlo per portarlo a casa, ai piedi delle montagne nere. La mamma li aspetta. Ha seguito il suo odore. Stupri, furti, omicidi, sono crimini che ti macchiano per sempre, hanno un olezzo che ti impregna i vestiti così in profondità fino a toccare la pelle. Lester non era di certo un santo, ne emanava la puzza a chilometri di distanza. La puzza della colpa. Non si scappa da quella.
Dopo un urlo straziante, torniamo violentemente nel nostro presente. Il Capo sa, lo percepisce. Un Lester sconvolto, alla porta della casa diroccata, versa lacrime di sangue. Loro stanno tornando e non hanno buone intenzioni.
Direi un capitolo alquanto diverso dai precedenti. Le dinamiche da film dell’orrore lo fanno da padrone. All’interno è presente una citazione di un certo Steven Taylor Donovan, tratto da il libro le “Leggende della Mesa Magica” del 1794. Viene menzionato un bizzarro fenomeno, gli avvistamenti di lente rocce mobili nella Death Valley. Chiaramente è tutto frutto della mente di Dario Sicchio, che rende più verosimile il racconto e di conseguenza inquietante.
Ben strutturata e costruita, Black Rock si conferma la serie più ambiziosa tra le proposte dell’etichetta indipendente Wilder, specie dopo le recenti rivelazioni. Ancora più carne al fuoco viene messa dall’autore, difficile credere che riesca a tirare le somme in soli 10 capitoli, ma siamo pronti a tutto. Il villaggio nasconde ancora molti segreti. Direi che dopo questo numero, chiamarlo ancora villaggio è un po’ un eufemismo, lo definirei più una comunità di criminali, ma è decisamente troppo presto per parlare.
Numero ambizioso non solo per i contenuti, ma anche dal punto di vista grafico. Per la prima volta viene sfruttato il mezzo di trasmissione, la pagina internet, per creare qualcosa di diverso che sulla carta non avrebbe reso. Quel “NO” lungo e gigante prova che chi c’è dietro, sa veramente quello che fa.
Pierluigi Minotti e Mattia Di Meo promossi a pieni voti. Speriamo di ritrovarli ancora su queste pagine.

L’uomo che piange” si può considerare quasi come una storia a se stante. Collegata al resto della narrazione, ma al tempo stesso unica. Probabilmente il miglior numero di tutte le serie Wilder.
Per leggere il capitolo cliccate qui.


Nel caso vi foste persi i precedenti numeri delle serie Wilder, potete cliccare sui link che seguono per leggerle tutto d’un fiato e scoprire, se vi interessa, quello che ne pensiamo:

Di seguito le date delle prossime uscite:

  • Il Cuore della Città 328 marzo