Moon Day – 50 anni dello sbarco sulla Luna e le fallaci teorie del complotto

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Houston, qui base della Tranquillità. L’Eagle è atterrato. Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità.

50 anni fa un uomo, Neil Armstrong (insieme al collega Buzz Aldrin), metteva piede sulla Luna diventando protagonista di quella che forse è la più grande missione scientifica mai realizzata, che oggi si celebra sotto il nome di Moon Day. Sembra passato un secolo da quel 20 luglio 1969 e invece sono passati esattamente cinquant’anni nei quali il mondo è totalmente cambiato, evoluto ma ancora sicuramente affascinato da quella che è stata la più grande vittoria nel campo dell’umanità. Dietro la grande corsa alla conquista dello Spazio extraterrestre c’era sicuramente la Guerra Fredda tra Stati Uniti d’America e Unione Sovietica: non potendo distruggersi a vicenda a colpi di bombe nucleari si poteva dimostrare la propria superiorità in campo neutro, padroneggiando lo Spazio. I russi come ben sappiamo arrivano prima nello Spazio, con Juri Gagarin, il primo astronauta a fare un giro completo in orbita intorno alla Terra ed è proprio da quel mancato primato che i tecnici Nasa decidono di realizzare l’impresa Apollo. Con le missioni spaziali Apollo divennero accessibili al grande pubblico non solo i grigi panorami lunari, ben noti da secoli agli astronomi, ma le foto a colori della Terra vista dallo spazio, esattamente come appariva in tutti i mappamondi delle scuole, con in più le nuvole: un pianeta bianco-azzurro con tracce di marrone, i continenti su cui vive l’umanità. La Terra si mostrava in tutta la sua bellezza, come una sfera lucente vagante nello spazio, come la Luna, il Sole e gli altri corpi celesti. La corsa alla Luna impegnò le due superpotenza USA e URSS dagli anni ’50 agli anni ’70, e ha visto utilizzare sia sonde spaziali automatiche che astronavi abitate. Il programma Luna, partito nel 1959 con la sonda Luna 2, inviò il primo veicolo riuscito ad impattare con il satellite. Luna 9, il 3 febbraio 1966, eseguì il primo atterraggio morbido sulla Luna. E si arriva al 1969, con la Apollo 10 che si mette in orbita lunare, sgancia il modulo di atterraggio che arriva a pochi chilometri dalla superficie, prova tutte le manovre e torna indietro, lasciando al successivo equipaggio dell’Apollo 11 la gloria di andare sui libri di storia come primi uomini sulla Luna.

Il Moon Day, il primo allunaggio di un essere umano, il 20 luglio 1969, fu quello di Neil Armstrong, comandante della missione Apollo 11, e di Buzz Aldrin, mentre il loro compagno Michael Collins, rimasto in orbita, controllava il modulo di comando Columbia. Una curiosità della missione era la targa di acciaio inossidabile, per commemorare lo sbarco e lasciare informazioni sulla visita ad ogni altro essere, umano o meno, che la trovi. Sulla targa è riportato: «Qui, uomini dal pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta, luglio 1969 d.C. Siamo venuti in pace, a nome di tutta l’umanità Nonostante la grandezza dell’impresa e l’ampia documentazione arrivata sulla Terra c’è stato un movimento di complottisti del Moon Day (nato dopo il 1987 con il famoso libro di Bill Keysing “Non siamo mai andati sulla Luna”) che inveivano contro la Nasa tirando fuori addirittura il nome di Stanley Kubrick come autore dei set fotografici del “finto allunaggio”. La prima denuncia che venne fatta è il fotoritocco di alcune immagini: la foto diventata simbolo della missione (la figura intera di Buzz Aldrin sul suolo lunare) è un classico esempio di fotografia inquadrata male. Data la mancanza di mira Aldrin, nel fotogramma originale, appare quasi tagliato fuori nel lato superiore. In seguito la foto è stata modificata, aggiungendo una porzione di cielo nero, inquadrandola e regolandone contrasti, tutte modifiche necessarie (realizzate in camera oscura) e soprattutto dichiarate dalla Nasa.

Un altro classico dei complottisti è l’assenza delle stelle nelle fotografie. Come è possibile che in nessuna delle fotografie scattate si notano le tanto amate stelle che dalla Luna risulterebbero ancora più luminose? Semplice, perché il suolo lunare è fortemente illuminato dal Sole e proprio perché, come i complottisti affermano, in assenza di atmosfera le stelle dovrebbero brillare due volte di più, anche il Sole, moon day buzz aldrinche è una stella, di conseguenza fa due volte più luce. Per realizzare foto senza sovraesporre il suolo, e altre dettagli nella parte bassa, si deve chiudere il diaframma dell’obiettivo e di conseguenza far entrare poca luce, la luce necessaria per far risaltare le stelle. Se si volessero riprendere, l’astronauta di turno dovrebbe aprire di molto il diaframma dell’obiettivo, allungare i tempi di posa, con una macchina ben ancorata su un cavalletto, con il risultato di un suolo lunare totalmente bianco senza dettagli e sovraesposto di luce. Un altro must dei complottisti è il famoso orizzonte lunare “anomalo”. Cosa denunciano? Secondo loro l’orizzonte si troverebbe troppo vicino alla scena fotografata o ripresa, per essere vero, quindi altra “prova della falsità della missione Apollo”. Purtroppo qui è la fisica che va contro i cari complottisti, ricordandoci le leggi che regolano l’andamento dell’orizzonte del pianeta. Il diametro della Terra è di 12.742 km mentre quello della Luna è di 3.474, quasi quattro volte più piccolo della Terra. L’orizzonte lunare è effettivamente più vicino dell’orizzonte terrestre, quindi è una situazione assolutamente normale quella di vedere in fotografia (e anche dal vivo) l’estrema vicinanza dell’orizzonte. Ma i complottisti, per screditare la missione Apollo, hanno tirato fuori anche le assurde storie delle ombre convergenti, quelle della bandiera piantata da Aldrin, o del mistero della foto di Armstrong che scende la scaletta del LEM: insomma, materiale per scrivere centinaia di pagine, tutte confutabili con la semplice constatazione che andare nello spazio non è facile né tantomeno realizzare fotografie.

Quindi alla fine ci siamo stati sulla Luna? Assolutamente si. Le fotografie scattate sono state realizzate in studio?Assolutamente no, abbiamo centinaia di immagini tra le quali una percentuale altissima di fotografie sfocate, male inquadrate e mosse (per le difficoltà già espresse precedentemente) ma comunque realizzate sul suolo lunare. Realizzeremo mai altre imprese storiche dopo il Moon Day? Ovvio che si, Marte è molto più vicino di ciò che si pensi.

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