Quantum Age di Jeff Lemire e Wilfredo Torres | Recensione

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quantum Age

Jeff Lemire non accenna a fermarsi, e con lui l’espansione dell’universo di Black Hammer. Il successo di questa serie Dark Horse è sempre più crescente, tanto non solo dal generare altri spin off, ma anche da creare un sodalizio fra la casa editrice e la DC Comics, concretizzatosi proprio questo mese con l’uscita del crossover fra gli eroi di Spyral City e la Justice League. Dopo aver conosciuto alcuni dei villain dei riluttanti eroi di Lemire, l’universo di Black Hammer si espande anche temporalmente in Quantum Age, come sempre pubblicato nel nostro paese da Bao Publishing.

quantum age black hammer100 anni dopo la sparizione degli eroi della città, Spyral City è diventata una metropoli ultra tecnologica, popolata non più da soli umani, ma da tantissime altre razze aliene. Affascinati dalle gesta dei loro predecessori, alcuni giovani dotati di straordinarie abilità, mossi da nobili intenti, fondano la Quantum League, nuovo gruppo di difensori del nostro pianeta.

Dopo altri 25 anni, la città è ora governata da un tirannico e dispotico dittatore. In questo clima di oppressione e discriminazione, una piccola scintilla di speranza è incarnata da uno sparuto gruppo di improbabili eroi, memori delle azioni della Quantum League, che si troverà a sorreggere sulle proprie spalle non solo la difesa del nostro universo, ma a dover anche affrontare le conseguenze e gli errori commessi dalla Quantum League anni prima.

Con questo nuovo spin off, risulta sempre più evidente quanto Black Hammer sia una macchina in continuo miglioramento, i cui (nuovi) ingranaggi si incastrano perfettamente gli uni con gli altri, dando sempre più coerenza e sintonia a questo universo in divenire. Nonostante si cambi epoca e personaggi, l’intento di esaltare il fumetto supereroistico di Jeff Lemire rimane sempre presente anche nelle opere legate alla serie principale di Black Hammer, giocando questa volta con lo stereotipo delle versioni “giovani” e future dei suoi eroi (alcuni dei quali sono palesi citazioni a personaggi della DC Comics).

Queste però non vengono affatto dimenticate, anzi: alcuni di loro potrebbero risultare più che determinanti anche in questo episodio. Interessante anche la scelta di raccontare le vicende su differenti binari temporali, mostrandoci dapprima una città prospera, all’avanguardia, aperta anche verso le nuove razze, per poi trovarci in una metropoli buia, quasi claustrofobica, molto simile a quella raccontata da George Orwell nel suo capolavoro, 1984. Una città che ormai si fonda sulla diffidenza, in modo particolare nei confronti delle altre razze aliene, proprio come quella di Barbaliteen, protagonista della vicenda, fortemente ispirato dalla figura del suo conterraneo Barbalien, la cui gente viene sterminata dal misterioso sindaco di Spyral City.

Come per tutti gli altri spin-off, laddove la scrittura resta in mano al padre della serie, le pagine vengono illustrate sempre da un artista differente. Quelle di Quantum Age sono state realizzate dal disegnatore Wilfredo Torres, artista che ha già lavorato per diverse case editrici, quali Marvel e Image Comics. Dalla sua, Torres ha uno stile che azzarderei dire essere più moderno, sebbene molto, rispetto a quello di Dean Ormstron, cosa che ben si sposa con l’ambientazione di questo spin off. I design degli abiti, delle uniformi dei super, in particolare, sono molto interessanti e variegati. Anche questa volta, Lemire sembra averci dimostrato di avere le idee molto chiare sul futuro dell’universo di Black Hammer , un futuro che continua a sembrare sempre più florido e roseo.