[Recensione] A Quiet Place – Un Posto Tranquillo di John Krasinski

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A Quiet Place – Un Posto Tranquillo è un film horror del 2018 di John Krasinski, alla sua terza esperienza come regista dopo Brief Interviews with Hideous Men e il dimenticabilissimo Promised Land, che vanta nel suo cast attori affermati come lo stesso Krasinski e Emily Blunt, ma anche giovani attori come Noah Jupe, Millicent Simmonds e Cade Woodward.

Nel 2020, la popolazione della Terra è stata decimata da una razza aliena dall’udito supersviluppato che attacca qualsiasi cosa produca rumore. A seguito di una terribile perdita, la famiglia Abbott composta da madre (Emily Blunt), padre (John Krasinski) e due figli (Noah Jupe e Millicent Simmonds) sopravvive in una fattoria isolata e circondata dagli esseri che sono sul pianeta; per evitare di attirare tali presenze, la famiglia vive nel più completo silenzio, cercando di evitare di produrre alcun suono e comunicando solo con la lingua dei segni.

Il film di Krasinski si presenta come un horror controcorrente, riduce i dialoghi al minimo, lasciando al silenzio l’arduo compito di narrare. Sin dal primo minuto la tensione è palpabile, lo spettatore si trova catapultato nell’atmosfera della pellicola e ad empatizzare profondamente con i protagonisti. Al centro della pellicola non vi è l’apocalisse che si è abbattuta sulla terra, che ha decimato la popolazione del pianeta e costretto i pochi superstiti a vivere nel silenzio, ma bensì il modo in cui gli esseri umani si sono adattati per sopravvivere e nello specifico come Lee Abbott, il padre di famiglia, modifica lo stile di vita della sua famiglia per contrastare le feroci belve che hanno fatto della terra il loro luogo di caccia. Come nel celebre Cloverfield di Matt Reeves, anche in questo film, i mostri sono un mero espediente narrativo, per raccontare qualcosa di più grande e per scavare nel profondo dell’animo umano.

A Quiet Place è innanzitutto un film con un ottima scrittura che fa di una scelta registica, ovvero il girare un film quasi completamente muto, il punto principale attorno al quale far girare la trama, rendendo dunque quest’idea registica parte integrante e attiva della pellicola, arrivando così ad esaltare la vera peculiarità del film, ovvero la tensione. Krasinski qui dimostra ampiamente le suo ottime doti dietro alla macchina da presa, oltre che come attore -ma questo lo sappiamo sin dai tempi di The Office- riuscendo a fare di una trama riassumibile in una riga uno dei migliori film horror degli ultimi anni. Il fulcro della pellicola sono proprio le immagini che, in assenza di una trama elaborata e soprattutto dell’uso della parola, giocano il ruolo principale e vanno a determinare la riuscita o meno del film. Per quanto il montaggio sonoro sia realizzato ad hoc e faccia la sua parte, non saranno mai i suoni a permeare le scene di tensione ma le immagini, ampiamente descrittive e dettagliate, con movimenti che vanno a scandire il ritmo della pellicola costruendo un climax al “rumore” che innescherà una reazione a catena letale. Tutto non sarebbe stato possibile se non con un cast di tutto rispetto che regge alla perfezione tutta la pellicola, compresi i ragazzini, nessuno escluso. Tra tutti ovviamente spicca l’interpretazione di Emily Blunt, che riesce a trasmettere un ampio spettro di emozioni senza l’ausilio della voce, riuscendo anche a rendere intense ed efficaci scene che, senza il lato sonoro, avrebbero rischiato di risultare ridicole. Forse l’unica vera nota negativa della pellicola è il non aver voluto osare fino in fondo, la mancanza di quel tocco che poteva rendere la pellicola un peso massimo del cinema horror già dalle prime scene. L’uso eccessivo di musica extradiegetica, a tratti, spezza l’ansia proveniente dal silenzio per reindirizzare lo spettatore su una tensione più classica.

A Quiet Place – Un posto tranquillo è un film che richiama film come Cloverfield, Man in the Dark, Il Terrore del Silenzio e Alien -di cui abbiamo anche una splendida citazione- con un tocco alla M. Night Shymalan di The Village e Signs, una pellicola che non si addice a tutti i palati ma che cerca di farlo in alcuni punti, come per paura di essere troppo di nicchia. Resta comunque un film per palati raffinati, che non scade nei cliché che hanno ucciso gli horror moderni. Il film riesce ad emozionare lo spettatore, immergendolo per un ora e mezzo in uno dei più grandi nemici della società moderna, il silenzio.