[Recensione] American Gods 1×03 – Head Full of Snow

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“Quando ripenserai a questo giorno, penserai alla neve.”

Anche questa puntata di American Gods è archiviata e cavolo che viaggio surreale. Shadow(Ricky Whittle) è tormentato da visioni e incubi , non riesce ancora a credere a quello che gli viene raccontato, non collega i punti, non collega il nome Votan o quello di Chernobog(Peter Stormare) a nessuna delle vecchie storie che sentiva quando si parlava di mitologia, non sa o non vuole capire? La fantasia è realtà? Oppure il contrario?

Bryan Fuller e Michael Green in questa puntata si concentrano proprio su questa domanda, aggiungendo un ulteriore alone di mistero alla figura di Shadow Moon , che assume sempre più delle sfumature fantastiche, sa cavarsela in ogni situazione, sembra fatto per affrontare quello che gli viene tirato addosso , è la perfetta guardia del corpo per Mr Wednesday aka Odino aka Votan interpretato sempre magistralmente da Ian McShane.

La puntata è estremamente fedele a quello che Gaiman scrive, la penna dello scrittore aveva tratteggiato tanto bene gli avvenimenti e in modo così “peculiare” da rapire lo spettatore nella loro semplicità, infatti se uno dovesse riassumere questa puntata la riassumerebbe senza problemi con “Shadow e Wednesday compiono un furto.” e la cosa geniale è che funziona.

La struttura della puntata come al solito è molto libera, piazza avvenimenti onirici e racconti dalla grande trama di Anansi relativi agli altri dei quando meno lo spettatore se lo aspetta, stavolta ci addentriamo nell’immaginario esotico e meno inquietante ma più sacrale degli dei Egiziani, tra Anubi e i Jinn facciamo un salto nella caotica New York, che come melting pot di culture si riserva di essere anche il santuario per molti dei ed esseri antichi e dimenticati.

D’altronde “La morte non mi spaventa, è l’essere dimenticato che non potrei sopportare.” , Dice Wednesday in un istante della puntata.

Nella storia c’è anche spazio per lo sfortunato Mad Sweeney(Pablo Schreiber) che sempre più si incammina in un viaggio di autodistruzione.

Regia e fotografia sempre di ottimo livello, stavolta l’impianto si concede meno sporcizia e mette lo spettatore davanti ad un paesaggio innevato e tranquillo, quasi surreale che sembra tanto uscito da uno di quei racconti di Charles Dickens, ci sono persino dei personaggi pittoreschi.

Il cliffhanger finale è quello che più aspettavo dall’inizio della serie, dal lancio della moneta, dalla fortuna che ha iniziato a girare, finalmente Shadow non potrà più ignorare tutto quello che gli sta succedendo o magari quello che è destinato a vedere sarà pure peggio? American Gods è sempre stato una storia di dei e uomini, di uomini che si comportano come dei e di dei che non sono altro che uomini che tentano di sopravvivere che come immigrati si trovano in una terra che non gli appartiene e che li combatte, che non li prega, che non gli offre nulla, se non una caduta sempre maggiore nel dimenticatoio del mondo come osserva Zorya Vechernyaya non è più il tempo per loro di essere adorati, ma allora perché sono ancora vivi, a che cosa servono questi vecchi “dei” al mondo se ora c’è la tecnologia? A cosa servono dei rimandi alle vecchie origini quando possono essere salvate su dei pc? o memorizzate nei nastri della videosorveglianza? Qualcuno ha una risposta e quel qualcuno sarà proprio Wednesday? Solo una cosa è scritta Stavolta qualcuno morirà e potrebbe non tornare.