[Recensione] Ant-Man and the Wasp – Piccoli, Grandi Eroi

0
Ant-Man and the Wasp

Dopo lo sconvolgente Avengers: Infinity War, i fan dei cinecomic Marvel avevano decisamente bisogno di un film più leggero, in attesa della ripresa della storyline principale e lo scontro contro Thanos (anche se ancora non si sa come). Prima di Captain Marvel, che in qualche modo sarà collegato al terzo e al quarto film riguardante gli Avengers, i Marvel Studios hanno puntato sul secondo capitolo relativo al personaggio di Ant-Man, con l’atteso Ant-Man and the Wasp.

Paul Rudd torna quindi a vestire i panni di Scott Lang in un film leggero e decisamente meno serio, in cui la classica comicità della Marvel/Disney ha trovato uno dei suoi massimi sfoghi, fortunatamente non in maniera sguaiata come accadde con Thor: Ragnarok. L’umorismo è distribuito in maniera equilibrata e non risulta pesante, forte dell’atmosfera action ma alleggerito dal carattere spigliato di Lang. Peyton Reed, che torna alla regia dopo aver sorpreso pubblico e critica tre anni fa con il primo Ant-Man, è riuscito ancora una volta a confezionare una pellicola che si basa quasi totalmente sul concetto del mutamento delle dimensioni corporee dei personaggi, arrivando a trovare soluzioni visive estremamente convincenti. Questo, senza dubbio, è anche merito degli effetti visivi, che danno il meglio di loro nelle scene relative al mondo subatomico, e che vantano anche una fotografia digitale colorata e ben curata.

Reed si destreggia quanto basta alla regia, regalando allo spettatore scene action forse non memorabili, ma dirette con perizia e che assolvono perfettamente al loro scopo: intrattenere lo spettatore per tutta la durata del film, riuscendo anche a strabiliarlo in qualche momento. Non male per uno che solo tre anni fa veniva considerato un indegno rimpiazzo di Edgar Wright, principalmente a capo del progetto Ant-Man. Invece, contro ogni previsione, il regista non solo ha saputo gestire egregiamente il film precedente, ma ha addirittura migliorato la formula, in un certo senso, anche se questo secondo capitolo va ad uniformarsi totalmente al trend dei film leggeri in puro stile Marvel Cinematic Universe, perdendo parte della genialità intrinseca dell’idea che Wright aveva del personaggio (e comunque già pesantemente edulcorata già nel primo film di Reed). Potrebbe sembrare un male, ma del resto il regista non ha fatto altro che fare più suo il personaggio non appena ne ha avuto l’opportunità partecipando alla scrittura di Ant-man and the Wasp insieme allo stesso Rudd. I personaggi risultano ben scritti ed è ulteriormente sviluppato il rapporto tra il protagonista e Hope, quella Wasp interpretata dalla splendida Evangeline Lilly, che qui ha l’opportunità di dimostrare tutte le sue abilità di eroina, arrivando a formare una coppia action con Ant-Man che funziona anche più di quello che ci si sarebbe potuti aspettare.

Michael Douglas sembra aver preso ancora più sul serio il ruolo di Hank Pym, spendendosi totalmente per portarlo di nuovo sullo schermo, forse galvanizzato dal ruolo ancora più importante che svolge qui. Tra le new entry possiamo ammirare Lawrence Fishburne, nei panni di un personaggio che lascia lo spettatore con la voglia di vederlo sviluppato in futuro; Michelle Pfeiffer, sempre incantevole e credibile come prima Wasp, nonché madre di Hope e moglie di Hank, ma, soprattutto, Hannah John-Kamen, che qui interpreta il villain Ghost. Al di là del solito discorso circa la generale debolezza dei villain dei Marvel Studios, salvo qualche eccezione, il discorso qui si fa particolare. Ghost, infatti, è tradizionalmente uno dei villain fumettistici di Iron Man, ma qui è stato prestato al microcosmo (quasi letteralmente) di Ant-Man, e nonostante la sua caratterizzazione superficiale, funziona. Funziona perchè è gestito in modo che sia lo stesso spettatore a doversi immedesimare con lei, arrivando a capirne le motivazioni più profonde e quasi si fatica a vederla come un villain vero e proprio. Più cattivo in senso puro è invece il personaggio di Walton Goggins, che viene utilizzato più come ostacolo che mette nei guai i protagonisti, che come villain d’interesse.

Ant-Man and the Wasp è un cinecomic fresco, evidentemente pensato come divertissement estivo, senza alcuna pretesa: intrattiene, diverte e stupisce a livello visivo, con un utilizzo originale della cultura pop e forse più improntato sul genere fantascientifico, con molta ironia sugli stilemi che lo caratterizzano e tonnellate di spiegazioni fantascientifiche, omaggio ad un modo di fare cinema ormai molto distante. Ciò detto, non si sta parlando certo di un film da ricordare, ma di un cinecomic nella media, sicuramente ben realizzato e privo di autorialità, conformato ad una tendenza che ormai sta divorando una grande fetta del settore dell’intrattenimento cinematografico. Una moda che col tempo è destinata a dissiparsi, certo, ma quel giorno è ancora parecchio lontano. La verità è che Ant-Man and the Wasp è il tipo di film perfetto per spezzare la monotonia di un’estate cinematografica che ha riservato poche sorprese, si spera in The End? – L’Inferno Fuori, zombie movie italiano con protagonista Alessandro Roja, il Dandi di Romanzo Criminale- La Serie, che però rischia di essere eclissato proprio dal cinecomic Marvel. Speriamo nella curiosità del pubblico. Tornando a Ant-Man and the Wasp, il film è la prova di come ormai il sistema a puntate del Marvel Cinematic Universe funziona, con un episodio apparentemente a sé stante ma che incuriosisce il pubblico proprio perchè Ant-Man è stato uno dei grandi assenti in Infinity War.

Infine, invito gli spettatori che ancora non hanno guardato il film a rimanere fino ad almeno un minuto dopo i primi titoli di coda, per la scena post-credits che, in questo caso, ha un’enorme importanza. Del resto, si parlava di modello seriale poco fa, o sbaglio?


Di seguito potete visionare la recensione video di Ant-Man and the Wasp di Mattia Ferrari, aka Victorlaszlo88: