Kids With Guns – Lo strambo western di Capitan Artiglio | Recensione

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Kids With Guns

Scenari tipicamente western, una spietata banda criminale composta da tre fratelli, il bottino di una furto da recuperare in un vecchio cimitero, una ragazzina senza nome abilissima con le pistole, un’importante taglia che pende sulla sua testa e dei terribili cacciatori di taglie pronti a tutto per racimolare soldi e gloria. Cos’è, il nuovo film di Tarantino? No, perché a tutto ciò vanno aggiunti anche e sopratutto alieni e dinosauri, antichi e mistici teschi che donano poteri a chi li “legge” e tanta, tantissima anzi pop-culture! In un misto di elementi tra per l’appunto Tarantino, Stranger Things, Mad Max e One Piece.

Ecco, quanto brevemente tratteggiato sopra è Kids with guns, il nuovo e primo importante lavoro di Capitan Artiglio, giovane illustratore piemontese molto attivo e famoso sui social, che approda adesso su carta grazie a Bao Publishing proprio con Kids with guns. In redazione abbiamo avuto l’occasione di leggere in anteprima Il fumetto, che sarà presentato a Cartoomics (9-11 Marzo 2018) dall’editore, per poi essere disponibile nelle librerie, fumetterie e store online dal 15 Marzo.

In breve, in questo primo volume della trilogia con cui l’autore ha deciso di narrare la sua storia, ci viene raccontato di una ragazzina muta e senza nome, proveniente da un’altra dimensione (probabilmente la nostra, o quantomeno una molto similare ad essa) che viene coinvolta, un pò per caso e un pò per l’evolversi di eventi dei quali lei stessa è protagonista diretta, in una feroce caccia all’uomo nei confronti dei fratelli Doolin, ovvero i membri della banda criminale Doolin, e figli del grande ricercato Bill “la morte” Doolin. Come già detto in precedenza però, la storia si condirà presto di tanti elementi fantastici e non, come scontri tra sauri e l’uso di poteri straordinari o rivalità con altre pericolose bande criminali, che contribuiranno a rendere avvincente e interessante una trama che di base ha un pò il sapore di già visto. Grande merito di Capitan Artiglio infatti è quello di essere riuscito, quantomeno fino ad ora, a superare lì dove possibile, i cliché relativi al genere in questione; o meglio ancora forse, a non contare troppo su di loro per lo sviluppo dell’intera storia, ma riuscendo ad utilizzarli solamente come trampolino di lancio per la storia stessa.

Oltre a quanto scritto sopra, il fumetto è da considerarsi riuscito anche e sopratutto nella sua componente grafica. Lo stile di Capitan Artiglio si adatta benissimo agli ambienti aridi e desertici tipici del racconto western, ma anche a scenari fantasy o fantascientifici altrettanto presenti nell’opera. Ottima poi l’impostazione delle tavole, con personaggi ed elementi che spesso escono dalla loro vignetta di appartenenza e invadono la pagina, riuscendo comunque a mantenere intatta la loro funzione narrativa e migliorando la lettura sequenziale del fumetto. Sempre per quanto riguarda la parte prettamente grafica, il fumetto è pieno zeppo di citazioni e riferimenti ad una cultura pop che rimanda a fumetti, videogiochi, film e serie tv che hanno posto tanto nel cuore dell’autore quanto in quello dei lettori facenti parte del target di riferimento dell’opera.

Lì dove invece l’opera di Capitan Artiglio pecca, oltre che in qualche piccolo problema di storytelling legato ai flashback, è sopratutto nei personaggi. Troppo spesso quest’ultimi ci sono apparsi decisamente poco brillanti e con un spessore psicologico davvero esiguo. La cosa potrebbe anche essere voluta, in molte opere western infatti i personaggi sono poco più che degli stereotipi di ciò che rappresentano. In questo caso però ci sembra che si sarebbe potuto fare qualcosina di più, specie per quanto riguarda Dave, il padre adottivo della giovane protagonista che in più di un’occasione mostra una caratterizzazione psicologica lacunosa e troppo poco interessante per un personaggio così importante ai fini della trama.

In definitiva Kids With Guns è un fumetto divertente e interessante, adatto ad un pubblico di lettori molto vasto e che nel suo primo volume pone delle ottime basi per i successivi due. Una storia semplice e non troppo originale, ma che riesce comunque ad intrattenere e incuriosire il lettore grazie a delle originali scelte narrative e che nasconde una più o meno velata critica all’ipermediatizzazione che domina in pressoché ogni contesto del nostro tempo.

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