[Recensione] Rimetti a noi i nostri debiti – Riscatto, Rabbia e Debiti

0
Rimetti a noi i nostri debiti

Rimetti a noi i nostri debiti è un film del 2018, diretto da Antonio Morabito e con protagonisti Marco Giallini e Claudio Santamaria.

Guido (Claudio Santamaria) è un debitore, che avendo perso l’ultimo lavoro subisce un violento tentativo di recupero crediti, decide di perseguire anche lui quella professione, cercando di ripagare il debito con quello che può dare: ossia il suo tempo. Ad affiancare Guido ci sarà Franco (Marco Giallini), un esperto nel campo che lo porterà a scoprire tutte le sfumature del loro lavoro, sia quelle più piacevoli, ossia il rivalersi su quelli che possono pagare e non lo fanno, sia l’intimidire famiglie.

Il film si presenta come una storia di redenzione, un uomo che vuole rispettare il patto che ha firmato ed è disposto a tutto pur di riuscirci. Presto la pellicola inizia, però, a discostarsi da questa storia e inizia a concentrarsi di più sulla natura stessa del debito come fatto e della dimensione dell’uomo incaricato di riscuoterlo. Sarà proprio nella dimensione dell’uomo e della sacralità della “parola”, unica cosa rimasta di valore al debitore che il film giocherà più spesso, in modo abile e sottile, colpendo anche al cuore lo spettatore e disgustandolo.

I nostri due protagonisti Guido e Franco, sono il perfetto veicolo per far passare il messaggio. Morabito e Amedeo Pagani, entrambi accreditati sceneggiatori del film, ci presentano due personaggi che sono le due facce della Riscossione del debito, il debitore diventato Riscossore e il Riscossore che in un certo senso è anche lui debitore verso qualcun altro, verso se stesso, verso la famiglia, verso la sua condizione nella società, non c’è dato saperlo. Guido viene da subito etichettato dallo spettatore e anche dai personaggi del film come una persona buona, che cerca la dignità sopra a tutto e quando sembra averla trovata, non si rende conto di cosa ha invece barattato in cambio di quell’illusione. Franco è evidentemente quello che risulta avercela fatta alla fine del film, ma nel fatto non è così; lui, il migliore, vacilla un momento rivedendo un’umanità che credeva di aver perduto quando mise la veste aiutando Guido e facendolo entrare a contatto con un lavoro in cui serve lo stomaco. Certo su di lui possiamo fare tantissime congetture, non ci viene detto molto del suo passato, non ci danno flashback o altro ci viene dato solo il personaggio che è ora e da lì, da quelle piccolezze, quasi invisibili, lo riconosci, riconosci il disprezzo del debitore assolto che ora si riversa sugli altri.

La sceneggiatura fa dunque il suo lavoro tratteggiando dei personaggi che fanno nascere delle corrispondenze nello spettatore, per quanto essa non eccella dal punto di vista dell’intreccio o dei colpi di scena, prevedibili già fin dai primi venti minuti di film.

La regia messa in gioco da Morabito è molto Italiana, presta tantissima attenzione alla gestualità degli attori, ai paesaggi, a Roma, veramente sentita durante tutto il film. La sacralità è un elemento su cui la macchina da presa non indugia, ma anzi rende quasi più importante della scena stessa, in particolare rievoca molto figurativamente la differenza tra i personaggi e la loro visione del mondo.

Il comparto attoriale fa sicuramente il suo lavoro, ma spiccano ovviamente su tutti, Giallini e Santamaria che sono due mostri di recitazione e che convincono in ogni attimo che sono in scena, nessuno dei due prevale sull’altro, ma entrambi riescono a reggere l’essere al centro dell’attenzione.

Rimetti a noi i nostri debiti in definitiva è un buon film, non eccelso ma che riesce a far passare un messaggio importante, quale non perdersi quando la via sembra facile perché in fondo siamo tutti già morti.