[Recensione] Riverdale Stagione 2 – La cittadina del peccato

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Siamo arrivati anche alla fine di questa stagione di Riverdale, una stagione che in fin dei conti ha saputo nella sua prima parte inserire elementi interessanti e coordinati salvo poi perdersi nella seconda, riempita di inutili filler.
La stagione inizia proprio dal finale della scorsa, con Fred Andrews (Luke Perry) ferito da un colpo di arma da fuco al Pop’s Dinner da un misterioso uomo mascherato. Archie (Kj Apa) si ritroverà al suo capezzale, quando a raggiungerlo ci saranno Betty (Lili Reinhart), Veronica (Camila Mendes), Jughead (Cole Sprouse) e Kevin (Casey Scott); la situazione degenererà ulteriormente quando il misterioso uomo incappucciato, colpisce ancora, diventando una vera piaga per Riverdale. Come se non bastasse, Hiram Lodge (Mark Consuelos) è uscito dalla galera e si sta per riunire alla sua famiglia, con un piano per la cittadina di Riverdale e per le Lodge Industries che coinvolgerà Veronica, Hermione e anche il Southside.
Una premessa alquanto intrigante per una stagione che ha dimostrato di sapere sempre essere come la prima stagione ma che in più punti si è annacquata. I primi 9 episodi della stagione, quindi da “A Kiss Before Dying” fino a “Silent Night, Deadly Night”, avevano ancora quell’alone di mistero e terrore misto a teen drama che caratterizzò la prima stagione, per quanto sopra le righe e per quello che sono riusciti a fare hanno anche aggiunto personaggi e sotto trame possibilmente da riprendere in seguito. In sé non vi è nulla di particolarmente indecente in questi primi 9 episodi, infatti, i problemi vengono dopo.
I successivi tredici fanno avverare le paure di chi ha seguito la serie fin dall’inizio, ossia che il numero elevato di episodi sarebbe potuto veramente essere un difetto in questa seconda stagione. In parte è stato esattamente così. Infatti, da una parte abbiamo avuto la possibilità di scoprire di più sugli altri personaggi e di vederli più presenti e più coinvolti, con un senso di coralità maggiore, da FP Jones (Skeet Ulrich) ad Alice Cooper (Madchen Amick), dall’altra ha richiesto l’aggiunta di misteri e pericoli non necessari, come Chic (Hart Denton), personaggio losco fin dall’introduzione, la cui storia è stata inutilmente allungata più del dovuto. Sottotrama che ha coinvolto fin troppo Betty e Jughead in affari che non potevano permettersi di affrontare, soprattutto con le macchinazioni di Hiram in moto. Non è un caso, infatti, che appena Chic è stato eliminato dall’equazione, la serie si è di nuovo concentrata su Hiram e sui personaggi che contrattaccavano alle sue macchinazioni ed è così tornata in carreggiata. Così l’attenzione persa in quegli inutili episodi è stata catturata di nuovo da scioccanti sviluppi.
Gli ultimi episodi, prettamente quelli che vanno da “A Night to Remember ” fino al finale, “Brave New World”, hanno saputo riportare nello show quella verve e quelle situazioni drammaticamente sopra le righe della prima stagione, creando un’ ultima corsa finale dannatamente divertente da percorrere, e che in parte redime i precedenti 8 episodi quasi inutili. Certo, nella parte centrale della serie vi sono comunque dei buoni spunti e degli episodi anche in pieno stile Riverdale, che un’occhiata la meritano sicuramente come “The Hills have Eyes” o “Prisoners”, che si riveleranno anche utili per gli sviluppi ultimi della stagione, soprattutto per i personaggi di Archie e Veronica, trascinati sempre di più su una strada impervia da Hiram.

La gang di Archie, è stata quella che di più ha subito le macchinazioni del padre di Veronica e la minaccia opprimente del Black Hood, in una stagione che se possibile era quanto più una dichiarazione d’intenti, con vari personaggi, tra cui FP, Alice e Fred che dovevano accondiscendere al fatto che i loro figli stessero determinando la loro strada su un percorso battuto già da loro in giovane età. L’evoluzione di Cheryl Blossom (Madeleine Petsch) è stata sorprendentemente coerente, nonostante fosse una svolta particolare rispetto alla sua controparte a fumetti, ma ha permesso anche a Betty di definire ulteriormente la sua personalità, che ne è uscita migliorata da questa insolita alleanza/amicizia tra cugine.
Nella stagione molte alleanze e amicizie sono forgiate, soprattutto con i personaggi provenienti dal Southside protagonisti quanto la gang di Archie della seconda parte di stagione, ma purtroppo non tante quanto ce le si poteva aspettare, infatti, solamente Sweet Pea (visto brevemente stagione uno) e Toni Topaz acquisiscono di importanza come esponenti giovani dei Serpent, ma proprio per questo motivo, l’integrazione di una “città” praticamente a parte si fa sentire molto poco nell’economia della serie, se non quando strettamente necessario oppure quando abbiamo Jug o FP in scena.
Per quello che riguarda Black Hood, è stato un buon villain di metà stagione probabilmente, anche se come molti altri “cattivi” che abbiamo avuto quest’anno, tra cui anche Penny, quello più terrificante, il lupo in mezzo agli agnelli, per quanto, passatemi il termine, non è proprio così è Hiram Lodge. Black Hood era terrificante per la sua imprevedibilità e per il suo essere un personaggio fuori dalle schematiche sociali e di Riveriate, mentre altri come Penny Peabody, avevano e hanno tuttora un ruolo di primo piano nelle storyline di Jughead e FP. Proprio per la loro relativa minaccia, Hiram è il più spietato e pianificatore, che non cede neanche davanti agli imprevisti situazionali e che non si fa problemi non solo a usare la figlia, ma a usare il suo affetto per lei, per convincersi che ciò che fa è giusto e per convincere tutti quelli attorno a lui che è così.
In definitiva la seconda stagione di Riverdale ha sofferto di una quantità non necessaria di episodi, per quanto siano la norma per una serie del genere, ma è anche vero che non si può navigare tanto a vista quanto si è fatto in parte, con questa seconda stagione. Sarebbe meglio concentrarsi su un numero di episodi minore, 16/18 sarebbero l’ideale, per dare la possibilità a tutti i personaggi di avere un loro arco e per evitare di trovarsi di nuovo ad assistere a una lunga sequela di filler. Filler, spesso con trame che sembrano essere più grandi dei personaggi stessi, per poi risolversi in bolle di sapone o non venire chiuse completamente, magari in vista di possibili sviluppi che in troppi casi saranno imprevedibili poiché non necessari.


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