[Recensione] Shipwreck di Warren Ellis e Phil Hester

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Warren Ellis è uno di quei nomi del panorama del fumetto americano che richiama a se molti appassionati, affascinati dallo stile di scrittura che i lettori di Planetary e del più recente Injection ormai conoscono molto bene. E proprio come Injection, è sempre Saldapress a portare nel nostro paese un nuovo titolo scritto dal fumettista britannico, che questa volta realizza, in coppia con il disegnatore Phil Hester, la sua nuova serie per la Aftershock Comics.
shipwreckGiocando sulla ridondanza della parola “shipwreck“, letteralmente “naufragio“, Ellis apre la sua storia in medias res, mostrando il protagonista, il dottor Shipwright, naufragato in un luogo ignoto durante una missione spaziale. Il dottore è infatti un pioniere dell’esplorazione dimensionale, esperienza che viene messa a disposizione dell’umanità per trovare un nuovo pianeta abitabile dopo che la Terra ha cominciato il suo inesorabile declino. Ma dopo un vero e proprio ammutinamento da parte di un membro della spedizione, ora Shipwright si è perso. Ma dove? Ha effettivamente raggiunto una Terra alternativa? Oppure sta solo percorrendo la strada attraverso l’inferno, popolato da personaggi grotteschi che, esattamente come nel peggior girone dantesco, non fanno altro che confondere ulteriormente la povera anima?
Una delle principali caratteristiche dello stile di Ellis è proprio quella di saper spiazzare il lettore, catapultandolo in storie in cui è difficile capire cosa sia reale e cosa sia frutto dell’immaginazione dei personaggi (o, nel caso abbiate letto Injection, di un’isteria di massa). Shipwreck non si discosta da questi stilemi: come già accennato, i personaggi che il malcapitato Shipwright incontra sono figure sadiche e malvagie, che quasi si divertono a giocare con la sua mente confusa nel corso del viaggio. Il suo incedere da un “girone” all’altro e la successione dei personaggi, oltre alla loro “psicologia”, personalmente, ha riportato alla mente il cast di personaggi che popola il mondo di Sandman, creato da Neil Gaiman, che condivide che questa storia una certa vena onirica. A fare un po di chiarezza (ma non abbastanza da rendere la storia chiara e pienamente comprensibile) ci pensano alcuni fugaci flashback, che mostrano lo sviluppo della spedizione, le relazioni interpersonali che si creano a bordo dell’astronave, fino ad arrivare poi al tradimento di uno dei partecipanti, sopravvissuto anche lui al naufragio e che anima il desiderio di vendetta del dottore lungo tutto il suo viaggio. Pregio della storia è anche il senso di inadeguatezza di Shipwright che riesce anche a toccare il lettore: come l’umanità stessa sta cercando di fare nella storia (ma che alle volte siamo tutti tentati di fare), il protagonista cerca sempre di fuggire dalla sua condizione, compiendo una vera e propria “fuga in avanti“.
Anche il viaggio, dopo quello del naufragio, sembra essere un tema ridondante lungo tutta la lettura. Arrivati alla fine di questo viaggio però ci si potrebbe ritrovare non appagati, in quanto si tratta di una conclusione che non spiega e non chiarisce nulla di quanto letto prima. Sia ben chiaro, era sicuramente l’intento dello scrittore di lasciare al lettore la libera interpretazione del proprio lavoro, ma questi si ritrova con talmente pochi elementi chiari e precisi che, se fossero stati meglio risaltati, avrebbero concluso degnamente questa lettura.
Sicuramente l’atmosfera che permea Shipwreck non sarebbe stata la stessa se ad illustrarla fosse stato un disegnatore diverso da Phil Hester. Sfogliando le pagine, le sensazioni di disagio ed angoscia diventano palpabili grazie alle sue matite, in particolare nelle situazioni più violente e splatter della lettura.
Shipwreck è dunque un progetto riuscito probabilmente solo a metà: i presupposti e le intenzioni di Ellis sono molto intriganti e ricchi di spunti di riflessione, ma che purtroppo sembrano scemare una volta che ci si appresta a concludere la lettura