[Recensione] Suburra – Il Film, la Roma criminale di Stefano Sollima

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Quando nel 2015 uscì al cinema Suburra, si era da poco entrati nella Gomorra-mania; Il film arriva quindi dopo il grande successo della serie tv basata sul libro di Roberto Saviano e il nome di Stefano Sollima era già noto al grande pubblico grazie a Romanzo Criminale, considerata fino a pochi anni fa la “miglior serie tv italiana di sempre” e dopo ACAB – All Cops Are Bastards lo era anche di più, quindi anche questa pellicola nasce sotto un buon segno diciamo. Suburra è il tentativo di Sollima di portare sul grande schermo una storia di crimine e corruzione con lo stile che ha contraddistinto le precedenti serie tv di successo del regista Romano.

Tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo e ambientato a Roma, Suburra racconta di tre storie criminali che si andranno ad intrecciare l’un l’altra durante un arco temporale ben preciso, dal 5 novembre al 12 novembre 2011, giorno delle dimissioni di Silvio Berlusconi e della caduta del governo.  Filippo Malgradi (Pierfrancesco Favino) è un parlamentare corrotto che si trova immischiato in uno scandalo di prostituzione, Sebastiano (Elio Germano) è un organizzatore di eventi che eredita i debiti del padre verso un boss di una famiglia criminale di zingari (Adamo Dionisi), il Samurai (Claudio Amendola) è un ex membro della Banda della Magliana che si impegna per mantenere la pace tra i clan rivali per portare a termine il proprio progetto ovvero costruire una “nuova Las Vegas” sul litorale di Ostia. Queste sono le tre vicende che si intrecciano in una spirale fatta di violenza, ricatti e corruzione che vedrà coinvolti anche il giovane boss criminale Numero 8 (Alessandro Borghi) e l’escort Sabrina (Giulia Elettra Gorietti).

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Pierfrancesco Favino nel ruolo di Filippo Malgradi

Poco da dire sulla messa in scena della pellicola, Sollima si conferma un maestro nel creare atmosfere suggestive adatte al mondo della malavita (grazie anche alla fotografia di Paolo Carnera) che tanto ama raccontare, le luci artificiali urbane fanno da padrona la scenografia e l’estetica è molto vicina a quella di Gomorra – La serie, così come la gestione delle scene chiave del film sono paragonabili a quella della serie tv made in Sky. Sollima mostra una Roma tenebrosa, gotica e quasi perennemente soggetta a piogge e temporali, una Capitale molto simile a Gotham City sia per le atmosfere tenebrose sia per il male che aleggia in città rappresentato dai numerosi gruppi criminali e dalla corruzione che ha inondato la politica e l’economia di una Città Eterna in piena decadenza. I paesaggi di Ostia invece riportano alla mente i film di Claudio Caligari e in particolare Non essere cattivo (non a caso c’è Alessandro Borghi). I criminali di Suburra però sono eccessivamente malvagi e mostrano degli atteggiamenti da “cattivoni” che in alcune scene sembrano un’esagerazione. La radicale negatività dei personaggi è messa in scena da un cast formidabile, l’interpretazione più credibile è senza dubbio quella di Claudio Amendola nei panni del Samurai, un personaggio solido e potente che cerca di riportare ordine in un mondo criminale dove regna il caos, non da meno sono le interpretazioni di Pierfrancesco Favino, Alessandro Borghi, Elio Germano e di tutto il cast che si rivela un punto di forza della pellicola.

Diversamente da quanto ci aveva abituato Sollima con i suoi precedenti lavori, le meccaniche che muovono le organizzazioni criminali appaiono superficiali e poco convincenti. L’Italia si trova sull’orlo del baratro, il governo sta per crollare, il Papa è pronto a dimettersi. Sollima accenna questi eventi catastrofici ma non approfondisce mai le dinamiche che si celano dietro la facciata. È gestito meglio invece il tema del rapporto padre-figlio che ritroviamo numerose volte nel film, generazioni diverse si scontrano e i figli portano il peso delle aspettative e del paragone con i genitori. Sebastiano farà i conti con i misfatti del padre anche dopo la sua morte, Numero 8 invece si dovrà confrontare con Samurai che rappresenta il “padre della malavita romana” al quale nega il rispetto.

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Samurai(Claudio Amendola) e Numero 8(Alessandro Borghi)

Suburra è una buona pellicola che testimonia a pieno la sensibilità e il talento di Stefano Sollima nel dipingere dei paesaggi infusi di squallore e povertà. Talento che è stato riconosciuto anche ad Hollywood, infatti il regista dirigerà Soldado, il sequel di Sicario di Denis Villnueve (Arrival, Blade Runner 2049). Da pochi giorni è uscita su Netflix la serie tv prequel di Suburra che inizialmente vedeva coinvolto il regista romano prima che abbandonasse il progetto. Serie che segue l’onda del successo internazionale di Gomorra e stipula l’inizio dell’avventura Italiana su Netflix.