[Recensione] Thor: The Dark World di Alan Taylor – Il punto più basso del Marvel Cinematic Universe

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Thor the dark World

Dopo il primo noioso capitolo, Thor fa il suo ritorno sul grande schermo co Thor: The Dark World, l’ottavo film del Marvel Cinematic Universe, diretto da Alan Taylor.
Si poteva sperare in un miglioramento dopo il tentativo di Thor (2011) eppure non ve n’è traccia.

Il primo punto che va affrontato, quando si parla di questo film è sicuramente quello della sceneggiatura, della storia e dell’intreccio.
Quest’ultima non ha grossi difetti, è abbastanza semplice (quasi banale) e non è nemmeno qualcosa di memorabile. Sfrutta, in linea generale, lo stesso canovaccio adottato per il primo Thor, e questo non può che essere un punto a sfavore. Guardando questo film si ha la costante sensazione di star assistendo a qualcosa di già visto (e pure più volte), che non può stupire davvero in alcun modo e che non avrà chissà quale influenza su questo universo cinematografico. C’è un continuo ricorso agli archetipi di questo genere cinematografico e tutti gli avvenimenti sono assai prevedibili e scontati. Neanche i due colpi di scena fondamentali (legati ad un personaggio in particolare) riescono a convincere fino in fondo, soprattutto perché il secondo annulla parzialmente il primo ed è gestito in modo davvero banale, quasi nullo, nella terza pellicola. Un altro difetto, anche se consequenziale alla scrittura, è la durata. Il film dura un’ora e cinquanta minuti e il ritmo, palesemente sbilanciato, porta a credere che tutto accada ad una velocità incredibile, supersonica. Non c’è il giusto spazio per i personaggi, per i loro rapporti e, soprattutto, per il villain, Malekith.
La sceneggiatura è tanto banale che gni colpo di scena, rende ancor più inutile il villain e non lascia scampo allo spettatore, che uscito dalla sala non si è nemmeno reso conto di quello che ha visto. Sembra che il film sia stato messo insieme su una bozza di sceneggiatura più che su una vera e propria.

Ora dobbiamo parlare del secondo punto, che ormai è una consolidata politica aziendale dei Marvel Studios, ossia mettere gli eroi come punto focale delle pellicole, dandogli la “priorità”, a livello di scrittura, sui villain Questa politica di per sé non è sbagliata, ma ciò non giustifica minimamente il Malekith interpretato da Christopher Eccleston. Un personaggio scialbo che non ha nulla di davvero interessante da dire, che non compie alcuna azione davvero incisiva e, in sintesi, che è caratterizzato in modo talmente superficiale che in confronto Whiplash potrebbe essere un personaggio shakespeariano. È senza ombra di dubbio il punto più debole del film e forse il peggior villain del MCU, un motivo in più per interrogarsi sul perché scomodare il povero Eccleston, che poco ha potuto fare per rendere più credibile il personaggio.
Il film sintetizza in una sola pellicola tutti quelli che sono i difetti dei film dell’MCU: villain con lo spessore di un foglio di carta, una regia anonima manovrata più dalla produzione che dall’estro del regista, umorismo becero e fuori luogo.

Quest’ultima caratteristica, viene persino esponenzialmente ampliata in Thor: Ragnarok, il cui umorismo viene direttamente da questa seconda pellicola dedicata al Dio del Tuono: battute fuori luogo, imbarazzanti, dedicate specificatamente ad un pubblico di bambini, ma che, in fin dei conti, non fanno ridere nemmeno gli infanti.
Il film parte per essere puro intrattenimento: non c’è una morale di fondo, non troviamo significati nascosti o metafore, niente di niente. È una roba talmente scialba e insensata che sfido chiunque a ricordarsi della trama un quarto d’ora dopo averlo visto.
Pur essendo utile ai fini generali dell’MCU (l’aether infatti è una delle Gemme dell’Infinito che vedremo in Infinity War, la gemma della realtà), il film risulta un disastro persino per la stessa saga di Thor, dato che il finale aperto viene immediatamente vanificato nelle prime scene di Ragnarok.
Non so davvero come sia possibile, ma un film del genere riesce pure a mutilare gli attori, come a privarli della loro capacità recitativa: una Natalie Portman, Premio Oscar nel 2011, totalmente monoespressiva, Anthony Hopkins, che non ha certo bisogno di presentazioni, ridotto a recitare due battutine in croce.

In conclusione, Thor: The Dark World è nient’altro che la cronaca di un disastro.
Non un “disastro annunciato”, perché dopo il primo Thor tutti si aspettavano un miglioramento almeno in fase di sceneggiatura e, almeno in pre-produzione, le cose sembravano procedere per il meglio, non come Fantastic Four, tanto per fare un esempio.
Però, Thor: The Dark World rimane comunque un disastro, il peggior film dell’MCU, persino peggio di Iron Man 2.

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