Dopo l’esaltante Promising Young Woman, opera prima della regista e attrice Emerald Fennell, storia di vendetta ed emancipazione, la cineasta inglese torna in pompa magna con una pellicola esplosiva, sporca, esplicita sull’ossessione di un giovane studente per un suo compagno di corso. Come nella migliore tradizione del romanzo di formazione, Saltburn segue la costruzione e decostruzione del suo personaggio all’interno di un ambiente sopra le righe, eco di un cinema del passato che inevitabilmente richiama Pasolini e Fellini in un agglomerato di corpi e fluidi che dipingono un affresco monumentale, scorretto, eccessivo e lontano dal politicamente corretto. Saltburn è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma ed è prodotto da MGM, Amazon e LuckyChap Entertainment, la casa di produzione di Margot Robbie e Josey McNamara.

La storia segue uno studente dell’Università di Oxford, Oliver Quick (Barry Keoghan), che si ritrova attratto dal mondo dell’affascinante e aristocratico Felix Catton (Jacob Elordi), che lo invita a passare l’estate a Saltburn, la spettacolare tenuta di famiglia. Proprio a Saltburn inizieranno a verificarsi inquietanti e perversi avvenimenti che metteranno in luce un aspetto poco idilliaco della tenuta della famiglia Catton.

SaltburnSaltburn è forse la cosa più lontana da Promising Young Woman che si potesse immaginare, capace di mettere in mostra l’ormai confermato talento eclettico di Fennell. Se nel primo caso, la vendetta da parte di una donna vittima di stupro architettato in modo chirurgico, incontrava le tematiche femministe e di emancipazione, nel secondo tutto ciò che può essere socialmente accettabile viene da subito dileguato, dando origine ad un racconto perverso ed inquietante dove a risplendere sono due delle interpretazioni maschili più accattivanti e interessanti dell’anno. Da un lato Oliver, un ragazzo del ceto medio che si ritrova catapultato nel mondo patinato della Oxford del 2006 in cui rampolli di famiglia, tra ore di studio nelle immense biblioteche a feste da perdere i sensi, trascorrono le loro giornate nella fumosa atmosfera dell’Università. Rampolli tra i quali spicca l’affascinante e bellissimo Felix di cui Oliver si ossessiona profondamente tanto da cercare qualsiasi modo pur di entrare nella ristretta cerchia delle sue amicizie. Sarà proprio un gesto gentile da parte di Oliver nei confronti di Felix a far nascere tra i due un’amicizia speciale che porterà a risvolti inaspettati.

Emerald Fennell in forma smagliante si fa autrice di una storia sporca, torbida, scioccante, rivolta principalmente ad un pubblico di millennials, con uno sguardo al cinema dei primi anni duemila e a quello del passato. Non è un caso notare somiglianze piuttosto palesi con Il Talento di Mr. Ripley o ancora con produzioni televisive come Gossip Girl, il tutto inserito perfettamente nel contesto degli anni in cui Saltburn è ambientato. Ed è così che tra la prima edizione di Harry Potter e i Doni della Morte e un karaoke di Low di Flo-Rida e T-Pain la storia di Oliver e Felix si rivela, con uno sguardo attento al passato ma anche ad opere contemporanee, una su tutte Ready or Not, con il quale non condivide la parte horror, ma il sotto testo sociale. Da un lato il bellissimo e ormai affermatissimo Jacob Elordi, in un ruolo cucito perfettamente su di lui, affascinante, tenebroso e ribelle, con una vena malinconica che stratifica il suo personaggio.

Dall’altro Barry Keoghan, faro luminosissimo di Saltburn, in una performance ai limiti della perfezione, tra sfumature umoristiche ad inquietanti atteggiamenti. Il giovane attore irlandese, reduce di una nomination all’Oscar per il bellissimo Gli Spiriti dell’Isola, condensa il suo particolare modo di approcciarsi ai personaggi che ricopre, in un’interpretazione memorabile che al suo interno ne contiene altrettante. In Oliver è possibile ritrovare la perversione del suo Martin Lang ne Il Sacrificio del Cervo Sacro, la dolcezza di Dominic de Gli Spiriti dell’Isola, l’inquietudine del suo Joker in The Batman, in una performance completamente lontana dalle sue precedenti, scrigno della sua versatilità attoriale. A loro si uniscono Rosamund Pike, Richard E. Grant, Alison Oliver, Archie Madekwe nei ruoli della stravagante, felliniana famiglia di Felix, che tra lusso, abiti da sera, feste che sembrano rituali orgiastici creano illusione all’interno del mondo della tenuta di Saltburn che già di per sé è un’illusione, in cui sesso, violenza, scambio di qualsiasi fluido corporeo, sembrano trovare terreno fertile.

Un affresco visivo incredibile, Saltburn è bellezza allo stato puro, dai visi dei suoi interpreti alla messa in scena, magistralmente catturata dall’occhio attento di Fennell in inquadrature e movimenti che presi singolarmente potrebbero essere un quadro. Dagli accostamenti cromatici, alle luci e ai costumi, tutto è perfettamente contestualizzato ed inserito in una cornice spettacolare fotografata con maestria da Linus Sandgren, direttore della fotografia di La La Land e Babylon di Damien Chazelle che sembrano trovare in Saltburn il perfetto mix. Fatta eccezione per alcune lungaggini evitabili nel finale, la scrittura di Saltburn è volutamente verbosa e teatrale alternandosi tra profondi monologhi a divertenti ma riflessivi sipari, che vedono come protagonisti i famigliari e i domestici di casa Catton, ricca, stravagante ma con una maledizione che presto li metterà di fronte all’impensabile.

Saltburn di Emerald Fennell è quanto di più eccessivo, sopra le righe, sporco si possa chiedere al cinema contemporaneo. Cinema che ormai sembra non voler osare o scioccare i suoi spettatori, che in questo caso potrebbero restare fortemente turbati da alcune scene e direzioni narrative. Un affresco visivamente eccellente che ricalca un cinema pasoliniano e felliniano, con uno sguardo attento all’epoca in cui è ambientato e un occhio di riguardo per il futuro. Fennell alla sua seconda prova dietro la macchina da presa, si dimostra un’autrice eclettica e soprattutto consapevole della direzione del suo cinema nonostante le due pellicole non abbiano nulla in comune. Saltburn è una bomba ad orologeria pronta a scoppiare e a lasciare effetti catastrofici dietro di se in cui corpi e fluidi dipingono un affresco monumentale, scorretto, eccessivo e lontano dal politicamente corretto.


Saltburn diretto da Emerald Fennell arriverà in Italia nel 2024. Ecco il trailer ufficiale del film:

RASSEGNA PANORAMICA
Saltburn di Emerald Fennel
9
Articolo precedenteFoto di Famiglia di Ryōta Nakano – Un delicato film sul valore dei ricordi fotografici | Recensione
Articolo successivoMetal Gear Solid: Master Collection Vol. 1. – Mostrati 40 minuti di gameplay
Classe 1995, laureato in critica cinematografica, trascorro il tempo tra un film, una episodio di una serie tv e le pagine di un romanzo. Datemi un playlist anni '80, una storia di Stephen King e un film di Wes Anderson e sarò felice.
saltburn-ossessione-e-perversione-nel-nuovo-film-di-emerald-fennell-recensione-speciale-roff18Saltburn di Emerald Fennel è quanto di più eccessivo, sopra le righe, sporco si possa chiedere al cinema contemporaneo. Cinema che ormai sembra non voler osare o scioccare i suoi spettatori, che in questo caso potrebbero restare fortemente turbati da alcune scene e direzioni narrative. Un affresco visivamente eccellente che ricalca un cinema pasoliniano e felliniano, con uno sguardo attento all’epoca in cui è ambientato e un occhio di riguardo per il futuro. Fennell alla sua seconda prova dietro la macchina da presa, si dimostra un’autrice eclettica e soprattutto consapevole della direzione del suo cinema nonostante le due pellicole non abbiano nulla in comune. Saltburn è una bomba ad orologeria pronta a scoppiare e a lasciare effetti catastrofici dietro di se in cui corpi e fluidi dipingono un affresco monumentale, scorretto, eccessivo e lontano dal politicamente corretto.

Lascia un commento