Scappo a Casa – Il film di Enrico Lando con protagonista Aldo Baglio | Recensione

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Scappo a casa

Dopo aver realizzato il loro ultimo film “Fuga da Reuma Park” nel 2016, che si era dimostrato un flop sia per la critica, sia soprattutto per il botteghino,  si era sentito poco parlare del trio composto da Aldo, Giovanni e Giacomo. A distanza di tre anni dalla sua ultima apparizione sul grande schermo, Aldo Baglio torna al cinema, e questa volta è, dopo ben 22 anni di onorata carriera cinematografica assieme al suo gruppo, lo fa da totale protagonista del film in questione, che ha anche scritto e ideato. Nei giorni scorsi si è fatto un gran parlare di questa pellicola, specialmente i fan del trio comico erano molto scettici e temevano potesse seguire quella triste direzione intrapresa dalle ultime produzioni filmiche targate Aldo, Giovanni e Giacomo. Lo diciamo subito, il film non ha certamente quelle scene memorabili dei primi straordinari film di Aldo, Giovanni e Giacomo, ma c’è però qualcosa di interessante, anzi! Di molto interessante.

Per Michele (Aldo), quel che conta è apparire: far colpo sulle belle donne (solo tra l’altro per accumulare punti su un’applicazione di incontri), guidare lussuosissime automobili (non perché ne sia proprietario ma perché lavora come meccanico nella concessionaria che le vende) e curare maniacalmente il proprio aspetto esteriore e la propria energia psicofisica (anche con l’aiuto di un parrucchino e di qualche farmaco stimolatore). È in oltre, un assiduo frequentatore dei social network, che gli permettono di diffondere tale immagine desiderata ma irreale di sé. La sua vita superficiale però lo rende inevitabilmente solo, concentrato su se stesso e intollerante verso qualsiasi forma di diversità: È il classico italiano medio schiavo degli status symbol, che disprezza tutto ciò che non appartiene al suo (seppur falsificato) mondo. Per Michele, volendo citare Caparezza, se non parli di figone e non indossi vesti buone, se insomma non rientri nel mito dell’italianissimo maschio Alpha, sei disprezzabile e da allontanare come la peste. Ma il destino si sà, è bizzarro e  ha in mente per lui una vendetta tanto diabolica quanto spassosa: Quando Michele andrà a Budapest per lavoro infatti, sarà vittima di alcuni incidenti tragicomici da cui scaturiranno strani incontri, avventure impreviste e fughe rocambolesche destinate a stravolgere la sua vita per sempre

La parte focale del film è ambientata proprio a Budapest, che dopo essere stata presentata allo spettatore con delle riprese abbastanza da cartolina, riesce a trasportare nel vivo della pellicola. Dopo i divertenti equivoci di Budapest infatti, Michele si dovrà rapportare con uomini e donne non solo stranieri, ma di etnia africana, e dunque neri. Michele condividerà con loro il carcere a seguito della sua presunta immigrazione. Nella prima metà del film il suo protagonista, Michele odia moltissimo gli extracomunitari, ma nel corso della pellicola, il confronto con l’altro, la condivisione di spazi e tempi, gli permetterà di cambiare e di redimersi. Il problema del film, purtroppo però sta nella sceneggiatura, perchè quanto raccontato precedentemente, per quanto bello e importante sia, avviene in maniera troppo rapida e il rapporto tra i personaggi non ha il giusto tempo d’evoluzione, anche se i dialoghi e i momenti che ci sono tra loro sono ben costruiti.

In sostanza, il film ha dei momenti buoni che fanno molto ridere, anche se forse un pizzico troppo lunghi,  e a volte anche riflettere. Molto carine sono le numerose citazioni a Tre Uomini e una Gamba e a Così é la vita. Enrico Lando, il regista del film, già regista dei 2 film dei Soliti Idioti e di Pio e Amedeo, ha fatto il suo, e rispetto alla sua filmografia precedente, questo è senz’ombra di dubbio il suo miglior prodotto. Concludendo, se vi piace Aldo probabilmente lo amerete, se non vi piace vi troverete di fronte ad una commedia italiana a tratti superiore alla media.