Dopo uno sviluppo abbastanza travagliato, con ritardi e posticipi, arriva finalmente, dal 27 febbraio su Disney+, la miniserie prodotta da FX che adatta il popolare primo romanzo della Saga Asiatica di James Clavell, Shōgun: il nuovo adattamento, dopo quello del 1980, del celebre lavoro di Clavell, era stato inizialmente assegnato a Ronan Bennett e Tim Van Patten ma, anche a causa di diversi lavori di riscrittura, al timone delle vicende ambientate nel Giappone del 1600 sono saliti Justin Marks e Rachel Kondo. Non sapremo mai cosa avremmo potuto aspettarci da Bennett e Van Patten ma, senza ombra di dubbio, possiamo dire che il duo formato da Marks e Kondo ha svolto un ottimo lavoro, consegnandoci una serie decisamente valida sotto molti punti di vista.

Shōgun è ambientata in Giappone nell’anno 1600, all’alba di una guerra civile che segnerà un secolo. Lord Yoshii Toranaga che sta lottando per la sua vita mentre i suoi nemici nel Consiglio dei Reggenti si coalizzano contro di lui. Quando una misteriosa nave europea viene ritrovata abbandonata in un vicino villaggio di pescatori, il suo pilota inglese, John Blackthorne, arriva portando con sé segreti che potrebbero aiutare Toranaga a ribaltare le sorti del potere e a distruggere la temibile presenza dei nemici di Blackthorne, i preti gesuiti e i mercanti portoghesi. I destini di Toranaga e Blackthorne diventano inestricabilmente legati alla loro interprete, Toda Mariko, una misteriosa nobildonna cristiana, ultima di una stirpe caduta in disgrazia. Mentre serve il suo signore in questo scenario politico difficile, Mariko deve conciliare il suo legame ritrovato con Blackthorne, il suo impegno verso la fede che l’ha salvata e il suo dovere nei confronti del padre defunto.

ShōgunDal punto di vista narrativo, gli showrunner e gli sceneggiatori di Shōgun, Maegan Houang, Rachel Kondo, Justin Marks, Emily Yoshida, Shannon Goss, Matt Lambert e Caillin Puente svolgono un lavoro decisamente valido, riuscendo ad essere abbastanza fedeli al romanzo di Clavell, adattandolo in maniera egregia allo schermo, e mantenendo soprattutto l’enorme fascino dell’ambientazione e delle vicende, con un Giappone feudale che trasmette tutto il suo enorme ascendente, anche a chi non ne è strettamente appassionato, con una vicenda di intrighi politici, guerra, destino, tradizione e scontro culturale che abbraccia diversi punti di vista e che riesce, soprattutto, nel difficile compito di non ridurre tutto ad uno scontro tra buoni e cattivi, dandoci personaggi sfaccettati e complessi, tutti apprezzabili e detestabili allo stesso tempo.

A partire dai tre protagonisti, Blackthorne, Toranaga e Mariko, nessuno dei tre darà mai la sensazione di essere completamente positivo o negativo, ma anzi, ci saranno momenti in cui lo spettatore dovrà mettere in dubbio la sua empatia nei confronti di questo o quel personaggio, e questo vale per i protagonisti come per i personaggi meno importanti, come Buntaro o la cortigiana Kiku.

Anche il ritmo decisamente lento con il quale si svolgono le vicende non è da considerarsi un difetto, tutto sommato, visto che ben si sposa con una narrazione che copre un arco temporale discretamente ampio e che si prende il suo tempo tra momenti di meditazione, di scoperta, cerimonie del tè e disquisizioni tra diversi modi di intendere la vita, la morte, il destino e la lealtà, con una contrapposizione tra gli ideali europei e quelli orientali sempre ben rappresentati dal personaggio di John Blackthorne, a volte spaesato, a volte arrogante, a volte accondiscendente, sempre alla ricerca del punto di contatto tra due mondi decisamente diversi tra loro mentre cerca di sopravvivere in un ambiente ostile e pericoloso, dove la morte può sopraggiungere all’improvviso, anche solo a causa di una parola detta alla persona sbagliata.

Shōgun

Se narrativamente Shōgun risulterà piacevole per molti e forse un po’ lento per altri, scenografia, fotografia, coreografie e colonna sonora dovrebbero mettere d’accordo un po’ tutti: i panorami giapponesi sono splendidi, con tramonti incredibili e scorci emozionanti, villaggi affascinanti e una Osaka imponente, foreste misteriose e terremoti travolgenti, accompagnati da un comparto sonoro sempre perfetto, che enfatizza allo stesso modo i momenti epici e quelli drammatici, i duelli, le battaglie campali, gli omicidi silenziosi e i complotti politici orditi nella notte.

Anche il cast è decisamente azzeccato: Cosmo Jarvis è un Blackthorne decisamente credibile nel suo passare costantemente dal non capire al non accettare all’apprezzare quello che lo circonda, spiccano su tutti gli altri tre protagonisti: Tadanobu Asano, Hiroyuki Sanada e Anna Sawai, rispettivamente interpreti di Yabushige, Toranaga e Mariko, la donna che fa da interprete a John.

I due attori giapponesi, ormai noti e nel giro delle grandi produzioni da diverso tempo, ci regalano due personaggi sfaccettati, a volte inquietanti ed altre volte drammatici, specchio della complessa situazione sociale e politica in cui vivono, obbligati a cambiare alleanze e nemici per i propri scopi e perennemente pervasi da un sottofondo tragico.
L’attrice neozelandese, invece, ci regala una grande Mariko, una donna schiava e vittima del suo ruolo e allo stesso tempo capace di essere fredda e spietata pur essendo fondamentalmente sfruttata fin dalla sua nascita, combattuta tra i suoi desideri ed i doveri imposti da una società e da una cultura che lascia pochissima libertà alle figure femminili.

Registicamente, Frederick E.O. Toye, Jonathan van Tulleken, Charlotte Brändström, Takeshi Fukunaga, Hiromi Kamata e Emmanuel Osei-Kuffour portano a casa un compito più che sufficiente: seppur senza guizzi particolari, la regia dei vari episodi è solida, accompagna quasi sempre più che bene la narrazione ed è coadiuvata da una fotografia che, come già detto, enfatizza i panorami mozzafiato, ma sa anche mettere in mostra le proprie qualità nelle scene urbane. Non siamo di fronte ad un lavoro che farà gridare al miracolo chi cerca registi audaci, ma che non rischia di togliere punti ad un prodotto piuttosto complesso da portare su schermo.

Un plauso va poi fatto alla splendida intro, realizzata come se fosse un giardino zen, con l’Erasmus, la nave di Blackthorne, che naviga nella sabbia che, a sua volta, da vita, come da tradizione dei giardini zen, ad una serie di disegni dai vari significati. Un tocco di classe che piacerà agli amanti della cultura nipponica.

Nel complesso, quindi, Shōgun è un prodotto estremamente valido, che piacerà sicuramente molto sia a chi ha letto i romanzi di Clavell, sia a chi è sedotto dal fascino inesauribile del Giappone feudale, ma anche a chi cerca una serie che sa essere cruda e violenta, che non ha paura di mostrare ingiustizie e culture decisamente negative, e ancora a chi apprezza le storie ricche di intrighi politici e tradimenti “alla Game of Thrones”, con continui ribaltamenti di fronte e cambi negli equilibri di potere. Un cast oltremodo azzeccato, nel quale spiccano Hiroyuki Sanada e Tadanobu Asano, che ci regalano rispettivamente un Toranaga imperscrutabile ed affascinante ed un Yabushige con cui è impossibile non empatizzare.


Shōgun è ora disponibile su Disney+ con i primi due episodi, mentre i prossimi episodi saranno distribuiti a cadenza settimanale. Di seguito il trailer ufficiale della serie tv:

RASSEGNA PANORAMICA
Shōgun
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Il vecchio della redazione: un cocktail a base di supereroi, battle shonen, videogiochi, basket, fantasy e metal. Agitare, ma non troppo (che poi sta male), prima dell'uso.
shogun-prendere-in-mano-il-proprio-destino-recensioneShōgun è un prodotto valido, che piacerà sicuramente molto sia a chi ha letto i romanzi di Clavell, sia a chi è sedotto dal fascino inesauribile del Giappone feudale, ma anche a chi cerca una serie che sa essere cruda e violenta, che non ha paura di mostrare ingiustizie e culture decisamente negative, e ancora a chi apprezza le storie ricche di intrighi politici e tradimenti "alla Game of Thrones", con continui ribaltamenti di fronte e cambi negli equilibri di potere. Un cast oltremodo azzeccato, nel quale spiccano Hiroyuki Sanada e Tadanobu Asano, che ci regalano rispettivamente un Toranaga imperscrutabile ed affascinante ed un Yabushige con cui è impossibile non empatizzare. 

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