Esistono, nella storia della narrativa trans-mediatica, dei generi narrativi appunto, che non passano mai di moda e che nel corso del tempo e nell’evoluzione dei sistemi e dei metodi narrativi ricompaiono ciclicamente. Probabilmente per via del loro grande fascino e della possibilità di ambientare all’interno della loro macro varietà di situazioni le più diverse tipologie di storie, generi come la fantascienza, il racconto giallo o il fantasy sono esempi lampanti di quanto sopra accennato.
L’ucronia è uno di questi generi narrativi ed in particolare un racconto ucronico è basato sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale. I fumetti Superman: Red son e Watchman, film e videogiochi come It Happened Here (1966 – Kevin Brownlow), Wolfenstein o Resistance sono esempi perfetti di racconti ucronici che nel corso del tempo e dei più diversi media narrativi hanno incontrato il favore del pubblico.
The Man in the High Castle è una serie TV in corso dal 2015, prodotta da Amazon Studios e basata sul romanzo di Philip K. Dick La svastica sul sole.
La serie è ambientata negli anni sessanta e in un’America del nord divisa in due parti dalla linea di confine naturale delle Rocky Mountains e governata ad Est dalla Germania nazista e ad Ovest dall’Impero Giapponese, a seguito della sconfitta degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale.
In un grande ma allo stesso tempo oculato e attento marasma fatto di intrighi politici, azioni militari, guerriglia, rapporti umani e una massiccia dose di misteri, The man in the High Castle ci parla di Juliana Crain (Alexa Davalos), giovane donna che cercherà di far luce sulla morte della sorella appartenuta alla ribellione contro gli invasori giapponesi e tedeschi, di Joe Blake (Luke Kleintank), una particolare e intelligente spia nazista infiltrato nella resistenza americana, di Frank Frink (Rupert Evans), fidanzato di Juliana e impiegato di origini ebraiche la cui vita verrà sconvolta dal coinvolgimento di Juliana nella Resistenza, di Nobusuke Tagomi (Cary-Hiroyuki Tagawa), Ministro del Commercio nel Ministero giapponese di San Francisco e uomo dai forti principi morali ed infine di John Smith (Rufus Sewell), uno spietato Obergruppenführer nazista di origini americane che cerca di sgominare le forze della Resistenza.
I protagonisti, appartenenti tutti a schieramenti diversi e con scopi molto diversi l’uno dall’altro, vedranno le loro vite sconvolte e le loro avventure prendere il via a causa di alcune pellicole cinematografiche appartenenti ad un certo Uomo del Castello e contenenti immagini di un mondo per loro impossibile, un mondo nel quale gli Stati Uniti esistono ancora nel 1962 e in cui il Reich tedesco è stato sconfitto durante il secondo conflitto militare internazionale.
Uno degli aspetti più pregevoli della produzione Amazon sta sicuramente nella capacità di sceneggiatori e registi di saper mantenere alto l’interesse dello spettatore per tutte le puntate sia della prima che della seconda stagione. Strizzando l’occhio al Game of Thrones della HBO, The Man in the High Castle riesce a gestire in modo più che soddisfacente un gran numero di personaggi (compresi i comprimari) e location, facendo appassionare, sia in senso negativo che positivo, lo spettatore ad ognuno di essi garantendo un certo trasporto empatico e assicurando una più facile immedesimazione.
In definitiva The man in the High Castle è una serie di alta qualità che ci sentiamo vivamente di consigliare! Il talento di tutto il cast, di attori principali e non, unito alla delicatezza del tratto registico comune a tutti i direttori delle puntate rendono questa produzione Amazon un prodotto di pregevole fattura che ha colpito molti in redazione e di cui, purtroppo, su Internet e sui social si sente parlare troppo poco.