Diretta da Rick Famuyiwa, la settima e penultima puntata della seconda stagione di The Mandalorian è stata definita da molti come una puntata filler, ma lo è veramente? Di certo quella de “Il vendicatore” non è stata la più entusiasmante o la più interessante delle puntate della serie, ma più che una puntata filler è stata, a nostro avviso, una puntata di transizione e di seguito vi spieghiamo il perché.
Qual è la via?
La missione di recupero dati su Morak spinge Din al suo limite, al limite del suo credo. Vittima delle situazioni, Din è costretto a mettere in dubbio il suo credo mandaloriano; dapprima solamente cambiando il suo elmo ed infine rimuovendolo pubblicamente. Per tutta la puntata Mayfeld interroga il nostro mandaloriano sulle sue credenze. L’ex Imperiale si vanta con il nostro protagonista della sua libertà e del suo considerarsi un uomo libero da forti convinzioni in una galassia perennemente in guerra. Come già gli episodi con Bo-Katan e Ahsoka avevano evidenziato, Din sta sempre di più imparando a mettere in discussione un credo bigotto e rigido come quello che da troppo tempo ormai lo tiene prigioniero. Forse essere un vero mandaloriano non ha nulla a che fare con l’elmo, forse essere un vero mandaloriano ha a che fare con il prendersi cura del proprio clan, con il combattere con onore e rispetto, e forse, alla fine del suo viaggio Din lo imparerà.
Il Vendicatore
Cosa non si fa per dormire bene? Scherzi a parte, nonostante ci fosse stato presentato come un personaggio piuttosto interessante durante la prima stagione, il ritorno di Mayfeld per uno dei due episodi finali della seconda stagione di The Mandalorian aveva stranizzato gran parte dell’audience (redazione compresa). Col senno di poi però possiamo affermare che ripescare l’ex cecchino dell’esercito imperiale è stata una mossa assolutamente azzeccata da parte di Rick Famuyiwa. Migs Mayfeld ha praticamente tirato avanti l’episodio da solo, riuscendo a farci interessare ad un episodio sostanzialmente poco interessante. L’intensità del suo dolore e il suo trauma sono stati umanamente stupendi.
Operazione: Cenere
Se il re cade, il resto della scacchiera cadrà con lui. Con questa premessa Palpatine attiva il suo piano di contingenza per la distruzione dei pianeti e delle forze principali dell’Impero dopo la sua morte. Durante le fasi finali dell’Impero, dopo la distruzione della seconda Morte Nera e durante l’attuazione dell’Operazione Cenere, Migs Mayfeld si trovava in servizio su Burnin Konn, guarda caso uno dei pianeti designati per la decimazione dei suoi abitanti da parte dell’ormai defunto Imperatore Palpatine. La morte di tutte quelle persone, oltre a quella dei compagni con i quali aveva combattuto, deve aver scioccato Mayfeld a tal punto da costringerlo a disertare e poi a tradire l’Impero uccidendo l’ufficiale durante l’operazione di recupero dati.
Il primo ranger della Nuova Repubblica
Sapendo che la recentemente annunciata serie evento “Star Wars: Rangers of the New Republic” culminerà, insieme alla serie “Ahsoka”, nel finale della terza stagione di The Mandalorian, ci sembra più che plausibile che i personaggi della serie siano già apparsi in The Mandalorian, e visto il finale di quest’episodio, siamo pronti a scommettere che Meyfeld farà parte della squadra che Cara Dune o Carson Teva assembleranno per indagare sui residui imperiali sparsi per l’orlo esterno.
Spazio Hutt
Anche se piccolissimo, un dettaglio interessante emerso da questo pen-ultimo episodio della seconda stagione di The Mandalorian riguarda il luogo nel quale si nasconderebbe il Moff Gideon e il laboratorio del Dottor Pershing. A seguito di un’attenta analisi della mappa galattica, alcuni fan online hanno constatato come il radiofaro del Moff Gideon starebbe trasmettendo da una zona della galassia nota come spazio Hutt. Lo spazio Hutt, è ça va sans dire, uno spazio galattico dominato dai potenti clan degli Hutt. Dopo il vuoto di potere lasciato dalla morte di Jabba the Hutt, i clan degli Hutt sono in caos e lotta tra di loro e avrebbe perfettamente senso, da parte di Gideon, nascondersi in una parte della galassia così poco controllata dall’ancora poco preparata Nuova Repubblica. Che sia la volta buona per vedere Nar Shaddaa on screen?