“Ultra: primo elemento di parole composte formate modernamente (pochissime quelle esistenti già nel lat. tardo), che significa «oltre, al di là, più che»”. Oltre. Perché è proprio questo che simboleggia, o dovrebbe simboleggiare, l’amore degli ultras, i tifosi che affollano le curve degli stadi. Un amore per una squadra di calcio, per uno sport, per una passione che va oltre il risultato. Oltre i momenti di difficoltà sportivi. “Tifosi dei colori”, si dice spesso nelle conversazioni calcistiche. Ed è proprio così che dovrebbe essere per gli ultras, un amore sconfinato che riesce ad andare oltre tutto quanto. Dovrebbe.

Proprio su questo “dovrebbe” si basa Ultras, opera prima di Francesco Lettieri, regista che si è fatto conoscere nella scena musicale per aver realizzato i videoclip di artisti come Liberato, Calcutta, Noyz Narcos o i TheGiornalisti. Il regista approfitta di un tema caro agli italiani per raccontare una storia incredibilmente affascinante, fatta di strada e violenza, ma anche di famiglia, rimorsi e voglia di riscatto.

Così prende piede la storia di Sandro (Aniello Arena), il Mohicano, figura di riferimento degli Apache, un gruppo di tifosi di Napoli. Diffidato in seguito ad alcuni eventi precedenti a quelli raccontati dal film, Sandro non può più presenziare in curva, allo stadio. Quella che era la sua grande passione si è ridotta ad una povera firma in questura nei giorni delle partite, ed in tutto questo il Mohicano cerca di trovare il suo nuovo posto nel mondo: da un lato c’è Angelo (Ciro Nacca), un ragazzo anch’egli degli Apache e che Sandro cerca di mantenere sulla retta via rispetto a quella che il gruppo ultras sta prendendo; dall’altro lato invece c’è Terry (Antonia Truppo), giovane donna con la quale Sandro intraprende una storia d’amore e grazie alla quale l’uomo si rende contro che forse può esserci una vita che non preveda l’esistenza del Mohicano, considerando concretamente la possibilità di lasciarsi il passato alle spalle.

Sono queste le premesse del film, che fa dello scontro generazionale il proprio focus per gran parte del film. Due generazioni che hanno modi diversi di essere ultras. Due fazioni e due mentalità differenti: la vecchia guardia che vuole professare il proprio amore per la squadra che supportano, ma che comunque è sempre pronta a scontri violenti se qualcuno dovesse cercare di prevalere su di loro; la nuova generazione, quasi anarchica, che cerca continuamente lo scontro con gli avversari per marcare il territorio e sentirsi dominante. Due culture diverse dell’essere tifosi che inevitabilmente, nel film come nella vita vera, vengono e verranno ad uno scontro sia concreto che ideologico, perché entrambe non possono coesistere.

UltrasLaddove la telecamera si allontana da cori, striscioni e fumogeni ecco che al centro viene messa la storia di un uomo, Sandro. L’uomo vive il dilemma di non riuscire a staccarsi dal suo passato. Egli è il Mohicano ma vorrebbe essere soltanto Sandro. Ai più attenti non sfuggiranno alcuni elementi che lasciano intendere chiaramente quanto il personaggio di Aniello Arena non sopporti più la sua fama, soprattutto in un momento in cui la diffida lo tiene lontano dallo stadio. “O’ core nun ten padrone” canta Liberato in una delle canzoni composte appositamente per il film, ed è proprio la frase che sintetizza la vita di Sandro: dall’essere capo ultras al voler essere soltanto un semplice uomo di mezz’età in grado di godersi la vita, che sia una pasta alle vongole o una gita ad Ischia.

Parallelamente alla storia di Sandro si sviluppa quella di Angelo, ragazzo che vede l’ex capo ultras come un idolo, un punto di riferimento e che vorrebbe percorrere le sue orme, perché negli Apache vede la famiglia che sente di non aver mai avuto. E come ogni percorso di formazione, anche la vita di Angelo avrà degli alti e dei bassi che inevitabilmente segnano il personaggio, il quale nel corso della pellicola compie una vera e propria evoluzione.

Incredibile sfondo degli eventi di Ultras è Napoli. Francesco Lettieri se ne dimostra profondamente innamorato, regalando alla sua città degli incredibili campi larghi che ne testimoniano l’effettiva bellezza, di giorno ma anche e soprattutto di notte. Da amante della città, il regista assume anche un po’ la figura del Cicerone, mostrando posti e luoghi non conosciuti e lontani da quelle mete prettamente turistiche. La fotografia in generale del film è affascinante, e molte delle scene in cui gli ultras sono all’opera sono talmente d’impatto a livello visivo che restano inevitabilmente impresse negli occhi degli spettatori, proprio come accade quando, allo stadio, si arriva sugli spalti e si ha il colpo d’occhio della curva piena, con striscioni, bandiere, sciarpe e fumogeni colorati. Lettieri si dimostra ben conscio di tutte queste cose, e molto intelligentemente decide di aprire il film con una scena di questo tipo. Parlando di tifoserie, all’occhio bisogna aggiungerci l’orecchio: i cori da stadio sono fortemente presenti nel film, ed i personaggi a cui sono affidati riescono a valorizzare al massimo i canti grazie ad interpretazioni di tutto rispetto: lo stesso Aniello Arena, ma anche e soprattutto i personaggi di Gabbiano e Barabba, interpretato rispettivamente da Daniele Vicorito e Salvatore Pelliccia. I due con la loro prova attoriale creano due personaggi in grado di far pendere dalle loro labbra (e dai loro megafoni) grandi gruppi di persone.

E poi, chiaramente, c’è l’argomento “ultras”, che da addirittura il titolo al film. L’opera prima di Lettieri riesce a non scadere nello stereotipo ed a regalare agli spettatori una visione reale e concreta di ciò che sono i gruppi organizzati di tifosi in Italia ed in particolare a Napoli? Sì e no. Sì, perché lo scontro generazionale mette in campo sia il tifoso stereotipato (ma comunque realmente esistente) e quello più concreto; no perché nelle battute finali si lascia più spazio ad eventi che si rifanno ai soliti discorsi sui tifosi e quindi le dinamiche diventano un po’ più banali. In ogni caso, si ritiene necessario dover specificare che il regista vuole innanzitutto raccontare una storia, una storia di uomini che grazie ad uno storytelling avvincente diventano incredibilmente veri. Un po’ come Hooligans prendeva piede dagli scontri tra le firm inglesi per raccontare la storia di Matt Buckner e Pete Dunham, anche Ultras racconta la storia di un uomo la cui vita si intreccia con l’essere ultras ma evidentemente, come dimostra la pellicola, non è tutto.

Un vero peccato che il film non sia potuto uscire al cinema a causa del Coronavirus, perché avrebbe sicuramente meritato una visione sul grande schermo, visto l’ottimo comparto visivo e audio.

Ultras, di Francesco Lettieri, va “oltre” il suo titolo e racconta una storia incredibilmente umana e moderna, senza eccedere laddove non è richiesto. Il film non è esente da difetti, perdendosi in alcuni dialoghi non troppo ispirati, ma il regista si conferma il predestinato che si era già dimostrato nella scena dei videoclip musicali: la regia è incredibilmente attraente, alcune inquadrature sembrano dei veri e propri quadri e la gestione delle scene d’azione è frenetica ma pulita. Un ottimo tassello per iniziare la propria carriera cinematografica. Il film scorre per tutta la sua durata e gli spettatori non potranno fare a meno di domandarsi, minuto dopo minuto, cosa succerà a Sandro e che piega prenderà la vita di Angelo, sino al finale forse un po’ prevedibile nelle ultime battute del terzo atto ma assolutamente poetico. Perché “il cuore non ha un padrone”, e Sandro lo dimostra ampiamente.


Ultras è ora disponibile su Netflix, qui di seguito potete visionare il trailer ufficiale del film di Francesco Lettieri:

RASSEGNA PANORAMICA
Ultras
7.5
Articolo precedenteThe Walking Dead: World Beyond – Lo spin-off AMC slitta a fine anno
Articolo successivoBeastars – Confermata la seconda stagione dell’anime per il 2021
Il mio primo film visto al cinema è stato "Dinosauri" della Disney, il mio primo libro "La fabbrica di cioccolato" e il mio primo videogioco "Tip Top - Il mistero dei libri scomparsi". Nel 2002 mi sono innamorato di Spider-Man e nel 2008 del grande schermo, grazie a "Bastardi Senza Gloria". Parlerei per ore di cinema, serie tv e fumetti. Sto aspettando la quinta stagione di "Sherlock".
ultras-oltre-il-campo-oltre-il-proprio-passato-recensioneBuonissima la prima per Francesco Lettieri, che con Ultras realizza un film che ha un vero e proprio cuore pulsante. I personaggi sono vivi e gli eventi del film riescono a valorizzare al massimo i protagonisti. Le interpretazioni di Aniello Arena, Antonia Truppo, Daniele Vicorito e Salvatore Pelliccia danno una marcia in più al film, così come le musiche composte da Liberato, artista che da sempre collabora a stretto contatto con Lettieri. Il film non è esente da difetti e cade un po' negli stereotipi riguardanti i gruppi di tifosi, ma la sensazione è che il regista ne sia consapevole e, nonostante sia un rischio, decida deliberatamente di percorre quella strada in determinati frangenti del film.

Lascia un commento