Wasp Network di Olivier Assayas | Recensione | Speciale Venezia 76

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Wasp Network

Dopo soltanto un anno dal suo ultimo film, Il gioco delle coppie, presentato proprio a Venezia, Olivier Assayas torna alla ribalta con Wasp Network. Un cambio di genere rispetto a quanto fatto ultimamente dal poliedrico e curioso regista, sicuramente tra i più intraprendenti ed impegnati della scena, capace di produrre quasi una pellicola l’anno, oltre che attivo nella scrittura (Da una storia vera, di Polanski, l’ha scritto lui). Dopo aver affrontato dramma, commedia, esser passato dal thriller al sovrannaturale, qui fa capolino un argomento che gli è familiare: lo spionaggio, e l’avventura.

La pellicola è basata su storie realmente accadute, di quest’associazione chiamata, per l’appunto, Wasp Network. La trama riguarda cinque prigionieri politici cubani, imprigionati dagli Stati Uniti d’America dalla fine degli anni ’90 con l’accusa di spionaggio e omicidio. Il gruppo è formato da spie che, con la guerra fredda al termine, venivano inviate dai servizi di controspionaggio Cubani per monitorare e intrufolarsi nei gruppi anti-Castristi con sede a Miami, in Florida, che avrebbe progettato una serie di attacchi militari.

Da un regista e sceneggiatore di qualità come il francese ci si attende sempre tantissimo ma, purtroppo, in questo lungometraggio diverse cose non rispecchiano le aspettative. È chiaramente godibilissimo, non pesa sul groppone, anzi. Il grosso problema è il suo voler essere molto internazionale – basti guardare ad un cast che vanta nomi quali Penelope Cruz, Edgar Ramirez, con cui aveva già lavorato in Carlos, diventata poi miniserie – concentrandosi troppo sul genere di spionaggio ricalcando lo stile di film e serie tv cult degli anni ‘80/’90, senza riuscire ad amalgamare il tutto. L’americanizzazione dell’opera si nota, presenta alcuni (pochi) dettagli e una storia non originalissima che non riesce a coinvolgere fino in fondo. Tra i pregi, invece, è bene sottolineare una buona ricostruzione storica degli eventi a livello filmico, con ottime scenografie e costumi. In contrapposizione, la regia non è nulla di eccezionale, non presenta scene memorabili in grado di coinvolgere il lato emotivo, se non qualcuna di sfuggita.

In perfetto trend con il complesso, anche la scrittura del finale è telefonata, poco interessante e sa di già visto. Essendo, poi, comunque una storia vera i colpi di scena non sono stati resi particolarmente resi bene. Il comparto attoriale merita, invece, una menzione positiva: ciascuno di loro mantiene un buon livello recitativo, benché, ad un gruppo come quello, composto da grandi nomi (Garcia Bernal, Moura) che hanno confezionato e confezionano prestazioni maiuscole in film straordinari, ci si aspetti sempre di più.

Tirando le somme, è un buon film, da vedere sicuramente anche per la sua forma più “blockbusterona”. È sopra la media di altri lavori che si sono visti di questo tipo, che scivolano via dimenticabilissimi, mentre Wasp Network desta sicuramente interesse.