Zak McKracken, Giornalista d'assalto – Dr. Coo

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Intanto prendo appunti…

Halloween è un giorno come gli altri. Pur essendo una festa consumistica, non credo debba essere speciale. Dopotutto cosa c’è di così speciale nell’andare a rubare dolci e vestirsi in maniera buffa o sexy? Io sono già sexy di mio.
– Dottore, guardi che oggi non è Halloween, la festa è già passata. Oggi è un giorno come tanti.
– Questo è lo spirito, figliolo!

Dottor Coo in Dialoghi platonici sull’immanenza del tempo e su come evitare l’olio di palma come allucinogeno

Effettivamente, pensandoci bene, Halloween è ormai passato. Con tutte le polemiche del caso o inviti a non festeggiare da parte di complottisti bigotti. Tutto ciò mi rende davvero euforico. Da un lato, pensateci, è stato l’uomo (con l’aiuto della donna) a creare la festa di Halloween. D’altra parte lo stesso essere umano è riuscito a creare un culto religioso, poi diventato fenomeno di costume a livello mondiale che, quando capita, denigra festività avversarie con forza e decisione.

Mi confesso...ho riso parecchio
Ho riso parecchio

Si tratta di “feste del demonio”, rituali malvagi, a sentir loro.
Io d’altronde sono un Dottore, mi invischio poco in queste faccende se non per riderne come farebbe un vero autore satirico (figura che oggi scarseggia). Ma non sono qui per fare polemiche, solo per presentarvi un titolo che sarebbe capace di risvegliare la scimmia del retrogaming in una mandria di videogiocatori frigidi e con annessa scopa nel sedere.

Ammetto di essere più che felice di tornare a scrivere i consueti Dr. Coo. Ne sentivo una gelida mancanza. Più di un mese senza proporre perle del passato videoludico, un vero delitto! A dire il vero il mio ritorno era fissato per la settimana scorsa, durante il Lucca Comics. Inutile dire che “improrogabili impegni” mi hanno tenuto occupato. Dopotutto sono un Dottore, i miei impegni vanno dal mungere le mucche (o i loro corrispettivi) di Alderaan per ottenere del gustoso latte al cioccolato (con solo l’1% di grasso), sino allo scongiurare conflitti intergalattici tra polli geneticamente modificati e una mandria di Zanzare pantera (delle vere scocciatrici).

Cosa mi ha preso un’intera settimana di lavoro? Molto semplice. Mi è capitato, per caso, di ascoltare delle sonore bazzecole e minchiate (termini tecnici) da parte di adoratori e feticisti di David Cage.

“Cage è il miglior sceneggiatore videoludico che sia mai esistito”

Avrei voluto porre fine a tali corbellerie, ma il mio cervello, per proteggermi dall’urto della sonora stronzata, è andato in stasi. Mi sono risvegliato in un cesso di un bar circondato da gente dalla pelle giallognola proprio ieri.
Sono arrivato qui quanto prima. Ma basta parlare di me. Abbiamo creato l’atmosfera giusta…ora ci vuole sono la MUSICA.

Si, è proprio il caso di dirlo: bentornati negli anni ’90. L’era degli action heroes è ormai finita, l’universo cinematografico Marvel non esiste ancora e molti di voi giovani non erano nemmeno nati. Ah, gli anni ’90, l’epoca di massimo splendore per le avventure grafiche. Monkey Island, Broken Sword, Maniac Mansion, Gabriel Knight, Leisure Suit Larry. Che anni, che epoca! L’epoca in cui LucasFilm (poi nota come LucasArts) era sinonimo di qualità, di divertimento, di videogioco! Oggi, ahimè, tutti lo sappiamo già…Disney se l’è pappata in un sol boccone, lasciandoci uno Star Wars ogni tanto.

Zak McKracken
Miglior travestimento di sempre

Ho riflettuto a lungo a quale titolo presentare per il mio ritorno sulla scena. Un titolo horror, a omaggiare il passato e vituperato Halloween non sarebbe stato male. Si tratta di un genere che, specie oggi, non la pianta di offrire nuovi spunti. Impossibile non notare le centinaia di titoli indie realizzati in pixel art o gli altrettanto onnipresenti cloni di Slenderman. Alla fine ho pensato a qualcosa di più semplice, genuino. Qualcosa collegato al primo episodio di questa stessa rubrica. Oggi ci imbarcheremo in un’avventura assurda, avremo come obbiettivo salvare il mondo da un branco di alieni dal muso lungo e solo lo spirito di Groucho Marx potrà esserci utile per mimetizzarci fra loro.
Tempo di Zak McKracken and the Aliens Mindbenders!

Zak McKracken

Zak McKracken è uno di quei videogiochi che si sono persi nelle nubi del tempo. I vecchi fan dei videogiochi d’avventura senz’altro se lo ricorderanno e in questo preciso momento avranno un’erezione generalizzata al miocardio. Inoltre se pensaste alla LucasArts, Zak non sarebbe certo il primo “eroe” che vi verrebbe in mente. Luke Skywalker, Indiana Jones, Guybrush Threepwood lo sconfiggerebbero facilmente in una battaglia di notorietà.
Comunque Zak, esattamente come Bobbin Threadbare (chi?), è riuscito col tempo a scavarsi una propria nicchia di estimatori e fan scalzacani. Per dirne una de Alien Mindbenders è uscito un fan sequel apocrifo noto come
Zak McKracken: Between Time and Space (mmh…).
Ma basta con i preamboli, gettiamoci a capofitto in un’avventura più grande di noi.

Quella che avete appena visto è…l’intro del gioco. Un perfetto preludio all’intera opera. Allo stesso tempo riesce non solo a settare il tono (decisamente scanzonato/scifi/semiserio), a presentarci Francis Zachary McKracken, un giornalista frustrato e costretto a lavorare per una rivista scandalistica, alla perenne ricerca di uno scoop che gli valga un Pulitzer. Al tutto aggiungiamo un sogno misterioso, una visione appena avuta da Zak. Pare che degli alieni con la fissa per Elvis Presley e che per mimetizzare le loro teste “a nocciolina” usano baffoni, nasone e occhiali alla Groucho Marx e un cappello da cowboy (quale abile travestimento!), si stiano preparando a invadere la terra.
Il loro piano? Rendere l’intera razza umana idiota, tramite un macchinario a microonde.

Zak McKracken
Chi ha rubato i miei funghetti?

Ed è proprio qui che comincia la nostra grande epopea. Zak si è appena svegliato e ha il compito di volare a Seattle per un servizio su uno scoiattolo a due teste intento ad attaccare dei campeggiatori. Però Zackary è altrettanto convinto di voler scoprire cosa mai significasse quel suo strano sogno, chi fosse la donna apparsa davanti a lui e che diamine fosse quello strano macchinario con 3 braccia e 3 pietre preziose da lui sognato.
Un inizio che spiega tutto, ma allo stesso tempo ci molla in mezzo alla mischia con piena libertà di agire come a noi parerà giusto. Non mancheranno ovviamente tanti enigmi da risolvere, scene divertenti, labirinti spaccacervello e fughe disperate degli alieni che hanno tutta l’intenzione di non darla vinta agli “stupidi umani”.

A livello di gameplay, è doveroso citare un particolare. Zak McKracken, considerando il tempo in cui è uscito, è il figlio spirituale di Maniac Mansion, seconda avventura grafica della Lucas e prima a utilizzare l’ultrafamoso sistema SCUMM (Script Creation Utility for Maniac Mansion) riutilizzato poi in classici come The Secret of Monkey Island o Sam & Max: Hit the Road. Non mancano quindi i famosissimi verbi, ne avrete proprio in abbondanza o, per meglio dire, eccedenza.

Zak McKracken
La mole di verbi

“Premi, Apri, Vai, Indossa, Spegni, Accendi, Dai, Leggi etc etc…”
Non ci faremo mancare proprio nulla. Inutile dire che la sensazione di trovarci dinnanzi a un prototipo non raffinato di quello che poi saranno i titoli LucasArts (molto più essenziali) è ben presente. Comunque spezzo una lancia in favore di Zak McKracken: per quanto il sistema sembri decisamente più complicato del dovuto, vi abituerete all’uso di ogni verbo, perfino quelli meno usati, molto presto. Non sarà difficile entrare nella logica perversa del gioco.
Da segnalare anche la presenza del verbo comando “Cos’è” deputato a un rudimentale cerca hotspots (vi servirà soprattutto nelle zone completamente buie per poter capire con cosa interagire. Per il resto non posso che affermare di trovarmi di fronte ad un punta e clicca vecchio stampo piuttosto solido.

Zak McKracken
Una misteriosa mappa…

Un dettaglio che, ammetto, mi ha colpito parecchio alla prima run, è l’estrema libertà d’azione. Spesso e volentieri, nelle avventure grafiche che ho giocato nella mia vita, avevo l’impressione di muovermi in grosse stanze legate tra di loro in sequenza lineare con dei lunghi e stretti corridoi. Per semplificare, mi sentivo limitato e forzato a comportarmi secondo la volontà degli sviluppatori. Zak McKracken manda completamente in pensione questa sensazione in favore di un feeling di completa libertà (se pur non completa).
Fin da subito avremo la possibilità di muoverci ovunque, volare in una serie di città del mondo (unico limite, il denaro). Potremo interagire con molti oggetti dello scenario per effetti più o meno interessanti e risolvere uno stesso problema adoperando più soluzioni. Per esempio, all’inizio del titolo, dovendo prendere l’autobus per recarci a Seattle, dovremo in qualche modo svegliare l’autista del mezzo. Per ottenere il nostro scopo ci saranno due soluzioni pari e ugualmente interessanti. Da un lato basterà usare un Kazoo (tipo fischietto!) che abbiamo trovato nel nostro appartamento (in base alla versione potrebbe trattarsi del tema di Indiana Jones o il Guglielmo Tell), dall’altro potrete usare una mazza da golf, acquistabile da un negozio molto vicino, per picchiettare sul vetro del mezzo.

Zak McKracken
Soldi soldi soldi, vogliamo solo soldi!

Tuttavia tutta questa libertà, sebbene sulla carta davvero incredibile, presenta qualche piccolo malus (dovuto al non perfezionamento della formula). In Zak McKracken dovrete anzitutto tenere sott’occhio due cosette. Dovendo viaggiare per il mondo con l’aereo (Seattle, Katmandu, New York, Londra) sorgeranno varie problematiche. Da un lato il sistema di spostamento è piuttosto confusionario. Il gioco è talmente realistico da costringerci, qualora volessimo volare da un capo all’altro del mondo, a fare scalo più volte. Non sarebbe stato più comodo selezionare direttamente dalla lista completa la nostra destinazione e fare in automatico gli scali necessari? Mi sarei anche accontentato di un mappamondo da cui poter scegliere i viaggi da compiere! Inoltre molte di queste destinazioni sono semplici “usa e getta”, utili per una sola azione (tipo prendere la bottiglia da un ubriaco) e per non tornarci mai più.

Come se non bastasse, proprio come i Leisure Suit Larry di Sierra-Online, questo titolo ha una strana fascinazione per i soldi. Durante l’avventura ci capiterà di comprare più oggetti (lezioni private, mute da sub, biglietti aerei)…e se finissimo i soldi? Fortunatamente queste situazioni da no-win sono piuttosto rare, inoltre, per fortuna divina, nel gioco è stato implementato un metodo per aggiungere parecchi dollaroni alla nostra carta di credito.
Non è molto, ma lo faccio bastare.

Zak McKracken
Alle prese con uno scoiattolo bitesta…

Parlando di morti, credo di aver dimenticato un dettaglio grande quanto una casa. Sebbene dall’inizio non lo avreste mai detto, in Alien Mindbenders dovrete controllare non uno…ma quattro personaggi. Si tratta di un’ovvia eredità dal precedente Maniac Mansion, in cui controllavate 3 personaggi selezionabili da un gruppo.
Ahimè si tratta inoltre di un’ulteriore spina nel sedere. Controllare 4 personaggi renderà il tutto un pelino più ingestibile. Perchè? Assieme a Zak, dopo poco tempo dovremo controllare anche Annie, una scienziata freelance in cerca di misteriosi artefatti per salvare il mondo (ha avuto lo stesso sogno di Zak). Fin qui tutto bene.
Tuttavia…in varie sezioni dovremo controllare anche due amiche di Annie (non uso i loro nomi, dato il poco peso che hanno sulla vicenda). Loro si trovano…su Marte, dove potranno tranquillamente morire per scarsità di ossigeno.
Come se non bastasse, quest’ultimo continuerà ad esaurirsi anche quando controlleremo Annie o Zak.
Volano bestemmie…dato che una morte del genere implica un gioco impossibile da completare.
Per sintetizzare, potrei dire che nel titolo sono presenti una serie di ottime idee di gameplay, volte a rendere il tutto più realistico, un vero gioco d’AVVENTURA (in cui quindi dovrete andare all’avventura e senza rete di supporto). Sfortunatamente non tutto è ben bilanciato o ben implementato. Apprezzo comunque l’incredibile mole di contenuti presente.

Zak McKracken
La meravigliosa cover giapponese

Passiamo per un secondo agli aspetti più squisitamente tecnici.
Di Zak McKracken and the Alien Mindbenders esistono varie versioni. EGA, FM-TOWNS, Commodore 64 e così via. Premetto che la versione da me giocata più in assoluto sia quella a 256 colori su FM-TOWNS (che include anche una buona dose di tracce midi). Quindi, in breve, graficamente parlando potreste trovarvi di fronte a qualcosa di completamente diverso in base alla versione che decideste di prendere in mano. La FM-TOWNS comunque, ancora oggi, è davvero piacevole da vedere. La colonna sonora d’altronde, tema principale a parte, non è particolarmente presente o invasiva. Servirà come di consueto a creare l’atmosfera. Ottimi anche gli effetti sonori e ambientali (pochi ma buoni).

Un dettaglio che farà storcere il naso a molti, specie a me, è la totale assenza di dialoghi. O per meglio dire, i dialoghi sono presenti ma non potremo “parlare” con nessuna persona a comando (dato anche il basso conto di personaggi nell’avventura). Tuttavia non piangete! Alien Mindbenders ha dalla sua un fine umorismo e sufficienti situazioni che vi faranno ridere a più non posso. Diciamo che viene privilegiato un umorismo più sottile, che non si propaga grazie ai mille dialoghi (come i giochi successivi di Lucas), ma in base all’assurdità delle situazioni in cui ci troveremo (per quanto la possibilità di scambiare idee con i nostri compagni non sarebbe affatto cosa sgradita).

Zak McKracken
Marte, l’ultima frontiera…

Ultima nota positiva per gli enigmi. L’avventura è piena zeppa di sfide di diverso tipo. Non mancano i labirinti (che seguiranno comunque uno schema ben preciso), situazioni in cui dovremo agire in fretta. Per completare il gioco avrete bisogno senza ombra di dubbio di carta e penna (combinazioni, pattern da ricordare), ottima memoria e una mente pronta a mettersi alla prova con pensiero laterale. Infine ci vorrà pazienza, molta pazienza, specie se aveste intenzione di finire il titolo senza una soluzione (per i meno navigati è senz’altro consigliata).

Alla fin fine cosa posso dire?
Zak McKracken and the Alien Mindbenders rappresenta ancora oggi una pietra miliare del genere punta e clicca. Sebbene non sia rifinita come un Monkey Island o un Gabriel Knight, e nonostante i difetti di bilanciamento (che sono comunque presenti), non posso che consigliare il titolo a chiunque voglia riscoprire la storia dei titoli d’avventura (e magari sia stanco dei soliti sparatutto guerreschi).

Un piccolo consiglio prima di andarmente. Zak McKracken, così come molti altri giochi della Lucas sono Abandonware, ergo non è illegale scaricarli e giocarci in quanto non più in commercio. A questo punto, se aveste voglia di prendere in mano l’avventura di Zak avrete due possibilità. Giocarlo tramite Gog o procurarvi il gioco su internet e farlo partire usando ScummVM, l’emulatore studiato per far partire un gran numero di punta e clicca.
Detto questo vi saluto e forse ci vederemo settimana prossima per un nuovo episodio del Dr Coo.

 

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