Assassin’s Creed è un franchise che non ha bisogno di presentazioni: fin dal primo capitolo, e soprattutto a partire dal secondo, che ha dato vita alla popolarissima saga di Ezio Auditore da Firenze, il gioco creato da Ubisoft ha sempre riscosso successo di pubblico e critica, anche se con qualche mezzo passo falso lungo la sua, ormai, lunghissima saga. Questo ultimo capitolo, Assassin’s Creed: Valhalla, era attesissimo per diversi motivi: da un lato, la solita attesa dei fan nei confronti di un nuovo capitolo, con la curiosità di scoprire che cosa si sia inventato questa volta il team di Ubisoft, e dall’altro lato, Valhalla è sicuramente, in quanto uno dei primi titoli “quasi next-gen”, uno dei giochi più attesi di questo particolare periodo, che sancisce il passaggio dalla recente generazione di console alla nuova, con l’arrivo di PlayStation 5 e Xbox Series X/S.

Andiamo dritti al sodo: Assassin’s Creed: Valhalla NON E’ un gioco next-gen, e non potrebbe essere diversamente, vista l’uscita in concomitanza col debutto delle due nuove console di Sony e Microsoft. Quindi, siamo di fatto di fronte ad un gioco che va verso il futuro (sotto diversi aspetti), ma guardando al passato. Fatta questa doverosa precisazione, le avventure di Eivor ci hanno convinto?

Assassin's Creed: ValhallaLa risposta è decisamente si: Assassin’s Creed: Valhalla continua il processo di evoluzione della saga, iniziato con Origins, che ha dato il via alla “svolta RPG” del franchise, continuata con Odissey e, sotto diversi aspetti, Valhalla porta avanti questa evoluzione, mentre da altri punti di vista compie un passo indietro (non in senso negativo) tornando, o cercando di tornare, alle origini delle avventure degli Assassini. Anche in questo caso, verso il futuro, guardando al passato.

Andiamo con ordine: chiunque non abbia vissuto in isolamento dal resto dell’universo negli ultimi mesi (ok, può sembrare una battuta, ma non lo è), sa benissimo che questo nuovo capitolo della saga ci porta tra i vichinghi, con il nostro/la nostra protagonista, Eivor, intento a farsi strada nel mondo medievale, compiendo razzie e colonizzando le terre inglesi. Nel farlo, avrà a che fare con altri vichinghi, con re, con gli dei. Inoltre, ed è qui il primo riferimento al passato della saga, incontrerà alcuni personaggi legati ai primi capitoli della saga.

L’ambientazione, la trama, il character design, come noto fin dai primi leak, prende a piene mani dalla popolare serie tv Vikings: nella trama sono anche presenti citazioni a Ragnar Lothbrok (ovviamente alla sua versione “reale” e non a quella fittizia interpretata da Travis Fimmel) e ai “Figli di Ragnar”, alle razzie e allo stabilirsi in Inghilterra, tutti eventi che abbiamo imparato a conoscere nella serie TV. Se per qualcuno questo può essere un difetto, una sorta di plagio anche piuttosto facilone, è indubbio che sia una trovata commercialmente intelligente e, soprattutto, decisamente affascinante, tanto quanto la splendida ambientazione del gioco.

Assassin's Creed: ValhallaOra, parliamo del gioco in sè: abbiamo giocato questo nuovo Assassin’s Creed su PC, e lo proveremo successivamente su Xbox Series X e, probabilmente, su PlayStation 5. Su PC, con settaggi grafici impostati su qualità “molto alta”, risoluzione 2560 x 1440,  il gioco rende molto bene, con buonissimi dettagli, pochissimi fenomeni di popping e frame rate decisamente stabile, con qualche piccolo calo nelle fasi più concitate del gioco. Di sicuro, un lavoro solido, ma nulla che faccia strabuzzare gli occhi. Discorso diverso, invece, per l’ambientazione, spettacolare come in ogni lavoro della saga, con scenari mozzafiato, una fedeltà quasi assurda alla reale conformazione geografica dei luoghi visitati e, in generale, un setting che, proprio come Odissey e Origins, ma anche i capitoli precedenti, resta il fiore all’occhiello della saga. E per un gioco che ha comunque un’ambientazione fortemente legata alla storia, non è poco, anche se ormai Ubisoft ci ha abituati talmente bene, da questo punto di vista, da darlo (errore) per scontato.

A livello di gameplay il gioco fa un passo in avanti ed uno indietro rispetto ad Odissey: se, da un lato, diverse dinamiche sono simili, traendo ispirazione abbastanza palese e mai celata (non la lama, di quella parleremo dopo) da quel capolavoro conosciuto con il nome di The Witcher 3, ci sono diversi rimandi alla “vecchia guardia” della saga. Esattamente come per la trama e le vicende, anche il gameplay strizza l’occhio ai capitoli iniziali del franchise, permettendoci, ad esempio, di utilizzare gli stratagemmi di Ezio e Altair per nasconderci in mezzo alla gente, compiere assassini furtivi dalle sporgenze, dai cumuli di paglia, e così via. Non che Alexios e Kassandra non potessero compiere omicidi furtivi, ma è abbastanza lampante come in Odissey non servisse uccidere di soppiatto qualcuno, se non esplicitamente richiesto dalla trama. Ancora una volta, il gioco punta al futuro, ma guardando al passato.

Veniamo poi a quello che è, ormai, croce e delizia ed elemento super divisivo tra i fan: l’open world. Da quando Ubisoft ha inserito questo cambiamento alla saga, i fan e la critica si sono letteralmente divisi sulla scelta, con ragione e torto in entrambi gli “schieramenti”. Se è vero, infatti, che da un lato la meccanica open world offre spunti in termine di quest secondarie, ambientazioni e longevità del gioco, laddove un mondo più ristretto e circoscritto ad aree limitate ovviamente tende a condensare in poche zone tutte le attività e a togliere mordente alla parte esplorativa del gioco, almeno in parte, è anche vero che un mondo troppo vasto rischia di essere vuoto, costringendo la software house a riempirlo di quest secondarie spesso banali e ripetitive. Da questo punto di vista, Assassin’s Creed: Valhalla migliora quanto visto in Odissey, con spostamenti meno lunghi e periodi di “nulla cosmico” limitati a pochi frangenti del gioco.

Parliamo poi di una delle componenti fondamentali e decisamente rinnovate del gioco, ovvero il combat system: siamo sicuri che Ubisoft sia una software house che, pur mantenendo un suo stile ormai consolidato (per molti si tratta di un difetto), guarda decisamente al resto del mercato, e questo nuovo combat system di AC non può non ricordare, per certi versi, quello visto in quel capolavoro di God of War. Aggiungiamoci le spettacolari finishing move, decapitazioni, amputazioni varie, sangue a valanga, la possibilità di usare due armi, o arma singola e scudo, o arma a due mani, che rendono il combattimento vario, violento e appagante. Un netto miglioramento soprattutto nell’uso dell’arco, rispetto a Odissey, e nella spettacolarizzazione delle battaglie. Particolare da non ignorare è poi la gestione della stamina, che premia un combattimento che mette a segno i colpi in maniera intelligente, penalizzando invece chi pensa di schivare continuamente gli avversari.

Un altro grosso passo in avanti è legato alla scrittura: se Odissey aveva dei momenti decisamente imbarazzanti soprattutto in fase di scrittura delle scene, Valhalla ritorna ad un livello più simile a quanto visto in Origins, con quest ben scritte, scene decisamente interessanti e sviluppi di trama migliori rispetto al capitolo con protagonista Kassandra. Restano, purtroppo, gli atavici problemi di messa in scena, ormai un elemento distintivo della saga, con cutscenes spesso realizzate con scarsa cura, con espressioni facciali non più accettabili nel 2020 (soprattutto nei personaggi di contorno, ma anche alcuni protagonisti hanno grossissimi problemi in questo senso), ed una resa che possiamo definire legnosa. Un vero peccato, anche se parliamo di un gioco che non ha mai fatto della narrazione il suo punto di forza.

Assassin's Creed: ValhallaPiuttosto anonima, ancora, la parte ambientata nel presente: sebbene Layla Hassan abbia il suo spazio, ed i collegamenti tra passato e presente siano molto validi, sembra che la “magia” che aveva fatto innamorare tutti di Desmond sia ormai sparita, relegando la protagonista a semplice elemento di contorno che porta avanti la trama moderna del gioco. Una trama che, alla maggior parte dei giocatori, interesserà poco o nulla. Da questo punto di vista, speriamo che il futuro riservi risultati migliori.

Tra gli altri elementi decisamente positivi di questo nuovo titolo della saga di Ubisoft, sicuramente i mini giochi e la gestione dell’insediamento ricoprono un ruolo non indifferente: su tutti, il gioco dei dadi, particolarmente appagante e divertente, ricorda un po’ il Gwent di The Witcher 3 in quanto a divertimento e giocabilità. La meccanica dell’insediamento, invece, ricopre sia un ruolo strategico (senza raggiungere certi livelli non si può proseguire nella trama) che di sviluppo del personaggio nella generazione di materiali. Tutti elementi, insieme agli altri minigiochi, che aumentano la quantità di attività da svolgere in maniera parallela all’esplorazione.

Infine, parliamo dello sviluppo del personaggio: in questo caso, lo sguardo al passato è ovviamente rivolto a Origins e Odissey, ma non solo! Guardando al futuro, Ubisoft crea una un albero di progressione delle abilità che ricorda decisamente la sferografia vista su diversi episodi di Final Fantasy, quindi un passo indietro. Ma, allo stesso tempo, evolve decisamente le potenzialità di customizzazione del personaggio, di possibili build e tendenze. Inoltre, anche sul fronte del crafting e dell’equipaggiamento, Valhalla porta diverse migliorie: se in Odissey l’equipaggiamento cambiava continuamente, in Valhalla ci sono molte meno armi e armature, ma sono potenziabili e customizzabili con rune di vario genere.

Assassin's Creed: ValhallaIn definitiva, possiamo dire che Assassin’s Creed: Valhalla è un grosso passo in avanti rispetto a Odissey (che tuttavia reputiamo un ottimo prodotto) e che ci troviamo di fronte ad un prodotto solido, valido e destinato a soddisfare la maggior parte dei giocatori. Purtroppo, tuttavia, siamo di fronte ad un prodotto che mostra quanto Ubisoft abbia avuto timore di rischiare “davvero”, preferendo prendere il meglio della sua saga “nuova” e andando a cercare di recuperare il favore di qualche nostalgico con riferimenti agli episodi più apprezzati (perché, si sa, la nostalgia sta diventando letteralmente il cancro del mondo videoludico, insieme alla console war) del franchise.

Una realizzazione tecnica che non da sempre la sensazione di next-gen, ma risulta comunque solida, una timida ma studiata evoluzione nel gameplay rispetto ai precedenti capitoli, un combat system interessante e violento ma forse un po’ grezzo prendono forma in un’ambientazione dal fascino incredibile, che ci porta tra fiordi, praterie, duelli, razzie e invasioni: Assassin’s Creed: Valhalla è un capitolo decisamente valido nello storico franchise di casa Ubisoft, ed un ulteriore passo in avanti nell’evoluzione dell’eterna lotta tra Assassini e Templari, che non disdegna uno sguardo al passato ed una “coccola” ai fan di vecchia data.

Assassin’s Creed: Valhalla è disponibile dal 10 novembre 2020 su Microsoft Windows, PlayStation 4, Xbox One, Xbox Series X/S e come cloud gaming su Google Stadia e Amazon Luna. E’ disponibile anche per PlayStation 5 in anticipo dal 12 novembre 2020, come titolo di lancio della console.

RASSEGNA PANORAMICA
Assassin's Creed: Valhalla
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Il vecchio della redazione: un cocktail a base di supereroi, battle shonen, videogiochi, basket, fantasy e metal. Agitare, ma non troppo (che poi sta male), prima dell'uso.
assassins-creed-valhalla-verso-il-futuro-guardando-al-passato-recensioneUna realizzazione tecnica che non da sempre la sensazione di next-gen, ma risulta comunque solida, una timida ma studiata evoluzione nel gameplay rispetto ai precedenti capitoli, un combat system interessante e violento ma forse un po' grezzo prendono forma in un'ambientazione dal fascino incredibile, che ci porta tra fiordi, praterie, duelli, razzie e invasioni: Assassin's Creed: Valhalla è un capitolo decisamente valido nello storico franchise di casa Ubisoft, ed un ulteriore passo in avanti nell'evoluzione dell'eterna lotta tra Assassini e Templari, che non disdegna uno sguardo al passato ed una "coccola" ai fan di vecchia data. 

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