Blair Witch – La strega di Blair è tornata!

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Nel lontano 1999 uscì un film che rivoluzionò e sdoganò un genere, ma che contemporaneamente divise profondamente la critica tra chi lo amava alla follia e chi lo detestava a tal punto da non considerarlo un film, sto parlando di The Blair Witch Project di Daniel Myrick e Eduardo Sanchez.

The Blair Witch Project fu una vera rivoluzione, non solo per aver lanciato la tecnica del Mockumentary (“Falso documentario”) e/o del Found Footage (ovvero il montaggio di nastri ritrovati), tecniche parzialmente già usate da Ruggero Deodato nel 1980 in Cannibal Holocaust, ma per la campagna marketing virale che ci fu prima del lancio del film, la prima ad aver coinvolto attivamente lo spettatore ancor prima della visione.

blair-witch-projectMyrick e Sanchez nel ’97, agli albori dell’era digitale, aprirono un sito web in cui si parlava della misteriosa leggenda della strega nel villaggio di Blair, attuale Burkittsville, nel Maryland. Con il passare del tempo continuarono a alimentare questa bufala, prima coinvolgendo nella leggenda anche i reali omicidi che scossero la cittadina di Burkittsville negli anni ’40 al opera del serial killer Rustin Parr, che uccise sotto l’influsso della strega (teoria creata dai registi)  7 bambini; poi diffondendo anche delle immagini che certificavano la scomparsa di tre universitari, Heather DonahueJoshua LeonardMichael Williams, che poi sarebbero diventati i protagonisti del film.
Questa campagna pubblicitaria divenne un caso internazionale, le inchieste giornalistiche e i servizi dei telegiornali nazionali si susseguivano, insomma Myrick e Sanchez avevano ingannato mezzo mondo ed erano pronti a lanciare il loro film con questo forte alone di veridicità.

Dopo il successo del primo film, che incassò ben 248.6 milioni di dollari partendo da una spesa di soli 60.000 dollari, la casa produttrice spinse per farne subito un sequel, per cui nel 2000 uscì Il libro segreto delle streghe – Blair Witch 2 diretto da Joe Berlinger (documentarista reso famoso da Metallica: Some Kind of Monster e dalla trilogia di Paradise Lost) e sceneggiato sempre da Myrick e Sanchez. Il film, diverso dal primo, era un film classico, senza l’utilizzo del mockumentary, che sfotteva tutti coloro che avevano creduto realmente alla bufala che girava intorno al primo film. Il risultato fu molto deludente e banale, il film fu stroncato praticamente da tutti ed il brand di Blair Witch morì lì.

In seguito a The Blair Witch Project il genere del Mockumentary Horror esplose, portando a centinaia di film negli ultimi 17 anni, non tutti di buona qualità, tra cui i vari Paranormal Activity, REC, The Gallows, Creep, V/H/S e The Visit. Questo cult non influenzò solamente il genere horror, infatti uscirono anche diversi film che sfruttarono la tecnica del Found Footage in altri generi, come il fantascentifico Cloverfield, il film supereroistico Chronicle ed il teen-comedy Project X.


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Il mistero della strega di Blair

Dopo ben 17 anni dal The Blair Witch Project il franchise torna in vita con questo Blair Witch, annunciato a sorpresa durante lo scorso San Diego Comic Con, inizialmente il film prodotto dalla Lionsgate era stato annunciato come “The Woods”, titolo generico dietro al quale si nascondeva il sequel diretto del cult del 1999 (così facendo, fortunatamente, hanno eliminato dalla “continuity” della saga il secondo sfortunato film di Berlinger, NdA).
In questo film abbiamo alla regia il giovane e promettente Adam Wingard, regista che ha orbitato per molti anni nel panorama dell’horror indipendente fino ad arrivare piano piano a grandi produzioni come questo Blair Witch. Wingard è noto per aver diretto A Horrible Way to Die, You’re Next e The Guest, inoltre ha lavorato all’episodio pilota della serie tv Outcast e alle antologie horror V/H/S, V/H/S 2The ABCs of Death – in cui ha realizzato rispettivamente i segmenti dal titolo “Tape 56”, “Phase I Clinical Trials” e “Q is for Quack”. La sceneggiatura di questo film è affidata allo sceneggiatore di fiducia di Wingard, Simon Barrett.


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scova su YouTube un video ritrovato nei boschi di Burkittsville contenente una presunta immagine di sua sorella
Heather (protagonista del primo film), scomparsa 20 anni prima mentre indagava con dei suoi amici sulla leggenda della strega di Blair. Volendo scoprire cosa le sia accaduto davvero, e credendola ancora viva, James decide di andare nel bosco, accompagnato dai suoi amici Peter Jones, Ashley Bennett e dalla studentessa di cinema Lisa Arlington, che vuole filmare la ricerca per farne un documentario. A loro si uniscono Talia e Lane, i due ragazzi che hanno ritrovato il nastro nel bosco. Questo è quanto posso dirvi della trama di Blair Witch senza cadere nello spoiler, una trama apparentemente semplice e che riprende i stilemi base del film originale, ma che in realtà è molto più complessa di quanto sembra.

È possibile vedere questo film senza aver visto l’originale? Si, in quanto nei primi 20 minuti del film vengono spiegati alcuni eventi del primo capitolo e ci viene reintrodotta la leggenda della strega di Blair. Però c’è da dire che se si è visto The Blair Witch Project ci si immerge maggiormente nelle vicende e si può godere di determinate scene di finissimo fanservice disseminate nel film.

Gli anni passano e le tecnologie cambiano, Wingard e Barrett aggiornano il film ai giorni nostri, sostituendo la normale camera a braccio con diverse telecamere; abbiamo una microcamera inserita in un auricolare GPS che ci fornisce la visuale soggettiva di ogni personaggio e permette al regista di poter giocare sul campo e controcampo (senza contare che sostituire la telecamera a braccio rende anche più realistica la narrazione e le azioni dei protagonisti), un drone utilizzato per mostrarci quanto sia vasta e oppressiva la foresta ed infine una vecchia camera a mano, molto simile a quella del primo film, utilizzata da Lane. Così facendo Wingard riesce a dare un tocco di briosità e di dinamicità alla classica regia dei Mockumentary, dando un punto di vista più autoriale ad una pellicola abbastanza commerciale.
Con il crescendo della tensione anche le riprese si modificano, da più limpide e dettagliate diventano man mano più sporche e corrotte.

blair-witch-sequelLo stile del duo si nota molto, non solo a livello di regia, ma anche in quello di scrittura. Infatti sapientemente creano una trama interessante e finemente intricata, cercando di evitare i classici clichè del cinema horror e dei found footage, riuscendoci pure piuttosto bene. Centrale in questo film, come nel capostipite, è la tensione, l’ansia creata dal non sapere a cosa stiamo andando incontro, la paura di ciò che non si conosce e che non riusciamo a vedere. A contrario del primo film, per doveri di produzione, in questo Blair Witch sono presenti diversi Jumpscare (tecnica che sinceramente non apprezzo), non sono molti, ma sono tutti quasi sempre ben giustificati e integrati con la narrazione. Non vi sono scene particolarmente splatter se non una, ben piazzata e contestualizzata, sulla quale non mi concentrerò per non cadere nello spoiler.

Per quanto i personaggi siano caratterizzati e vivano di vita propria, le vere protagoniste del film sono le location, soprattutto il bosco, così angusto e opprimente, stracolmo di stranezze e malvagità, che spingerebbe chiunque oltre ogni qualsivoglia limite di sopportazione fisica e psicologica. Riuscir a rendere claustrofobico un posto aperto e immerso nella natura come un bosco non è davvero roba da tutti. La strega in questo film è molto più presente, si manifesta – se pur non si veda mai chiaramente, cosa che personalmente ho davvero molto apprezzato – in diversi modi, manipolando e corrompendo i personaggi e ciò che li circonda, giocando con loro come se fossero suoi giocattoli.
Volutamente evito di parlare della casa poiché su di essa e su determinati fatti che vi avvengono si dovrebbe fare un discorso a parte, ben più complesso e ricco di spoiler.


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  La paura primordiale è tornata!

In un periodo in cui i remake/reboot/sequel sbucano da ogni angolo, Blair Witch è una piacevole sorpresa. Sinceramente ero molto scettico vista la tendenza di sfruttare malamente i grandi nomi del passato per attirare la gente in sala, ma in questo film non è così. Wingard ci riporta alla paura primordiale, alla paura di ciò che è all’esterno, di quello che non riusciamo a vedere e per cui a comprendere, realizzando un film che inquieta e opprime lo spettatore per tutti i 90 minuti.
Se bene questo film non abbia tutta l’importanza mediatica che ebbe The Blair Witch Project, è un film migliore, diretto con grande maestria, che riesce a ricontestualizzare il primo capitolo in chiave moderna, farcito con differenti spunti narrativi che faranno discutere per molto, molto tempo.
The Blair Witch Project aveva davvero bisogno di un sequel? No, e questo vale anche per l’80% dei film, ma se questo seguito è diretto con la sapiente maestria di un brillante regista come Adam Wingard ben venga, soprattuto se ne esce un prodotto qualitativamente migliore dell’originale.

_DSC0451.ARWCon un cinema horror diviso tra film commerciali – come i vari Paranormal Activity, Ouija, Poltergeist e Friend Request, fatti per la massa, molto spesso senza arte nè parte, che puntano a dare uno spavento momentaneo ma non lasciano nulla – e film più autoriali e ricercati – come The Witch, It Follows, The Visit e Babadook, che tendono ad elevare notevolmente il genere – Blair Witch si piazza nel mezzo, presentando un film adatto sia a chi cerca una buon intrattenimento che sappia spaventare, sia a chi ricerca un horror più sostenuto e ben congegnato con ottimi momenti di tensione. Come già accaduto con The Blair Witch Project, questo nuovo Blair Witch è destinato a spezzare platealmente la critica, ma io, da amante del genere, mi sento di consigliarlo a tutti gli appassionati dei bei film horror che sono stanchi dei tanti filmettini mediocri che ci vengono lanciati in faccia ogni anno.

Voto: 8- su 10