Dopo anni di attesa esce finalmente in sala l’adattamento cinematografico di uno dei franchise di videogiochi più amati di tutti i tempi: Borderlands. La pellicola è diretta da Eli Roth e ha al suo servizio un cast stellare. Alcuni live action tratti da videogames risultano vincenti, come The last of us, Super Mario Bros. – Il film o il recente Fallout, mentre altri purtroppo non colpiscono il segno. Borderlands, ahinoi, rientra in quest’ultima categoria, portando sul grande schermo una versione blanda, piena di cliché e per nulla avvincente di quello che è stato uno dei giochi più divertenti per PS4.

Lilith (Cate Blanchett), una famigerata fuorilegge con un passato misterioso, torna con riluttanza sul suo pianeta natale Pandora per trovare la figlia scomparsa del più potente S.O.B. dell’universo, Atlas (Ramirez). Lilith forma un’alleanza con una squadra inaspettata: Roland (Kevin Hart), un ex mercenario d’élite, ora disperatamente in cerca di redenzione; Tiny Tina (Ariana Greenblatt), una selvaggia demolitrice pre-adolescente; Krieg (Florian Munteanu), la nerboruta guardia del corpo retoricamente contestata di Tina; Tannis (Jamie Lee Curtis), la scienziata con una debole presa sulla propria sanità mentale; e Claptrap (Jack Black), un robot costantemente saggio. Questi improbabili eroi devono combattere mostri alieni e pericolosi banditi per trovare e proteggere la ragazza scomparsa, che potrebbe detenere la chiave di un potere inimmaginabile. Il destino dell’universo potrebbe essere nelle loro mani, ma lotteranno per qualcosa di più: l’un l’altro. Basato sul gioco di Gearbox e 2K, uno dei franchise di videogiochi più venduti di tutti i tempi, benvenuto a Borderlands.

L’umorismo nero e l’azione sfrenata, segni distintivi del gioco, sono quasi del tutto assenti nella pellicola. Il linguaggio scurrile è limitato, così come gli schizzi di sangue nonostante un sacco di persone vengano uccise e ferite, il che sembra un’occasione sprecata per un regista come Eli Roth, che solitamente si dedica all’horror. Più sangue, sesso e violenza renderebbero il film migliore? No, sicuramente no. Ma sicuramente avrebbero potuto fare di più se avessero osato spingere un po’ le cose rendendolo più in linea con la serie videoludica.

Borderlands è un film che manca del giusto ritmo ed epicità, e fatica a trovare la sua personalità, anzi non la trova proprio. Fin dall’inizio, la trama sembra goffa e incoerente, intrappolata in un groviglio di esposizioni e dialoghi non necessari che mancano completamente di grazia o arguzia. La premessa, che in teoria dovrebbe fungere da gancio per attirare lo spettatore, svanisce rapidamente lasciando il posto a una serie di incontri e confronti che sembrano concatenati senza altro obiettivo se non quello di arrivare al (moscio) finale. La sceneggiatura, scritta dallo stesso Roth e Joe Crombie, si limita a gettare i personaggi in un susseguirsi di pericoli e situazioni che, invece di generare tensione o emozione, causano una progressiva noia. La mancanza di chimica nel gruppo di personaggi è sfacciata, nonostante Cate Blanchett faccia del suo meglio e appaia calata nel suo ruolo. La scelta del cast è discutibile, anziché rimanere fedeli ai personaggi si è optato per scegliere volti famosi nella vana speranza di acchiappare più pubblico, ma, diciamocelo, Kevin Hart non potrà mai essere il granitico comandante Roland e soprattutto non riesce a essere credibile nel ruolo di un action man. Ma a parte ciò le interpretazioni di tutti, esclusa forse Tiny Tina, sembrano annoiate e poco sentite.

I personaggi non sono sviluppati bene, forse, più che un film, Borderlands avrebbe avuto bisogno di essere una serie tv, i tempi di esecuzione estesi rendono sicuramente le cose più facili per la costruzione del mondo, lo sviluppo dei personaggi e persino per gli easter egg, che nella pellicola sono presenti ma solo ad un occhio attento.

Borderlands è un gioco ricco di umorismo, violenza, caos e delirio, cose che mancano completamente nella pellicola. La vivacità e l’umorismo alla fine le ritroviamo solo in Claptrap. Gli appassionati dei videogiochi (ricordiamo che Borderlands è una trilogia con diversi dlc) saranno deliziati dalla perfetta interpretazione di Claptrap, gioiosamente doppiato dal mitico Jack Black, in lingua originale. Il problema del film è che, nonostante sia un adattamento incredibilmente fedele all’estetica del gioco, non è abbastanza divertente, non è appassionante e non è nemmeno particolarmente violento. È in qualche modo insipido e privo di fascino. Una delle cose fastidiose è come non sia stato sfruttato per nulla il materiale del videogioco. Un esempio su tutti: le armi. Nel videogioco c’è una serie smisurata di armi e scudi tra cui scegliere e sbizzarrirsi per i combattimenti,ci sono distributori dove acquistarle e livellarle e personaggi mitici a cui rivolgersi per l’acquisto, nel film la cosa non viene minimamente toccata.

Il film segue i ritmi chiave del gioco con cacciatori che scendono su Pandora, un pianeta alieno, alla ricerca di chiavi magiche per aprire un caveau mistico che racchiude un grande potere e dei tesori inestimabili al suo interno. L’epicità di questa cripta e del suo ritrovamento è però narrata come se venisse aperto un frigo per trovarci un’anguria. La velocità con la quale il regista porta a conclusione il film senza mostrare nulla e spiegando ben poco lascia pensare che neanche lui credesse molto in questo lavoro. Essere un fan dei giochi di Borderlands non aggiunge nulla alla visione del film se non la frustrazione di vedere sprecata questa trasposizione, di notare la mancanza di molti personaggi, armi e luoghi, e di provare una sorta di fastidio per come i cameo di Moxxi (Gina Gershon) e Marcus (Benjamin Byron Davis) vengano lanciati nel mucchio senza dargli troppo peso.

In conclusione: lungi dallo sfruttare le potenzialità della sua peculiare galleria di personaggi e dell’universo selvaggio in cui è ambientato, il film si limita a riciclare formule trite, offrendo allo spettatore un prodotto tanto generico quanto dimenticabile. Una serie di cliché e gag forzate la rendono un’esperienza tanto deludente quanto priva di personalità. Anche se l’aspetto generale della produzione riesce a catturare con successo l’estetica caratteristica del franchise di videogiochi su cui si basa, la regia di Roth si rivela incapace di trasferire quella stessa energia alla narrazione e alla messa in scena.


Borderlands di Eli Roth, al cinema dal 7 agosto con Eagle Pictures. Ecco il trailer italiano del film:

RASSEGNA PANORAMICA
Borderlands
5
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