[der Zweifel] Mario Monicelli e la crisi istituzionale: “Vogliamo i Colonnelli”

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In queste ore di incertezza politica ed istituzionale molti gridano al colpo di stato. Spesso sono le stesse persone che hanno in passato gridato al colpo di stato, ignorando cosa esso realmente sia.

Fare un colpo di stato per poi andare ad elezioni quando la situazione è ancora instabile è da completi deficienti, e con questa premessa non si sarebbe nemmeno attuare un colpo di stato. Senza nemmeno poi incarcerare le opposizioni, i giornalisti scomodi, i quadri delle forze armate contrari, e così via.

Questa è una considerazione che dovrebbe trascendere le forze politiche.

Ma capisco la paura che spinge a gridare al golpe. Infatti in Italia abbiamo sempre vissuto con l’ombra golpista, soprattutto negli anni del primo dopoguerra fino alla caduta del muro di Berlino. Da Gladio al Piano Solo la cronaca e la storia italiana ci insegnano che le trame contro il potere non sono solamente una teoria del complotto.

Ovviamente tutto questo non ha lasciato dei residui solo nella mente dell’italiano, che ormai grida al golpe anche quando c’è un cambio nella panchina del Pizzighettone, ma anche nella cultura del nostro Bel Paese.

Ovviamente un grande lascito è quello del regista Mario Monicelli, che con la sua arte ironica ci ha regalato un film divertente, pungente e inquietante allo stesso tempo.

Vogliamo i colonnelli esce nelle sale italiane nel marzo del 1973, pochi mesi prima del golpe in Cile di Augusto Pinochet, quello sì un vero colpo di stato.

Il film di Monicelli prende l’avvio dall’esplosione della Madonnina del Duomo di Milano. Il mandante è un partito di estrema destra che vuole far ricadere la colpa dell’azione sull’estrema sinistra così da potersi legittimare politicamente come difensore dell’ordine.

L’onorevole Giuseppe Tritoni, interpretato dal grande Ugo Tognazzi, invece ritiene che si debba procedere repentinamente per prendere il potere perché bisogna approfittare ora della vigliaccheria e della scontentezza di quei pecoroni. Così l’onorevole inizia ad organizzare un colpo di stato.

Con la solita ironia che contraddistingue l’opera di Monicelli il film mette alla berlina un qualcosa che in quegli anni di guerra fredda non veniva visto come una remota possibilità.

Il film dimostra anche la complessità e il lavoro necessario per arrivare all’obbiettivo finale del rovesciamento del potere politico: la ricerca dei golpisti; l’addestramento; l’azione coordinata; l’instaurazione del nuovo regime.

Come al solito Monicelli ci regala scene di qualità e allo stesso tempo esemplificative di quello che era ed è il nostro paese.

Perché in fondo non siamo cambiati.

Siamo sempre lo stesso popolo, con il like al profilo del nostro politico di riferimento al posto del giornale di partito tra le mani.