[ESCLUSIVA] Edvige Faini – Concept Art come base del tutto

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Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.

EDVIGEUna delle frasi che rimarrà nella storia del cinema di fantascienza, quel Ridley Scott che negli anni ottanta decide di cimentarsi con un mondo fantastico che fino a poco tempo prima si poteva soltanto immaginare grazie alle parole degli scrittori più visionari.
La tecnologia avanzava e quindi ciò che i vari Jules Verne, Philip Dick, Isaac Asimov riversavano nella carta piano piano diventava realtà; i mondi con architetture futuristiche e creature fantastiche non erano più utopia, erano realizzabili e da lì a poco nella grande macchina del cinema nacquero nuove professioni e nuove occupazioni. Negli anni del passaggio storico dall’analogico al digitale, che se vogliamo potrebbe essere il crocevia della fine del secondo millennio, nel mondo del cinema e dei games sono nati moltissimi nuovi incarichi legati ovviamente agli effetti visivi, alla realizzazione delle animazioni digitali e in ultimo ai concept. Il lavoro del concept artist è inscrivibile nella categoria dei lavori creativi e consiste nel tradurre in forma di rappresentazione visiva un concetto, un’idea o la visione di un regista o di un game designer prima della realizzazione di un film, di un videogioco o di uno spot pubblicitario: creare digitalmente immagini che, oltre ad avere un valore artistico/estetico, siano funzionali alla realizzazione del prodotto per cui vengono richieste ed impiegate.
Dalla bottega si è passati inesorabilmente agli studi a casa dove con un computer e una tavoletta grafica i concept-artist possono lavorare per le grandi major sparse in tutto il mondo.

Ancora una volta ci scopriamo tra i migliori interpreti di questo nuovissimo impiego, l’idea e il progetto dell’italiano non è sempre quella più vincente ma di sicuro è quella più apprezzata e ascoltata. E’ il caso di Edvige Faini, classe 1977 concept artist originaria di Milano, specializzata in Concept Design, Matte Painting ed Environment Design; la sua produzione artistica è principalmente destinata all’industria del cinema, del videogame e dell’intrattenimento ed è tra le poche che vanta collaborazioni con gli studi di produzione hollywoodiani tra cui la Aaron Sims Company dove ha la grande opportunità di lavorare a contatto con i migliori professionisti dell’industria e dare il proprio contributo artistico alla realizzazione di film come: Maleficent, Il pianeta delle Scimmie, 300, Sin City, Indipendence Day e Il Libro della Giungla.
“Perché all’estero siamo così apprezzati? Credo che il processo creativo sia fortemente influenzato dall’atmosfera culturale in cui si sviluppa, in quest’ottica l’Italia è da sempre il luogo della bellezza, valore al quale siamo legati e che è parte del nostro patrimonio identitario quindi nell’esprimersi della creatività italiana rivive la forza di una sensibilità e di un patrimonio che ci rende unici anche agli occhi del mondo. All’estero – racconta Edvige Faini – le imprese tendono a considerare maggiormente il potenziale creativo, traendo da esso certamente anche grande profitto ma valorizzandolo sicuramente di più rispetto a quanto non accada qui in Italia. Un lavoro come quello del concept artist senza dubbio trova degli sbocchi fuori che qua in Italia sarebbe molto difficile da avere ma questo non vuol dire che la strada sia semplice e senza difficoltà.”E’ importante specificare inoltre che il lavoro del concept artist si inserisce all’interno della fase di pre-produzione, la fase più’ immaginativa ed esplorativa dell’intero processo produttivo di un film o di un prodotto videoludico , quindi generalmente la creatività è libera di spaziare a 360°.

“Di solito quando un regista o uno sviluppatore chiede a noi concept artist un’idea parliamo di poche righe di email dove magari si riassume a grandi linee il messaggio che si vuole dare con quella determinata scena o personaggio. Prevalentemente operiamo – continua Edvige Faini – su contenuti di carattere fantascientifico e fantasy e il nostro supporto viene impiegato solitamente in progetti che richiedono un massiccio intervento di Computer grafica e cioè dove maggiormente serve, anche per esigenze di budget, un lavoro preventivo di pre-visualizzazione. Tralasciando quelle che sono le conoscenze tecniche di base da cui nessun concept artist può permettersi di prescindere quali prospettiva, teoria del colore, studio della luce, teoria della percezione o semplicemente un passato da illustratore con matita e pennello in mando, direi che le possibilità di lavorare in quest’ambito sono maggiori per chi a tutto ciò aggiunge la capacità di penetrare il mondo sensibile con tutte le proprie facoltà intuitive e percettive, sviluppando spirito d’osservazione e diversificando il più possibile le informazioni e gli ambiti culturali da cui trarre conoscenza e di conseguenza anche potere immaginativo. Il nostro background culturale – continua Edvige Faini – rende le nostre idee vincenti o non, ma soprattutto la ricerca e uno studio adeguato è essenziale in ogni concept; quando lavorai per Ubisoft a Singapore per la realizzazione dell’ottavo capito della saga Assassin’s Creed mi sono resa conto di quanto la storia era fondamentale per quel progetto, saper ricreare scene più fedeli possibili, la veridicità degli abiti o semplicemente degli sfondi con i quali interagivano i personaggi, tutto doveva essere perfetto e in quel caso (o come nel caso del film 300) alla base c’è stata una ricerca storica meticolosa.” Negli anni duemila i games da prodotto di second’ordine sono balzati per la mole di lavoro allo stesso livello di alcune produzioni cinematografiche, tante le persone e sviluppatori che sono impegnate “le due industrie, convergono sempre più l’una verso l’altra e la contaminazione tra le due – racconta Edvige Faini – diventa sempre più evidente dando frutto ad un interscambio di tecnologie e di linguaggi espressivi e visivi che ormai rendono anche la struttura produttiva di un game simile per complessità a quella di un film, basta mettere a confronto i titoli di coda. Il concept artist quindi, specie se opera da freelance, ormai viaggia con versatilità tra questi due mondi finche’ il suo apporto è funzionale alle esigenze di una o dell’altra produzione.”

Che ci sia una tela, un foglio bianco o uno schermo di un computer alla base c’è sempre la fantasia e la voglia di viaggiare con la mente, un’arte che sicuramente continuerà a vivere ad ogni rivoluzione tecnologica.

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