Zerocalcare ed il “groviglio” che ci unisce tutti

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Ieri, su Robinson, l’inserto culturale di Repubblica, sono uscite 12 tavole inedite di Zerocalcare che vanno a comporre un altro tassello della svolta al graphic journalism iniziata con Kobane Calling. L’attenzione è rivolta, anche questa volta, alla complessa e “aggrovigliata” situazione nel nord della Siria, cercando di fare un sunto, per quanto possibile, su ciò che è accaduto tra agosto e settembre nelle zone colpite dalla guerra.

Dopo più di un anno e mezzo dalla volta in cui Zero è partito per Kobane, le cose sono molto cambiate. In guerra tutto è instabile. Alleanze ed equilibri durano poco, non sai mai cosa può accadere (vedi Russia e Turchia con l’assassinio dell’ambasciatore Karlov). È come tenere tra le mani una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all’altro. Nel giro di pochi mesi è successo di tutto. L’intento di Zerocalcare è quello di sensibilizzare maggiormente i lettori a temi che da molti vengono considerati distanti o poco importanti. Ci si focalizza solo su quello che accade in Europa, quando invece non si vuole capire che è da più giù che viene tutto. L’autore, sfruttando come mezzo il fumetto, cerca di spiegarci un po’ più approfonditamente (per quanto si possa fare in 12 pagine) quello che spesso o non viene detto o viene detto male.

Conosciamo quattro combattenti curdi rimasti feriti negli scontri di Kobane e ricoverati in Italia, a Carpi, per un progetto di cura per malati e feriti della Siria. Conosciamo quindi quattro singoli individui di età differente, da 19 a 44 anni, che combattevano per la difesa di una città, di un ideale, pagandone un caro prezzo. Il senso di gratitudine è talmente grande che non si può nemmeno esprimere a parole. Certe volte però il silenzio, uno sguardo, riescono a comunicare molto più di quello che si prova. Facciamo poi la conoscenza di una rappresentante delle YPS (Civil Protection Units) da poco tornata dal Rojava. Il Rojava è una regione a nord della Siria, non ancora riconosciuta a livello internazionale, dove i curdi ed altri popoli provano, dall’inizio della guerra, ad attuare il loro Confederalismo Democratico fondato sulla liberazione della donna, la ridistribuzione delle ricchezze, l’ecologia e la convivenza tra diverse culture e religioni. Ci viene mostrato più nel dettaglio quello che è successo con la liberazione di Manbij e di quello che ne è derivato. Un ulteriore intreccio al groviglio da cui prende il titolo la storia.
Un groviglio fatto da Solin, Layla, Alan, Jalal e tanti altri. 

Detto ciò, correte il più presto possibile dal vostro edicolante di fiducia e sperate che abbiano anche una copia di Robinson perché ne vale veramente la pena. Sennò fate come noi e vi abbonate a Repubblica online per un mese solo per leggere Zerocalcare.

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