[Esclusiva] Intervista a Lorenzo De Felici presso la Games Academy di Milano

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Lorenzo De Felici

Venerdì 23 Marzo 2018, presso la Games Academy di Piola (MI), che ringraziamo per la  disponibilità e ospitalità, abbiamo avuto la possibilità di intervistare Lorenzo De Felici, disegnatore italiano e co-creatore, assieme a Robert Kirkman, di Oblivion Song, nuova serie edita da Skybound e distribuita in italia da Saldapress. (Trovate la nostra recensione qui)

All’evento, organizzato dai ragazzi di Games Academy in occasione del lancio di Oblivion Song, hanno partecipato un buon numero di lettori e appassionati che, dopo una breve presentazione tenuta da Lorenzo, hanno interagito vivacemente con l’artista creando un’atmosfera festosa e familiare, facilitata anche dalla grande disponibilità e professionalità di Lorenzo, sempre pronto a dialogare con i suoi fans regalando firme e sketch sempre con il sorriso sulle labbra.

Prima dell’inizio dell’evento, ci siamo seduti al tavolo con Lorenzo per fargli qualche domanda su Oblivion Song, sulla sua metodologia di lavoro e altro ancora. Per tutta la durata dell’intervista, Lorenzo è stato semplicemente meraviglioso: oltre ad essere una persona molto gentile e solare, dalle sue risposte è emersa la sua estrema professionalità e tutta la passione che mette nel suo lavoro.

Ringraziamo di cuore anche la fumetteria Games Academy di Piola per la gentilezza e l’ospitalità a noi riservata.


Ciao Lorenzo, a nome mio e di tutta la redazione, siamo lieti di darti il benvenuto su RedCapes e ti ringraziamo per il tempo che ci stai concedendo. Come stai?

“Molto bene, grazie.”

Siamo qui ospiti da Games Academy per il lancio di Oblivion Song, serie co-creata da te assieme a Robert Kirkman, che è uscita in America e in contemporanea mondiale lo scorso 7 di Marzo. Come ci si sente ad essere al centro dell’attenzione dell’industria dei comics?

“Diciamo che è abbastanza strano, dato che non avevo mai lavorato a questi livelli di esposizione mediatica. Ovviamente, sotto alcuni punti di vista, è piacevole,  soprattutto per l’essere uscito finalmente da questo “segreto forzato” che da due anni, anzi quasi tre, ho dovuto portare. Per adesso le recensioni e i commenti del pubblico, americano e non, sono positive e sono molto contento di questa cosa.”

Anche a noi fa molto piacere il riscontro positivo che sta avendo la serie. Rimanendo a parlare di Oblivion Song, puoi dirci come nasce la serie e quanto sei coinvolto nello sviluppo della trama?

“La serie è nata da un’idea che Robert ha avuto qualche anno fa. Inizialmente era un’idea appena abbozzata, fatta solo di qualche immagine, ma che ha continuato a tenere nel cassetto. Dopo aver trovato un po’ di tempo libero tra i suoi vari impegni, Robert ha deciso di sviluppare questa sua idea e in seguito mi ha contattato per collaborare a questo progetto. Per quanto riguarda la storia quella è nella mente di Robert e io non metto bocca (ride). Principalmente io mi occupo dell’aspetto grafico della serie, ecco possiamo dire che il mio contributo alla trama “si limita” ad alcune scelte e particolarità legate al mondo di Oblivion, ai suoi abitanti e alle sue dinamiche interne che poi vengono elaborate e sviluppate da Robert.”

Restando sull’aspetto grafico della serie, come è stato dar vita ai personaggi di Oblivion Song? Hai avuto piena libertà creativa, oppure hai dovuto seguire delle linee giuda?

“Robert mi ha da subito descritto le caratteristiche principali di ogni personaggio, non tanto legate ai connotati fisici, quanto all’impressione che doveva suscitare nel lettore. Per esempio, Nathan Cole, il protagonista della serie, non doveva essere l’ennesimo eroe d’azione, ma semplicemente una persona normale dotata di buon senso e coraggio, ma anche piena di dubbi e con un pizzico di follia: se noti infatti non gli ho dato gli attributi tipici dell’action hero, preferendo optare per caratteristiche più normali, come le orecchie a sventola, il naso a patata, avvicinandolo appunto all’uomo comune, ma che riescono allo stesso tempo a far trasparire la sua indole.”

Parlando invece dei mostri che abitano Oblivion, puoi dirci come nascono? Erano già presenti dall’inizio come elementi della serie, oppure sono “capitati” in corso di sviluppo dell’opera?

“Fin dall’inizio Robert aveva in mente che questa dimensione fosse popolata da queste creature. Da subito ho cercato di renderle minacciose ma non mostruose perché essenzialmente non sono aggressive ma reagiscono per difesa, come i leoni della savana: se noti infatti Nathan l’ha capito e, fin dalle prime pagine, cerca di evitare lo scontro contro queste creature che abitano Oblivion. Per quanto riguarda il design, Robert mi suggerisce un parallelo con un animale e io sviluppo la creatura di conseguenza: per esempio la prima creatura che si vede nel fumetto doveva ricordare un gorilla e partendo da questo elemento gli ho conferito una corporatura massiccia, una certa andatura ecc… Ecco io cerco di allontanarmi dalla logica del gigantesco mostro sanguinario, popolando questo mondo di creature che sono il risultato di un logico processo evolutivo che si è adattato ai cambiamenti avvenuti nella dimensione di Oblivion.””

Dalle tue tavole si percepisce che Oblivion è un mondo feroce e selvaggio, ma comunque caratterizzato da una bellezza primordiale, a cosa ti sei ispirato per ottenere questo risultato?

“In realtà non mi sono ispirato a qualcosa in particolare. Quando io e Robert abbiamo iniziato a lavorare al primo numero, sono partito dallo sviluppo del fungo rampicante e come potesse sommergere una città come Philadelphia. Decidendo in seguito di spingersi oltre i confini della metropoli distrutta, ho pensato a come questo rampicante potesse crescere ed espandersi in spazi aperti, e devo dire che il suo sviluppo è venuto in maniera naturale, ottenendo questa immensa vegetazione dove i personaggi sembrano spostarsi grazie all’uso di liane.”

Passando ora a parlare dell’aspetto più prettamente tecnico, come imposti il lavoro dopo aver letto la sceneggiatura di Robert?

“Inizialmente faccio un semplice layout per impostare le tavole e lo spedisco a Robert per l’approvazione o eventuali modifiche. Quando la tavola viene approvata procedo all’inchiostrazione. La sceneggiatura di Robert non è mai super specifica e, a parte qualche inquadratura particolare, ho molta libertà creativa e ciò rende il mio lavoro molto più veloce e soprattutto appagante.”

Rimanendo sempre nel campo lavorativo, come ti trovi a lavorare per il mercato americano? È molto diverso rispetto a quelli per cui hai lavorato in precedenza e in qualche modo ha cambiato la tua routine di lavoro?

“Il mercato americano è diverso rispetto a quello europeo. Ad esempio, per il mercato franco-belga o anche per quello Bonelliano le deadline non sono mai opprimenti, permettendo di vivere tranquillamente, riuscendo a trovare il tempo per incastrare qualche commission e altre cose. Il mercato americano non concede questo lusso, perché il dover disegnare 20 tavole ogni mese ti impedisce di fare qualsiasi altra cosa. Devo ammettere  che personalmente non ha cambiato più di tanto il mio metodo di lavoro, perché quando lavoravo per il mercato francese mi coloravo da solo e quindi, più o meno, la mia mole di lavoro è rimasta sempre uguale. Mi sento di dire però, che quello che cambia tanto nel lavoro è con chi si lavora: quando si trova la giusta casa editrice, il giusto scrittore e il giusto team si lavora bene, indipendentemente dal mercato e io, sotto questo punto di vista, sono sempre stato molto fortunato.”

Ricollegandomi all’importanza di lavorare in sintonia con il proprio team artistico. I colori sono parte integrante della serie, contribuendo a rendere vivo il mondo di Oblivion Song, per cui ti chiedo se, lavorando a stretto contatto con Annalisa Leoni, hai mai “interferito” nel suo lavoro oppure le hai lasciato carta bianca?

“Inizialmente è stato molto difficile e non perché non mi fidassi di Annalisa. Io ho imparato a disegnare colorando, nella mia testa il mio disegno non è in bianco e nero ma a colori ed essendo abituato a colorarmi da solo è stata davvero dura lasciare questo compito ad un’altra persona. Improvvisamente una parte del mio disegno mancava ma era necessario per mantenere i ritmi di produzione. In tutto ciò Annalisa è stata semplicemente straordinaria. Oltre ad avere molta pazienza, capendo la mia difficoltà iniziale a lasciare il mio lavoro, mi è venuta incontro riuscendo a trovare una palette per Oblivion meravigliosa che da solo non avrei mai ottenuto.”

In questi primi sei numeri, che noi italiani abbiamo avuto la fortuna di leggere in anteprima grazie a Saldapress, è stata messa molta carne al fuoco: cosa puoi dirci sul futuro della serie?

“Prima di tutto non spoilerate niente agli americani (ride). Attualmente sto lavorando al numero 12 ma sfortunatamente non posso darti dettagli sul futuro della serie. A livello generale posso dirti che la serie procede molto velocemente con un ritmo sostenuto e incalzante, a differenza di altri prodotti di Robert (vedi The Walking Dead e Outcast). In Oblivion Song lo status quo non rimane tale molto quindi aspettatevi un continuo rimescolamento delle carte!”

Per concludere una piccola curiosità: immagino che lavorare ad una serie creator-owned, dove l’unico limite è la propria immaginazione, sia il sogno di ogni artista. Se però potessi scegliere di lavorare su una serie delle Big Two quale sceglieresti e perché?

“Premettendo che io sono sempre stato un lettore accanito di Spider-Man, a questa domanda tendenzialmente rispondevo appunto Spider-Man. Ultimamente però è tornata a galla la mia passione adolescenziale per Venom! Ho sempre adorato il personaggio e il suo design e infatti appena ho un momento libero mi metto a disegnarlo perché è troppo divertente. Quindi si, ti rispondo Venom, a patto però che faccia capolino anche l’Uomo Ragno.”

Grazie mille Lorenzo per il tempo a noi dedicato!! È stata davvero una bellissima intervista e  tutti noi della redazione ti facciamo i migliori auguri per il tuo futuro personale e della serie!

“Grazie mille a voi e un saluto ai lettori di RedCapes.it!”


Qui potete vedere la nostra video intervista a Lorenzo De Felici:


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