Questa notte è andato in onda il season finale della seconda stagione di Euphoria, serie che ormai non ha bisogno di presentazioni e che anzi, continua ad accrescere in maniera frenetica il proprio pubblico. Sicuramente diversa fin nell’animo, questa seconda stagione si avviava, dalla scorsa settimana, ad una conclusione potenzialmente tragica ma anche avvolta da un velo di incertezza per quel che riguarda le sorti di Zendaya e compagni. Arriva il momento, dunque, di parlare di All My Life, My Heart Has Yearned for a Thing I Cannot Name.
[ATTENZIONE IL SEGUENTE ARTICOLO PUO’ CONTENERE SPOILER SUL FINALE DELLA SECONDA STAGIONE DI EUPHORIA E SULLE PRECEDENTI PUNTATE, NON PROCEDETE SE NON VOLETE SAPERE NULLA]
La puntata riprende esattamente dal punto in cui era finita la scorsa. Our Life di Lexi (Maude Apatow) è ancora in scena, a quanto pare siamo ben lungi dalla fine dello spettacolo, che viene però interrotto da un’impulsiva Cassie (Sydney Sweeney). La ragazza, per usare un eufemismo, non è per nulla contenta di come la sorella ha rappresentato lei e Nate davanti a tutte le persone che lei conosce e che assistono alla rappresentazione e, di conseguenza, i suoi strascichi.
Questo season finale ha un peso non indifferente da portarsi dietro, quello di riuscire a chiudere in maniera elegante ed anche soddisfacente due stagioni di storie e allo stesso tempo creare un buon punto di partenza per dare una rinfrescata all’intera storia per quella che sarà la terza stagione. Un compito difficile, non c’è dubbio. Eppure, Euphoria riesce in questo intento, seppur con qualche difetto.
Sam Levinson, con la scusa dello spettacolo di Lexi, riesce a mettere in moto numerosi avvenimenti che portano i personaggi a doversi necessariamente confrontare con sé stessi, con le loro azioni e anche le loro insicurezze. Insicurezze che nonostante fossero rinomate e rimembreate per tutta la stagione sono riuscite a dar luogo ugualmente ad un caos dirompente, che rimette in prospettiva qualsiasi previsione si potesse fare. C’è da dire che anche la scelta di tenere Rue in disparte, come una sorta di ascoltatrice delle sue stesse sofferenze è stata quasi una scelta obbligata, soprattutto alla luce di alcuni prove attoriali che avrebbero potuto non avere l’effetto sperato se ci fosse stata ancora Zendaya ad attirare gran parte degli occhi del pubblico. In primis su tutti, Sydney Sweeney e Alexa Demie, che danno davvero una grande prova e la prima potrebbe anche avere un certo seguito in occasione degli Emmy. Lexi e Fezco, interpretati rispettivamente dai mai troppo poco celebrati Maude Apatow ed Angus Cloud, anche in questa puntata rubano la scena, spesso dando sfogo a sentimenti che, soprattutto nel caso di Fez, sono difficili da esprimere e che lasciano un retrogusto amaro nello spettatore. In ogni caso, Rue non è completamente assente dalla puntata, anzi, finalmente la serie dà una risposta alle scene oniriche che la vedevano protagonista nelle puntate precedenti: momenti che vedevano Rue partecipare ad una veglia, che senza svelare molto fanno da collante tra lo spettacolo e la realtà e ci consegnano anche in questa puntata una Zendaya in stato di grazia, anche se per pochi minuti. La serie si ricorda anche di Jules (Hunter Schafer) e Elliot (Dominic Fike) quel poco che basta per mostrarli al pubblico senza però catalizzare l’attenzione su di loro. Una sorta di reminder per ricordare come effettivamente esistano ancora e mostrare l’impatto che tutto ciò che sta succedendo sta avendo su di loro. Brevi istanti certo, che sono stati intensi e molto ben giocati all’interno dell’intera narrazione.
Purtroppo, questa puntata soffre sempre di un problema che si è parecchio fatto sentire nella parte centrale della serie, una sorta di coesione mancata tra alcuni segmenti ed alcune storie; soprattutto quando si tratta di chiudere punti rimasti in sospeso che sembravano essere destinati almeno ad avere una rilevanza maggiore. Invece, quello che sembra è che certe storie siano state inserite quasi più come aggiunta di drama non necessario, al solo scopo di avere materiale per riempire le puntate. Ad esempio per citare il più evidente, il rapporto tra Kat (Barbie Ferreira) e Ethan (Austin Abrams), ma anche la storia della ragazza e il suo rapporto con il sesso e il suo peso. Eppure, nonostante il poco screen time, Austin Abrams ha dimostrato di avere la bravura per sostenere più che un ruolo da comprimario, quindi il suo risicato ruolo è da annoverare come uno dei peccati maggiori della seconda stagione della serie ma anche come un possibile punto di partenza per il ruolo di Ethan nella terza stagione, nel quale quasi certamente avrà più spazio, vista l’iconicità che il personaggio ha conquistato nelle ultime due puntate e i legami, a distanza e sul palco, che ha creato con altri personaggi.
“Non so se questa sensazione durerà per sempre, ma ci sto provando a farla funzionare”
Levinson ed il team decidono arbitrariamente che quello che hanno mostrato, soprattutto negli ultimi istanti della puntata, bastava ed avanza per chiudere la stagione. Una stagione che tornando indietro, per quanto accattivante aveva dei difetti. Difetti che si porta anche in questo finale, come abbiamo avuto modo di parlarne sopra. L’episodio prova a chiudere degnamente tutto e lo fa al meglio delle sue possibilità, ma lascia ben impressa una certa sensazione, la stessa di Rue: qualcosa che si ci fa star bene e ci convince a sintonizzarci prossimamente, ma non una sensazione che potrebbe durare in eterno, soprattutto se la prossima stagione dovesse rivelarsi come questa. Eppure, i presupposti per ripartire da una tela bianca (o quasi) ci sono: speriamo non siano sprecati.
La seconda stagione di Euphoria verrà trasmessa in contemporanea con gli Stati Uniti, quindi ogni domenica notte alle 3 del mattino su Sky Atlantic (con replica alle 23:15 del lunedì successivo), mentre la puntata doppiata sarà resa disponibile a partire dalla settimana successiva. Per vedere Euphoria è necessario essere abbonati a Sky, quindi poter avere accesso all’on demand o su Sky Atlantic, oppure possedere un abbonamento a NOW TV, il servizio di streaming proprietario di Sky.