Euphoria Stagione 1 – Il ritratto di una decadente America | Recensione

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Euphoria

Finalmente si è conclusa la prima stagione di Euphoria, serie tv di HBO con protagonista Zendaya che si concentra su uno spaccato di Americana moderna.

Euphoria, narrata da Rue Bennett (Zendaya), segue le vicende principalmente di Rue, drogata che attraverso l’amicizia con un’altra protagonista, Jules Vaughn (Hunter Schafer), inizierà un doloroso processo di riabilitazione; insieme alla storia delle due ragazze vedremo anche quella di Nate Jacobs (Jacob Elordi), prodigio del football e principino del paese dove i protagonisti vivono, e quella di tanti altri ragazzi come Maddy Perez (Alexa Demie) e Christopher McKay (Algee Smith). Tutti questi ragazzi sono alle prese con le loro prime avventure sessuali, droghe ed alcol, oltre che alle pretese dei genitori, che sono forse l’arma più potente che gli è stata puntata addosso dalla società.

Sam Levinson, dopo Wizard of Lies, adatta per HBO la serie Israeliana omonima, e lo fa portando tutta la cattiveria e la voglia di fare un dipinto vero dell’americana gioventù senza filtri. La serie non ha paura di mostrare anche la sessualità dei giovani ragazzi e ragazze protagonisti della serie, raccontando lati oscuri di questa gioventù nata post 11 Settembre e delle tribolazioni che devono superare per farsi accettare, in primis dai genitori e poi da compagni e amici. Sembra quasi un controsenso, ma nella società attuale, non solo americana, i genitori stessi dettano un canone che i figli devono seguire e, anche senza accorgersene, plasmano i figli ad essere in un certo modo. L’entrata in società per alcuni ragazzi sarà una liberazione, che permetterà loro di dimostrare la propria vera indole, per altri si passerà da una prigione all’altra; al primo caso appartiene Rue, la nostra protagonista, che non è per niente un personaggio che puoi apprezzare ma per cui provi un po’ di simpatetica vicinanza, mentre al secondo caso appartengono Nate Jacobs e Christopher McKay, con entrambi i personaggi che hanno fatto della società la gabbia secondaria lontana dalla gabbia familiare, ma non sono due personaggi uguali, bensì nascondono entrambi due twist tutti loro, che inevitabilmente porteranno lo spettatore a giudicarli, ma anche a provare pena per loro. Anche le ragazze nella serie perdono i connotati delle tipiche serie teen, ci sono molte bellezze, ma che nel corso della serie mentre fioriscono nel loro vero io, perdono la propria bellezza, mentre altre abbracciano la propria condizione, e ci scavano dentro, costruendosi un piccolo cunicolo che le protegga dal mondo, ferendo chi gli sta intorno oppure portando a fondo altre persone, si può in parte considerare una nuova digressione della femme fatale dei classici film noir.

Non si può non dedicare un paragrafo alla regia di Euphoria, di cui Levinson stesso si occupa di gran parte delle puntate, dando una certa uniformità allo stile della serie: non stiamo parlando di una regia particolarmente elaborata, anzi, non si perde in virtuosismi eccessivi, seppur ci siano alcune scene visivamente impressionanti, ma che lo sono sia grazie al regista che a tutto il comparto tecnico, musiche e fotografia infatti vanno a completare un lavoro perfetto di costruzione della decadenza dell’Americana Gioventù di questo paese. Parlando di una scena in particolare, quella del trip di droga che porta Rue alla considerazione e all’accettazione dei suoi sentimenti è un vero e proprio momento catartico all’intero della serie, si riesce persino (come spettatori) ad arrivare alla verità sul personaggio prima di lei stessa. Un plauso va fatto al montaggio, che fa un ottimo lavoro, costruendo l’attesa per qualcosa che magari abbiamo già in parte visto o possiamo immaginare ma che viene atteso comunque.

Euphoria spicca per il comparto tecnico e  una sceneggiatura senza peli sulla lingua, ed il tutto viene completato da un cast veramente eccezionale, con Zendaya che da vita ad un personaggio odioso, a tratti piacente ed in taluni casi opportunista, e lo fa con una naturalezza che dimostra quanto sia anche un’ottima attrice e non solo un bel visino uscito da Disney Channel. Gli altri attori e attrici non sono da meno, e quelli che hanno il compito più difficile sono forse Jacob Elordi, interprete di Nate, che porta rabbia e frustrazione alla vita in maniera così vera che quando capiamo da dove essa venga, chi gliela abbia instillata, proviamo una grande pena per lui e per la sua famiglia; e Hunter Schafer, interprete di Jules, una bellissima ragazza che appena si allontana dalla famiglia si trasforma e diventa qualcosa di diverso e perverso. Il percorso di Jules non ci viene raccontato subito, quando la conosciamo lo facciamo con la protagonista, ad una festa dopo che l’abbiamo vista in un motel a violare gran parte delle regole socialmente accettabili e che poi porteranno ad un’ulteriore allontanamento e continuo riavvicinamento tra le due amiche e tra l’audience e il personaggio. Va anche secondo me citato l’interprete di Cal Jacobs, padre di Nate, e forse vero motivo che fa dipanare in quel modo gli eventi, d’altronde sarà proprio questo odiabile e patetico imprenditore a dare il via agli strani avvenimenti che attanaglieranno la sua famiglia e tutti gli altri protagonisti, quindi nulla da dire nemmeno su Eric Dane, che del cast degli adulti, insieme alla madre di Lexi, è uno dei personaggio che più si ricordano al fine della visione della serie.

Euphoria fa quello che molti drama con protagonisti gli adolescenti Americani non mostrano, ossia denuncia l’assoluta tranquillità con cui questi teenager si trovano a dover mentire ai genitori, agli insegnanti ed ai loro stessi coetanei per continuare ad una vita che in gran parte non è la loro; più volte vedremo nella serie il risultato di tenere nascosto il proprio vero lato, che spesso esplode e porta a comportamenti autodistruttivi o pericolosi per gli altri. Nessun personaggio che incontriamo nella serie però è uguale a quando è partito l’episodio pilota, tutti maturano, riscoprono quel lato che vogliono reprimere e li mette su un percorso di auto accettazione e che porterà il loro percorso di crescita allo step successivo mentre si apprestano all’università. Convincenti tutte le interpretazioni, in specie quella di Zendaya, lodata dalla critica e dal pubblico che si è trovata di fronte un’interpretazione vera e sentita da parte dell’attrice/cantante che si è spogliata di tutta la sua bellezza per il ruolo di Rue. Euphoria non è una serie facile, se volete approcciarvi ad essa, prendetevi i vostri tempi, niente binge watching, potrebbe risultarvi difficile o almeno non sostenibile dal punto di vista di quello che passerà su schermo, quindi prendetevi i vostri tempi, ma non perdetevi questa serie, che sicuramente tornerà come una delle nostre serie tv del 2019.