A trentotto anni da “Fenomeni Paranormali Incontrollabili” e vent’anni dalla miniserie “Firestarter: Rekindled”, L’Incendiaria di Stephen King vede di nuovo la luce con un moderno adattamento dell’ottavo romanzo –in ordine cronologico– del Re del Brivido. Diretto da Keith Thomas (The Vigil) con protagonisti Zac Efron, Ryan Kiera Armstrong e Kurtwood Smith, Firestarter è prodotto da Universal Pictures e Blumhouse Productions (Scappa – Get Out, L’Uomo Invisibile) e arriverà nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 12 maggio. Abbiamo visto il film in anteprima e questo è il nostro parere.
Per più di dieci anni Andy (Zac Efron) e Vicky (Sydeny Lemmon) sono fuggiti, cercando disperatamente di nascondere la figlia Charlie (Ryan Kiera Armstrong) da un’oscura agenzia federale “La Bottega” con l’intento di sfruttare il terribile potere della bambina: quello di poter incendiare le cose con lo sguardo. Andy ha insegnato a Charlie come disinnescare il suo potere ma quando Charlie compie 11 anni, il fuoco diventa impossibile da controllare. Dopo che un incidente rivela la posizione della famiglia, il misterioso agente Rainbird (Michael Greyeyes) viene inviato per dare la caccia alla famiglia e catturare Charlie una volta per tutte. Ma Charlie ha altri piani.
Nel 1984 viene rilasciato Firestarter che in Italia è stato tradotto con il più articolato titolo Fenomeni Paranormali Incontrollabili con protagonista una giovanissima Drew Barrymore reduce dal successo di E.T L’extraterrestre solo due anni prima. La piccola Barrymore nei panni della diabolica Charlie fu considerata la scelta perfetta visto il suo dolce ed immacolato aspetto, completamente forviante dati i terribili poteri psichici della bambina. Il film, accolto in maniera particolarmente tiepida, rientra oggi all’interno di tutte quelle opere cinematografiche basate sui romanzi di King (che proliferavano negli anni ’80) culto per una generazione, nonostante la diversità e le modifiche con l’opera letteraria di partenza. È ormai risaputo che adattare un romanzo o un racconto di Stephen King in film o serie tv (anche quando nel progetto è presente King in persona) è quasi sempre un azzardo, ma le sue storie continuano ad attirare una talmente grande fetta di pubblico che privarsene sarebbe quasi impossibile.
L’adattamento del 2022 di Firestarter purtroppo è l’ennesima occasione sprecata. Se nel 1984 il film, come il romanzo, potevano apportare interessanti novità, una tra tutte il “killer bambino” che ha caratterizzato parecchie storie di King (Carrie, Ossessione, il racconto I Figli del Grano…), oggi si rimane decisamente meno sorpresi di fronte a questi personaggi specialmente quando il loro trattamento è prevedibile e scontato. Icone letterararie come Charlie McGee hanno ispirato molte figure cinematografiche e seriali, una tra tutte la Undici di Stranger Things, ma ad oggi non sono altro che l’ennesima ripetizione di qualcosa di già visto. L’intero film sembra esser uscito fuori tempo massimo, con una sceneggiatura prevedibile e scontata. Nonostante sia più attinente ai fatti narrati nel libro pur essendo attualizzato, Firestarter non apporta nulla di nuovo al genere o a chi già conosce la storia, al contrario, chi ci entrerà in contatto per la prima volta non riscontrerà particolare fascino.
La stessa regia di Keith Thomas si fa statica e priva di particolari guizzi, coadiuvata solo da un’ottima colonna sonora composta per l’occasione dal regista e compositore John Carpenter. La stessa messa in scena, caratterizzata da una fotografia calda che rimanda all’atmosfera bollente del film, risulta anonima e anche piuttosto spoglia, specialmente nell’ultima parte in cui uno sprint finale fa perdere qualsiasi forma di emozione che fino a quel momento si poteva essere creata con lo spettatore. La stessa direzione del film non è chiara. Impossibile definirlo horror, non bastano un paio di jumpscare e qualche fantasiosa uccisione, ma allo stesso tempo sarebbe eccessivo definirlo un film di fantascienza o un dramma famigliare. La commistione di generi, che è anche il marchio di fabbrica delle opere di King, è forse uno degli aspetti più difficili da trasporre (insieme all’analisi psicologica dei personaggi) e Firestarter purtroppo ci riesce solo in parte.
Dopo esser stata la diabolica figlia di Lily Rabe e Finn Wittrock in American Horror Story: Red Tide, Ryan Kiera Armstrong torna ad interpretare un ruolo “demoniaco” in modo credibile e centrato. Come la piccola Drew Barrymore anche Armstrong con il suo aspetto angelico e la sua innata bravura, regala una Charlie McGee credibile e a tratti inquetante nonostante venga penalizzata da una sceneggiatura che non le rende giustizia. Meno centrato è il personaggio di Andy, interpretato da Zac Efron che al contrario di David Keith del film dell’84 fa risultare troppo artificioso e poco credibile il rapporto tra padre e figlia che invece è alla base del romanzo ed era alla base del primo film. Ottimo invece aver affidato il ruolo di Rainbird all’attore nativo americano Michael Greyeyes, così come era stato delineato dallo stesso King nel suo romanzo.
Firestarter è purtroppo l’ennesimo adattamento di un’opera di Stephen King che delude soprattutto a causa di una messa in scena priva di qualsiasi guizzo e di una sceneggiatura piatta e prevedibile. Nonostante la buona performance della giovane attrice protagonista e un racconto che segue più da vicino l’opera originaria del Re del Brivido, l’intero film si trascina su sé stesso verso il prevedibile finale che strizza l’occhio ad altre storie di Stephen King. Buona invece la colonna sonora ad opera di John Carpenter che per tutti gli appassionati dell’horror anni ’70 e ’80 non potrà altro che emozionare.
Firestarter arriva nei cinema a partire dal 12 maggio. Ecco il trailer italiano del film: