Dalle pagine di un libro alla sala buia del cinema, e questo è ciò che succede a molti libri/fumetti/graphic novel di successo e in questi casi rientra anche Il Migliore dei Mali, il primo lungometraggio diretto e sceneggiato da Violetta Rovetto in arte ViolettaRocks, presentato in anteprima a Milano alla 34ma edizione del Noir Film Festival. Il film è una co-produzione tra Italia, Slovenia e Polonia. Si uniscono quindi Rai Cinema, Minerva Pictures e Solaria Film per la parte italiana con ArsMedia e Agresywna Banda per la parte polacca e slovena.

1997, Italia del Sud, cinque ragazzini alle prese con la scomparsa di un cane, sullo sfondo un’industria chimica piena di verità celate. Un’avventura tra giallo e fantastico dove i misteriosi avvenimenti che si verificano attorno ai ragazzini e alla cittadina li porterà a scontrarsi con “il migliore dei mali”.

Il cast vede interpreti molto giovani e soprattutto molti di loro alla prima o seconda esperienza cinematografica. Ettore, il nuovo amico del gruppo, appena trasferito, è interpretato da Giuseppe Pallone qui alla sua prima interpretazione cinematografica mentre Andrea Arru, reduce dal successo di Il Ragazzo dai pantaloni Rosa, interpreta Neri un ragazzo tenuto sotto controllo dal padre. Riccardo Antonaci interpreta Michelangelo il ragazzo un po’ più timido del gruppo mentre Giorgia Piancatelli è Angelica la sorella. A concludere il gruppo di amici ci sono: Niccolò Bizzoco nei panni di Milo che ha perso il cane, il quale stringen amicizia con Ettore che lo aiuta a cercarlo e Matteo Ferrara che interpreta Dante il personaggio che tenta di tenere unito il gruppo nei momenti di crisi. Nel cast spiccano anche attori adulti come Massimo Wertmuller il nonno di Milo e Pietro Ragusa che interpreta Zaira ovvero colui che Milo ritiene responsabile della scomparsa di Icaro (il cane) e infine Giuliana interpretata da Annalisa Insardà la mamma di Ettore. Nel film fanno anche una piccola parte Veronica Pivetti e Violetta Rovetto stessa.

La regia di Rovetto è citazionista di grandi classici del genere e intimista per i personaggi, raccontando uno dei periodi più oscuri della vita: l’adolescenza. Un periodo di cambiamenti traumatici in cui la regia gioca un ruolo fondamentale per entrare in contatto con queste emozioni. Le citazioni ricordano film di Hitchcock come “La Finestra sul Cortile” non diventando mere citazioni fini a se stesse, ma inserite in modo fluido e coeso nella narrazione proposta. Inoltre la regia, così come i dialoghi, non fanno mai dimenticare allo spettatore la presenza inquietante e oppressiva di due luoghi fondamentali: la fabbrica e il palazzo dove andrà ad abitare Ettore con la madre. Specialmente il palazzo viene inquadrato dal basso verso l’alto creando un senso di oppressione, esattamente come viene fatto nel film “Gli Invasati” del 1963. Per la fabbrica di Termaranto vengono adoperate inquadrature molto suggestive che prediligono una vista dall’alto. Seppur con qualche sbavatura data dal fatto che sia un’opera prima, il film ha una sua identità e soprattutto tematiche importanti filtrate da uno sguardo giovane.

La sceneggiatura è curata dalla stessa Rovetto con l’aiuto di Josella Porto e Tommaso Santi. Il film segue fedelmente gli avvenimenti della graphic novel, una sceneggiatura composta da tre atti ben distinti che funziona per la storia che vuole raccontare e soprattutto al pubblico a cui si rivolge: i giovani; seppur le parti più interessanti per l’analisi risiedano nel sotto testo. Un giallo all’italiana vecchio stile che utilizza stilemi classici del genere come il classico “whodunnit” seppur in una chiave nuova e moderna. Come già detto il lungometraggio proviene da una graphic novel ideata dalla stessa Rovetto e non dobbiamo dimenticare che questi due media di comunicazione sono completamente diversi seppur entrambi visivi. Oltre alla regia le parti che convincono molto sono la fotografia curata da Marina Kissopoulus che ricrea ambientazioni che ricordano il calore di agosto, mese in cui il film è ambientato, e funziona ancora di più in quei momenti sospesi nel tempo, onirici, richiamando in qualche modo Suspiria di Argento e tutta quell’epoca di horror all’italiana dove si puntava molto sulla fotografia e sull’utilizzo dei colori accesi. Azzeccata anche la scelta musicale curata da Tecla Zorzi che funge quasi da commento a quello che viene mostrato. Altra scelta che si abbina alla scelta fotografica sono i costumi molto colorati esaltati dalla fotografia.

Gli organismi viventi sono in equilibrio col loro ambiente, siccome l’ambiente cambia, debbono cambiare anch’essi. Altrimenti sono condannati a scomparire.” Non è un caso che il film si apra proprio con questa citazione di Darwin che racchiude il tema principale del film. Tematiche come organismo, equilibrio e ambiente tornano più volte così come la tematica della scelta, chi può farla, chi deve farla e chi non può farla. Anche il fatto di concentrarsi principalmente sui giovani ragazzi diventa una scelta coraggiosa e giusta, nonostante questo focus i genitori sono sempre presenti nella pellicola sotto forme genitoriali diverse. Altro aspetto fondamentale per l’analisi del film è la rappresentazione utilizzata attraverso il tema del diverso, del “mostro” da sempre tema utilizzato dal cinema per parlare di altro, come nel caso della Creatura della Laguna Nera per parlare di ambientalismo e queerness anche qui viene utilizzato per scopi simili. L’ambientalismo all’interno del film è dato perché di sfondo in questa cittadina calabrese c’è sempre la fabbrica che sta distruggendo e modificando l’ambiente circostante. L’aspetto interessante di questo film è come alcuni personaggi sono queer coded in una chiave nuova per il cinema italiano attraverso non solo l’amicizia ma anche attraverso un inizio di innamoramento.

Amicizia e amore nel film si muovono su un binario parallelo così come nella vita di molti adolescenti, un confine sottile e labile che spesso involontariamente si mischia. Il Migliore dei Mali quindi risulta un’opera molto fresca sotto questo punto di vista, in diversi video sulla piattaforma Youtube la regista e content creator Rovetto tiene particolarmente a parlare di tematiche di inclusione e rappresentazione e questo diventa uno degli aspetti più saldi del film e meglio riusciti della pellicola. Una integrazione sana e soprattutto accetta da tutto il gruppo di amici visti come il futuro della cittadina. Inoltre la regia racconta questa amicizia in modo molto intimo con particolare attenzione e focus su mani che si stringono e che si supportano attraverso lo scambio anche di oggetti personali.

L’argomento della scelta invece è preso da più punti di vista, se per i giovani è tutto bianco o nero con una divisione netta tra corruzione e non, per gli adulti è tutto più complicato. Questo perché la fabbrica di Termaranto diventa l’unico modo per lavorare e l’unica azienda a dare lavoro nonostante sia losca. Gli adulti perdono la vita lavorando in azienda e a nessuno sembra importare se non alle famiglie delle vittime. Si vedono anche scioperi nel background. Sarà proprio il nonno di Milo che dirà al nipote che non tutti possono scegliere, questo implica per un pubblico giovane che la vita è fatta di scelte difficili e che non sempre la scelta migliore corrisponde con la scelta più giusta in mondo come il nostro e ancora di più in un mondo come quello di fine anni ‘90.

Il Migliore dei Mali è quindi un motivo per sostenere il cinema italiano, un motivo per sostenere una giovane regista che ha incluso anche dietro le quinte molte donne nel progetto, nonostante alcuni difetti dati dal fatto che si tratta del suo primo lungometraggio. Il target di riferimento inoltre non è solamente il pubblico della regista, nonostante sia molto vario, ma punta di più ad una audience giovanile con messaggi di inclusione.


Il Migliore dei Mali è stato presentato al Noir Film Festival di Milano.

RASSEGNA PANORAMICA
Il Migliore dei Mali
8.5
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l'anno di nascita corrisponde con l'uscita di The Truman Show, studente di scienze della comunicazione, vive tra letteratura fantastica e cinema horror. Una personalità basata su Jennifer Check, Barbie e Orlok
il-migliore-dei-mali-un-cinema-italiano-diverso-e-possibile-recensione-noir-film-festivalIl migliore dei mali è il motivo per il quale servono più donne alla regia in Italia, una opera prima che colpisce dritta nel segno. Seppur con qualche problema, ricordiamo comunque che si tratta di una opera prima, il film riesce anche per la scelta fotografica che risalta molto i colori della pellicola e per la scelta musicale. Il film riesce in un aspetto che per molti film italiani risulta quasi impossibile ovvero: trattare bene il tema della rappresentazione.

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