Più di quarant’anni separano I predatori dell’arca perduta da Indiana Jones e il Quadrante del Destino in uscita nelle nostre sale il 28 giugno. I primi tre capitoli non sono invecchiati per niente ed è sempre un piacere riguardarli, ma non si può dire la stessa cosa del quarto episodio, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, che fu un grande flop all’epoca e non è mai stato rivalutato. E ora cosa ne sarà invece di questo quinto film della saga? Questo è il primo e unico film della serie non diretto da Steven Spielberg né con una storia scritta da George Lucas. I due infatti figurano come solo come produttori, ma la regia questa volta è affidata a James Mangold (Cop Land, Logan, Le Mans 66 – la grande sfida), mentre la sceneggiatura è stata scritta da Jez Butterworth, John-Henry Butterwort e dallo stesso Mangold.

Nel 1969, l’archeologo e avventuriero statunitense Indiana Jones (Harrison Ford) vive sullo sfondo della corsa allo spazio. Jones è a disagio per il fatto che il governo degli Stati Uniti d’America abbia reclutato ex nazisti per aiutare a battere l’Unione Sovietica nella corsa allo spazio. La sua figlioccia, Helena (Phoebe Waller-Bridge), lo accompagna nel suo viaggio. Nel frattempo, Jürgen Voller (Mads Mikkelsen), un membro della NASA ed ex nazista coinvolto nel programma di allunaggio, desidera rendere il mondo un posto migliore come meglio crede.

Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Come per la maggior parte dei film di Indiana Jones, anche questo è incentrato su un’antica reliquia, in questo caso il quadrante, precedentemente noto come Antikythera, su cui il grande cattivo desidera disperatamente mettere le mani. Ancora una volta sono i nazisti a tramare nell’ombra. Indy (Harrison Ford) dovrà sventare il piano dell’ex scienziato nazista Jürgen Voller (Mads Mikkelsen) che intende usare il quadrante per far tornare indietro le lancette del tempo e assicurarsi che i nazisti vincano la guerra.

Il film inizia con una sequenza, molto sbandierata sui social, che presenta un Harrison Ford ringiovanito che si scontra con i nazisti su un treno. L’intervento digitale qui è piuttosto buono ma non perfetto, sembra ottimo nelle immagini fisse, ma dona al protagonista un aspetto strano quando l’attore è in movimento. Nonostante tutto, nel complesso, l’introduzione funziona e fornisce allo spettatore la giusta dose di tensione e divertimento, con Indy che riesce straordinariamente a uscire da ogni situazione pericolosa.

Dopo questo flash-back dei giorni in cui il nostro eroe recuperava pezzi archeologici per il governo degli Stati Uniti, la storia salta al momento in cui il professore archeologo Henry Walton Jones Jr. sta affrontando il pensionamento obbligatorio, con studenti che lo trovano noioso, al contrario di quelli (soprattutto studentesse) che pendevano da ogni sua parola in I predatori dell’arca perduta. È il 1969 e la sua ultima lezione allo Hunter College di New York coincide con l’arrivo dell’uomo sulla luna. Vive in un angusto appartamento, solo, scontroso e depresso per la fine del suo matrimonio.È un uomo fuori posto alla fine degli anni Sessanta. Ma la sua routine viene spezzata dall’arrivo di Helena Shaw (Phoebe Waller-Bridge). E così, il vecchio e stanco professore turbato dai risentimenti, viene trascinato in un’avventura più grande di lui dalla sua giovane figliastra.

Di tutti i personaggi iconici che Harrison Ford ha rispolverato negli ultimi anni, Indiana Jones, professore di archeologia nonché avventuriero spericolato e senza paura, sembra essere quello che si diverte di più a interpretare. Uno dei punti di forza di Indiana Jones e il Quadrante del Destino è il suo essere un episodio divertente a sé stante, con le giuste dosi di avventura, romanticismo e umorismo; ma è anche ricco di rimandi e ammiccamenti rivolti ai veri fan.

In questo quinto capitolo ci sono tutti i tratti distintivi della serie inseriti proprio come i fan speravano: c’è un ingegnoso ed elaborato sistema di grotte con trappole, mappe e codici da decifrare, e ci sono un sacco di nazisti da prendere a pugni in faccia. Ma c’è anche un po’ di tristezza e rimpianto nella figura di un uomo fuori dal tempo, che sta finendo il “suo” tempo, e osserva le rovine della sua vita, un tono che a volte sembra insolitamente cupo per questo tipo di blockbuster. Potrebbe centrare la mano di James Mangold, un regista che ha una certa capacità nel realizzare film di genere agrodolce su icone della cultura pop al crepuscolo, come dimostrano Cop Land e Logan. Il regista mantiene un ritmo frenetico, ma si preoccupa anche di mostrarci le debolezze e i limiti dell’uomo sotto il cappello.

Indiana Jones e il Quadrante del DestinoIl film ha il pregio di riportarci indietro nel tempo e farci ritrovare il nostro amato eroe, recuperando lo spirito della saga, ma ha il difetto di durare troppo. La pellicola infatti dura 2 ore e 34 minuti, un metraggio decisamente troppo lungo, minuti che pesano in alcune scene che sono decisamente troppo dilatate e avrebbero trovato giovamento da alcuni tagli. Questa la grande zavorra di un ritorno, altrimenti notevole, che pone degnamente fine alle avventure dell’archeologo con cappello e frusta. Il lungometraggio, pur funzionando, non è perfetto, anche se la storia è fluida e scorre, l’azione è ripetitiva e talvolta troppo dilatata, la CGI è buona ma non sempre all’altezza delle scene più frenetiche. Le sequenze d’azione sono tante e varie, una in particolare: quella della metropolitana in cui vediamo Indy a cavallo mentre cerca di fuggire dai cattivi.

C’è una giusta dose di suspense, una storia d’amore all’altezza del personaggio e della sua età. E il cuore dei veri fan viene scaldato da piccoli cameo e rimandi al passato. Indy potrebbe non essere agile come lo era quarant’anni fa, ma questo non gli impedisce di far schioccare la frusta o di fare una battuta proprio come ai vecchi tempi. Harrison Ford ha ancora lo stesso luccichio malizioso nei suoi occhi, e il suo mezzo sorriso che conquista ancora. L’attore dà il meglio di sé e ciò gli permette di spiccare sui suoi co-protagonisti, non solo di fare da mentore alla generazione successiva.

In conclusione, Indiana Jones e il Quadrante del Destino è un buon film ma non è perfetto. Il suo tallone d’Achille, oltre alla lunghezza, sono i personaggi secondari, a cui mancano grinta e complicità con il protagonista. La brillante e coraggiosa figlioccia di Indy, Helena Shaw, dapprima rivale e poi alleata, manca di definizione/spessore, indugiando troppo a lungo nel regno dell’antipatia. Il giovane comprimario non brilla mai per simpatia, soprattutto se lo paragoniamo a Shorty. Ma nonostante i suoi difetti offre una degna avventura epica, con molta azione, cattivi comicamente cattivi, e quel senso ironico che ha reso il franchise un grande classico.


Indiana Jones e il Quadrante del Destino sarà disponibile dal 28 giugno solo al cinema. Di seguito il trailer del film:

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