IT Capitolo 2 di Andy Muschietti – Il Ritorno dei Perdenti | Recensione

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It Capitolo 2

Dopo due anni di attesa, il Club dei Perdenti è tornato più forti che mai, pronti a sconfiggere una volta per tutte Pennywise. Dopo il grande successo di IT (o meglio IT Capitolo 1) Andy Muschietti torna alla regia per questa seconda parte dell’adattamento dell’omonimo romanzo bestseller scritto da Stephen King. Nel farlo, ovviamente, riporterà a Derry dei Perdenti cambiati, più maturi, che dovranno tener fede al giuramento fatto al termine del primo film.

ITIl compito di Muschietti non era assolutamente facile perché, come sapranno i lettori del romanzo, oltre a coloro che hanno visto il vecchio adattamento televisivo, la seconda parte di IT è sempre stata quella un po’ più sottotono, che non aveva lo stesso mordente della prima, perdendo molto del sense of wonder portato dall’avere come protagonisti dei bambini, ed andava a chiudere il romanzo con spiegazioni affettate e con un senso di incompiutezza che confermava la difficoltà, ammessa dallo stesso King, nella gestione dei finali. Partendo da queste basi, Muschietti ha deciso di modificare, rispetto all’opera originale, il periodo storico in cui ambientare le vicende. Se infatti nel romanzo, gli eventi si svolgevano negli anni ’60 e negli anni ’80, nel film abbiamo uno slittamento temporale, con gli eventi del primo capitolo a fine anni ’80 e quelli del secondo al giorno d’oggi.

La trama di questo secondo capitolo è ben nota. Ventisette anni dopo gli eventi del primo film, Pennywise torna a terrorizzare ancora una volta la città di Derry. Nel frattempo i perdenti, ora adulti, hanno trovato la loro strada al di fuori della cittadina, tranne Mike, l’unico rimasto in città. Proprio le recenti sparizioni di nuovi bambini convincono Mike del ritorno del malvagio clown per cui decide di contattare tutti i suoi amici per far in modo che venga mantenuta la promessa di 27 anni prima. Da lì, tra i ricordi del passato e gli orrori del presente, i perdenti tenteranno di distruggere una volta per tutte il clown che nel frattempo è tornato più spietato che mai.

IT Capitolo 2 non delude le aspettative, confermando l’ottima qualità della prima pellicola, e fa sapiente uso del maggior budget messo a disposizione del regista. Le tematiche esplorate sono davvero molte, alcune anche attuali e presenti nell’opera di King e che ben si sposano con un periodo storico più moderno, come la non accettazione dell’omosessualità. Pennywise, più debole dopo la sconfitta subita, riesce comunque ad esibire la propria forza sfruttando a suo favore le paure dei protagonisti. Decisamente interessante ed intelligente la scelta di utilizzare i cast di entrambe le pellicole, con i perdenti che, per riacquisire le memorie perdute una volta usciti da Derry, dovranno andare a scovare nei luoghi chiave del loro passato, in cui rivivranno gli eventi dell’estate degli anni ’80. IT Capitolo 2 è molto più violento e splatter rispetto al primo capitolo, che riesce a spaventare con pochi ma ottimi jumpscare e con scene che potrebbero decisamente disgustare il pubblico più impressionabile. Se infatti nel primo capitolo Pennywise sfruttava le paure più semplici e innocenti dei bambini, come la paura dei clown o di un quadro particolarmente spaventoso, trovandosi di fronte a dei Perdenti adulti, anche le paure di questi ultimi diventeranno molto più terrificanti e, avvolte, anche psicologiche.

Come nella prima pellicola, anche in questa volta ci troviamo difronte ad un horror ibrido, in cui le scene spaventose sono controbilanciate da momenti ironici, insomma un prodotto molto più simile a Stranger Things (con una maggiore componente horror) più che ad un film dell’orrore vero e proprio. Questo, come nel caso del primo film, potrebbe risultare ad alcuni palati come un difetto, anche se personalmente non trovo tale la scelta di Muschietti, anche perché è in parte coerente con l’opera originale di King.

Registicamente parlando, questa seconda parte è molto buona, e si arricchisce di alcune scene peculiari, molto ben orchestrate da parte di Muschietti, grazie soprattutto all’ottimo lavoro di squadra svolto dal punto di vista della regia, della fotografia e del montaggio. Questi due aspetti sono sicuramente tra i più positivi del comparto tecnico, con un’ottima scelta di colori che replica quanto di buono fatto nel primo capitolo, con un maggior studio di luci e colori. Gli effetti speciali, molto più presenti rispetto alla prima parte grazie al budget maggiore, sono decisamente migliori e resi ottimamente e, nonostante la presenza più massiccia di CGI, quest’ultima non risulta quasi mai troppa, riuscendo a mantenere il giusto equilibrio tra artificio e reale.

ITPer quanto riguarda il cast è stato fatto un lavoro davvero minuzioso, soprattutto per quanto riguarda i personaggi con una fisionomia più particolare. Se da un lato la scelta di Jessica Chastain può risultare facile, dovendo semplicemente trovare un’attrice di bella presenza per dare il volto a Beverly, nel caso di personaggi come Bill, che non ha un aspetto particolare dal punto di vista fisico, ma è caratterizzato dalla balbuzie, la scelta di James McAvoy risulta davvero perfetta, viste le grandissime doti recitative dell’attore. Il resto del cast non è ovviamente da meno e, qualora ce ne fosse bisogno, Bill Skarsgaard si conferma un Pennywise terrificante ed inquietante, riuscendo a rendere ancora meglio rispetto al primo capitolo, con scene memorabili e folli, dando libero sfogo al lato più estroso della recitazione di Skarsgaard. Su tutti però, spicca ampiamente la performance di Bill Hader nei panni di Richie, che surclassa ampiamente tutti i colleghi, compreso il più quotato McAvoy. Il Richie di Hader è probabilmente la performance più memorabile di questo film nel complesso, e sicuramente sarà il personaggio che verrà ricordato più facilmente tra tutti i protagonisti delle due pellicole, un personaggio che passa dalla comicità più clamorosa ai momenti di terrore e dramma più totale con una naturalezza disarmante.

Quello che probabilmente potrebbe non andar giù ai fan più accaniti dello scrittore e del romanzo sono le modifiche, piuttosto incisive e presenti, ad alcuni aspetti dello scritto di King, ma onestamente non possiamo indicarli come veri e propri difetti perché, soprattutto in alcuni frangenti, servono a migliorare alcuni aspetti poco incisivi della seconda parte del romanzo. Questo era intuibile sin dalla prima parte che andata a scardinare temi chiave della letteratura Kingiana, omettendo diversi aspetti del libro, come ad esempio il mito della tartaruga, solo omaggiato in queste 2 pellicole con dei piccoli easter-egg. Aspettarsi una trasposizione fedele al 100% del romanzo sarebbe stato pressoché impossibile, ed avrebbe sicuramente reso meno piacevole la versione cinematografica poiché, a detta del sottoscritto, IT è un’opera che, se pur con alcuni difetti, funziona benissimo su carta, ma è davvero impossibile trasporla fedelmente nel media cinematografico.

I due veri difetti di questa pellicola sono la lentezza e pesantezza del secondo atto, con le scene dell’infanzia dei Perdenti che forse, se pur interessanti, risultano pesanti e ripetitive. Sicuramente una durata minore avrebbe giovato alla pellicola. Secondo una generale scrittura debole dei personaggi che, nonostante siano interpretati bene, sono caratterizzati in maniera non all’altezza del primo capitolo. Alcuni personaggi non sembrano realmente segnati dal loro passato, mentre altri, come Ben e Mike risultano poco incisivi, per non dire quasi inutili, ai fini della trama. Tuttavia nel terzo atto, il film prende un ritmo decisamente migliore, con lo scontro finale con Pennywise che riesce ad essere credibile e non scadere nella banalità, ed un finale che lascia comunque soddisfatti.

In conclusione, seppur con alcuni difetti, IT Capitolo 2 risulta un’ottima pellicola che riesce a donare una degna conclusione al film di 2 anni fa. Trasporre le opera di King non è affatto facile e IT è forse una delle opere più ostiche da questo punto di vista, ma Andy Muschietti ha ancora una volta fatto un buon lavoro, riuscendo a restituire le atmosfere d’opera di King in un modo del tutto nuovo.