La Fantastica Signora Maisel (2017-In corso)
Cosa succederebbe se una madre di famiglia tradita dal marito decidesse di fare la Stand Up Comedian? Oggi sarebbe plausibile, ma se il tutto fosse successo negli anni 50 dove le donne non dovevavo essere altro che mogli e madri? Queste sono le premesse de “La fantastica Signora Maisel”. Con una scrittura brillante e un cast eccezionale (sopratutto grazie alle Performance di Rachel Brosnahan e Alex Borstein) caratterizzata da dialoghi frizzanti e personaggi sempre caricaturiali e sopra le righe Amy Sherman Palladino, creatrice anche di Gilmore Girls, confeziona una serie che, pur con una ambientazione molto lontana da noi, parla di argomenti molto attuali. Le difficoltà di una donna disposta a tutto per emergere in un mondo di soli uomini si michiano a elementi della vita quotidiana di una madre single e della sua famiglia che si troverà ad essere trasportata dal carattere esuberante della protagonista, dovendone abbracciare la trasformazione da madre a una delle comiche più richieste d’America.
Kill La Kill (2013-2014)
Diretto da Hiroyuki Imaishi e scritto da Kazuki Nakashima, Kill La KIll è in assoluto la serie anime di maggior qualità di questi ultimi dieci anni. Il duo già creatore di Gurren Lagann, da origine nel 2013 ad un anime tanto folle quanto visivamente straordinario. La trama, semplice, ma che nasconde temi profondi legati alla diversità, alla distribuzione della ricchezza o all’alienazione umana, ci racconta di Ryūko Matoi e della sua lotta per la libertà, contro Satsuki Kiryūin e l’intero consiglio studentesco dell’Istituto Honnōji, che Satsuki governa con il pugno di ferro. Il vero punto di forza della serie però, oltre ad un pizzico di fan-service ecchi che non guasta mai, è il comparto grafico. Disegni ruvidi e graffianti in tecnica tradizionale si uniscono alla CGI in scene velocissime e frenetiche. Un esplosivo tripudio di sangue e linee cinetiche deflagra ad ogni frame. Pura potenza visiva.
Mad Men (2007-2015)
Mad Men è stata una sorpresa per tutti, una serie che dai preamboli potrebbe sembrare noiosa e già vista ma che invece ti prende e ti trascina nel suo mondo. Siamo a New York negli anni 1960, seguendo le vite dei pubblicitari e responsabili marketing dell’agenzia pubblicitaria Sterling & Cooper, tutto in funzione dell’uomo lì più riconoscibile e che ispira più comando attraverso il suo disprezzo di tutti o quasi: Don Draper. Attraverso Don e l’agenzia vediamo i mutamenti nell’ambiente sociale e politico degli Stati Uniti, tra i fatti che hanno un impatto va citato l’omicidio Kennedy e anche l’allunaggio. Mad Men è una di quelle serie che non dovrebbero essere interessanti sulla carta, ma che tramite l’esecuzione e la bravura dei suoi interpreti, in specie di Jon Hamm, riescono a catturarti e volenti e nolenti si trovano ad influenzare il corso di un intero processo creativo.
Mr. Robot (2015-2019)
E’ decisamente questa la serie che ha portato al successo il premio Oscar Rami Malek. Aveva sì interpretato Ramses in Una Notte Al Museo, ma Mr. Robot è il prodotto che l’ha fatto conoscere ed apprezzare. La serie è di certo una delle più rivoluzionarie e criptiche degli ultimi anni. Caratterizzata da intrighi internazionali, minacce informatiche e codici binari, la serie non è soltanto innovativa dal punto di vista della sceneggiatura ma anche da quello registico. Sam Esmail produttore e regista della serie, si cimenta in una regia sperimentale, toccando diversi generi cinematografici e utilizzando svariati metodi di narrazione. Si passa da puntate che sono un unico piano sequenza a puntate completamente mute. La sperimentazione in questo caso non è mai fine a se stessa ma è parte fondamentale della narrazione che costituisce un’opera immensa che per obbligo merita una menzione d’onore all’interno di questa classifica.
Orange Is The New Black (2013-2019)
Sei anni di “messa in onda”, quattro Critics’ Choice Television Award, due Emmy Award e tante, tantissime emozioni. Orange Is The New Black ci ha raccontato e soprattutto insegnato, attraverso la storia romanzata di Piper Kerman/Chapman, che quelle dietro le sbarre dei penitenziari sono persone e non semplici numeri. Che i detenuti, i senzatetto, gli psicotici, gli orfani, i tossicodipendenti, gli abusati e gli immigrati non sono solo codici identificativi e nomi all’interno di un articolo di un giornale. Ognuno di loro ha una storia, una famiglia, un passato ma anche e soprattutto il diritto ad un futuro. Grazie anche ad una regia essenziale e funzionale, e ad una comicità sottile, critica e politica, OITNB ha saputo ritagliarsi uno spazio sempre maggiore in un pubblico sempre più eterogeneo, e questo, oltre a quanto affermato prima, fa decisamente della serie sulle donne di Litchfield, una delle migliori dell’ultimo decennio.
Rick and Morty (2013-In corso)
Può una serie estremamente scorretta e piena di no sense dopo South Park essere rivoluzionaria? No, ma Rick & Morty ce la fa. Creato dalle menti dietro a Community, la serie segue le vicende di Rick, scienziato fallito che ora vive con la figlia, Beth, il nipote Morty, suo compagno di avventure nello spazio e nel tempo con i vari gadget hi-tech. Mentre i due vagano alla ricerca di avventura e scoprono orrori non solo visivi ma anche rappresentati da personaggi senza scrupoli che incontrano nel viaggio, si migliorano, o meglio, Rick migliora con la vicinanza di Morty. Roiland e Harmon hanno creato una serie poco corretta, volgare per i più forse, ma che chi è cresciuto a pane e South Park sicuramente apprezzerà e anche chi la odia imparerà ad amarla.