Il periodo natalizio è sicuramente uno dei momenti più importanti dell’ anno per il panorama cinematografico, durante il quale tutti gli italiani vanno al cinema e più o meno tutte le pellicole in programmazione portano grandi incassi.

Ovviamente, la varie case di distribuzione cercano sempre di programmare con diversi mesi d’anticipo vari tipi di lungometraggi per le varie fasce di pubblico: quest’anno si presenta molto variegato, con titoli come Pinocchio, il nuovo Jumanji, la conclusione della nuova trilogia di Star Wars , Spie sotto copertura o Last Christmas, pellicole diverse che possano interessare spettatori di ogni età, e tra queste anche La Dea Fortuna, il nuovo lungometraggio di Ferzan Özpetek. Ad oggi, il regista turco naturalizzato italiano è senza dubbio considerato dal pubblico e anche dalla critica tra gli autori più importanti del nostro panorama e, visto l’incredibile successo riscosso col suo precedente lavoro, Napoli Velata, uscito il 28 dicembre 2017, la produzione ha giustamente deciso di riposizione il suo nuovo progetto nuovamente durante le feste ma, visto il fenomeno Zalone che invaderà le sale dal primo gennaio, si è scelto di programmarlo durante il periodo pre natalizio per puntare ad ottimi incassi, evitando in parte la concorrenza del comico pugliese.

Özpetek è sempre stato ossessionato, nella sua filmografia, dall’architettura, dalla teatralità e dal mistero e La Dea Fortuna non fa eccezione in quanto, fin dai titoli di testa, emergono queste caratteristiche: la scena d’apertura infatti ci porta in una casa molto grande, e sentiamo da lontano delle urla di bambina; tramite un piano sequenza, ci avvicineremo sempre di più a questa porta, con la voce della bambina sempre più presente.

Scopriamo poi che il film è tratto da una storia vera, come confermato dallo stesso regista in conferenza, durante la quale Özpetek ha raccontato come una vicenda più o meno simile sia capitata alla sua famiglia e come, partendo da questa esperienza, insieme a Gianni Romoli abbia plasmato la trama di La Dea Fortuna.
Questo vorrebbe dire che il racconto è una cosa molto personale per il regista, che però crea una storia banale, poco originale e con troppi ingredienti.

In questo suo nuovo lavoro sono infatti veramente poche le cose che funzionano, sopratutto a livello di trama, mentre dal lato tecnico il regista svolge un buonissimo lavoro: subito dopo la scena iniziale, vediamo delle riprese “sporche” e non pulite e perfette come ci si aspetterebbe dal regista, salvo poi scoprire che, di fatto, sono realizzate con un telefono che poi si rivelerà, a scesa conclusa, essere la prospettiva dalla mano di uno dei protagonisti, Stefano Accorsi, in una delle scene  più convincenti del film.

Il regista riporta sullo schermo una storia di malattia dopo Allacciate le cinture: Jasmine Trinca piomba a casa dei due protagonisti (Stefano Accorsi e Edoardo Leo) e gli affida i due figli, con tutti gli sconvolgimenti del caso per l’equilibrio dei personaggi.

I due protagonisti effettivi, Accorsi e Leo, interpretano una coppia gay con evidenti problemi nella relazione e due caratteri decisamente diversi: Accorsi, tra l’altro, aveva già lavorato con il regista in due film in passato, Saturno Contro e Le Fate Ignoranti, che sono tra quelli più interessanti partoriti dal regista.
In La Dea Fortuna l’attore ricopre il ruolo di un personaggio fastidioso, sempre arrabbiato e da vita ad una performance che, per un attore del suo calibro, risulta leggermente inferiore a quanto visto in altre occasioni.

Leo invece è effettivamente quello più bravo tra tutti, mette in mostra il suo grande talento, anche se, in maniera simile a Jasmine Trinca, sembra sempre rinchiuso nel solito personaggio, il romano un po’ grezzo, che si arrabbia spesso, ma che in fondo si rivela dolce, e questa scelta in fatto di copioni, sempre simili tra di loro, può essere alla lunga un problema. Menzione speciale a Filippo Nigro che abbiamo recentemente visto nelle due stagioni della serie di Suburra, che interpreta un personaggio che soffre di perdita della memoria a breve termine, un personaggio che meritava una scrittura migliore, viste le capacità dell’attore.
Arrivando poi alle parte finale abbiamo anche modo di conoscere la “villain” del film, ovvero la madre di Jasmine Trinca, interpretata da Barbara Alberti, la grande sceneggiatrice e conduttrice che per la prima volta a 76 anni si cimenta con la recitazione prendendo parte ad un ruolo che le calza abbastanza a pennello , ma che nel segmento finale lo rende ridicolo, non solo per colpa sua purtroppo, anche perché non viene minimamente spiegato il vero motivo del suo atteggiamento così aggressivo e cattivo.

Ulteriori note di demerito vanno alla durata eccessiva (118 minuti, che sembrano 160) e alle musiche.
In sostanza un mezzo passo falso per il regista, che con La Dea Fortuna porta al pubblico un film banale nel contenuto e in quello che vuole trasmettere, con diversi errori, in cui si salva principalmente il lato tecnico e la parte recitativa: Özpetek dovrebbe tornare a fare prodotti meno d’intrattenimento e commerciali e concentrarsi piú su cose umane e interessanti come erano stati Il bagno turco, Le fate ignoranti o La finestra di fronte.

RASSEGNA PANORAMICA
La Dea Fortuna
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Ho 23 anni, vivo a Perugia e studio a Roma. Dirigo, scrivo e produco cortometraggi per la Nostalghia Prod., società di produzione da me creata e diretta. Ho all' attivo 16 cortometraggi diretti da me, oltre che altri 16 solamente prodotti. Scrivo e collaboro per RedCapes.it da Gennaio 2019.
le-dea-fortuna-di-ferzan-ozpetek-recensioneUn mezzo passo falso per il regista, che con La Dea Fortuna porta al pubblico un film banale nel contenuto e in quello che vuole trasmettere, con diversi errori, in cui si salva principalmente il lato tecnico e la parte recitativa: Özpetek dovrebbe tornare a fare prodotti meno d'intrattenimento e commerciali e concentrarsi piú su cose umane e interessanti come erano stati Il bagno turco, Le fate ignoranti o La finestra di fronte.

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